TERAMO – Sarà recuperato e restituito alla città un altro simbolo della nostra Teramo: il mosaico del leone. E’ stata sottoscritta infatti ieri a Selva Piana di Mosciano una convenzione tra enti per il restauro e per la valorizzazione dell’opera. Il protocollo d’intesa è tra Comune di Teramo, Fondazione Tercas (promotrice dell’iniziativa), Soprintendenza e il privato, la famiglia Savini, proprietaria del mosaico.  Stamane la presentazione della convenzione in conferenza stampa: ora dovrà partire il progetto di restauro ed organizzare la struttura che lo renderà fruibile.

Comunicato del Comune di Teramo:

E’ stato sottoscritto ieri il “Protocollo d’Intesa per il Restauro e la Valorizzazione della Domus del Leone”, tra il Comune di Teramo, la Soprintendenza Archeologia belle Arti e Paesaggi dell’Abruzzo, il proprietario Bernardo Savini e la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo.

L’atto è sancisce l’avvio di una collaborazione pubblico/privato per mezzo della quale sarà avviato l’intervento di restauro dell’antica opera d’arte, al fine di consentirne la fruibilità turistica e culturale.

Alla luce di questo obiettivo, il Sindaco Gianguido D’Alberto e l’assessore Luigi Ponziani avevano intrapreso nei mesi scorsi una intensa attività di concertazione con la Soprintendenza e la Fondazione Tercas, che ha portato all’intesa sancita con la famiglia Savini e che apre importanti prospettive per le implicazioni turistiche e culturali che ne derivano. Va ricordato che tra le finalità del’amministrazione comunale, vi è quella di valorizzare il patrimonio culturale della città in tutte le sue forme, di favorire iniziative fondate sulla tradizione storica locale, di promuovere, nel rispetto delle reciproche autonomie, la più ampia collaborazione con le istituzioni culturali; di sostenere le attività di supporto al turismo.

L’intesa fa seguito ad una serie di contatti tra le parti e di sopralluoghi sul sito stesso, da cui è emerso che il mosaico e gli ambienti della Domus necessitano di urgenti interventi di restauro e bonifica; a tal fine si è convenuto di attuare congiuntamente una serie di azioni:

a) restaurare e recuperare il mosaico e gli ambienti della Domus del Leone;

b) garantire la tutela e la conservazione del suddetto sito archeologico e la salubrità degli ambienti in cui esso insiste;

b) garantirne la fruizione attraverso un’apertura al pubblico dei locali e/o altre forme di valorizzazione.

L’intesa specifica le attività di competenza di ciascun attore. La Soprintendenza garantirà l’attività di progettazione di un intervento di restauro e la sorveglianza scientifica dell’opera; il Proprietario si impegna a concedere alla Fondazione il comodato della Domus e degli ambienti che la ospitano per un periodo di almeno venti anni autorizzando la realizzazione dei lavori da farsi, previa condivisione del relativo progetto, ed al fine di consentirne la fruizione pubblica; il Comune si impegna a realizzare ogni opera ritenuta necessaria dalla Soprintendenza al fine di garantire la tutela e la conservazione della Domus e la salubrità degli ambienti in cui la stessa è collocata; inoltre, il Comune si impegna a promuovere la fruibilità e la valorizzazione della Domus garantendone l’accesso al pubblico nell’ambito di uno specifico percorso archeologico, conformemente ad un progetto di gestione condiviso tra le parti; la Fondazione, si impegna a far realizzare le opere nonché a far progettare e a far realizzare ogni altro intervento presso i locali che ospitano la Domus, ritenuto necessario dalla Soprintendenza per la valorizzazione, la conservazione e la tutela del sito.

L’archeologo e storico Francesco Savini, alla scoperta casuale della Domus del Leone, avvenuta all’interno del suo Palazzo, definì il pavimento musivo come un “bellissimo leone in mosaico policromo che ci destò subito l’idea di un notabile edifizio … (e) l’arditezza e l’energia dello scorcio, la vivezza delle movenze e il fuoco degli occhi sono così efficaci che questo lavoro pare davvero uno di quelli che sappiamo eseguissero gli artisti greci, di ciò peritissimi in Roma e per l’Italia”. Al centro del tablinum della domus, con pavimento in opus tesselatum policromo con il motivo decorativo dominante del soffitto piano a cassettoni entro i quali sono rappresentati motivi naturalistici, vi è l’emblema che raffigura un leone in lotta con un serpente con dietro uno sfondo paesaggistico, contornato da una treccia a due capi, il cui confronto più pertinente è quello proveniente da una villa sulla via Ardeatina, smontato e ricomposto nei Musei Vaticani; altri confronti possono essere trovati sulla soglia a cassettoni del triclinio della Domus dell’emblema figurato a Privernum e nella villa rustica di San Basilio a Roma; ulteriori esempi dell’emblema del leone si trovano nella casa VII, 2, 34 di Pompei, il cui emblema oggi è conservato presso il Museo Archeologico di Napoli, e nel vano 42 della Casa del Fauno; il soggetto è molto noto nella pittura alessandrina e in quella asiatica. Inoltre, la storia stessa del Palazzo dove insiste la Domus è molto importante, in quanto sorge tra Largo Melatini, Corso Cerulli e via dell’Antica cattedrale, zona centrale sia durante l’epoca romana che in quella medioevale, visto tra l’altro la vicinanza con l’antica Cattedrale di Santa Maria Aprutiensis, con l’annessa Domus di Largo Sant’Anna.

Dichiarazioni del Sindaco Gianguido D’Alberto. “Già nel programma elettorale avevamo assunto l’impegno di individuare nella crescita culturale della città, uno dei volani principali della nuova identità da costruire; il recupero e la fruizione del Mosaico del Leone costituiscono, in questo senso, una pietra miliare. Con la firma dell’accordo, abbiamo posto il primo tassello di un ampio progetto la cui finalità è di ricostruire un percorso culturale che a partire dal patrimonio archeologico, artistico e monumentale sul quale peraltro già stiamo intervenendo con altre attività (Teatro Romano, area Madonna delle Grazie, Castello Della Monica, ecc), sappia poi articolare le sue dinamiche non solo per la crescita dei cittadini ma anche in termini turistici ed economici. Oltre al valore straordinario dell’operazione, ritengo che quanto accaduto dimostri che la ritrovata sinergia con la Soprintendenza e la confermata collaborazione con La Fondazione, forse intensificata soprattutto nelle motivazioni, sono il segnale di una rinascente speranza per la nostra città. A ciò si unisca il valore aggiunto della collaborazione con il privato, in questo caso la famiglia Savini che ha manifestato sensibilità e partecipazione, e il cerchio è chiuso: possiamo credere che Teramo saprà intraprendere la strada per tornare a brillare di luce propria. Ringrazio pertanto la Fondazione, che ancora una volta si dimostra sensibilissima alle esigenze della nostra città; la Soprintendenza, che ha colto in pieno il valore dell’attività che abbiamo posto in essere e la famiglia Savini, che con una apertura eccezionale ha posto a disposizione della collettività un bene così prezioso”.

Dichiarazioni dell’assessore Luigi Ponziani: “Abbiamo siglato un accordo particolarmente significativo in sé ma enormemente importante per le prospettive che indica. La sinergia tra istituzioni e la lungimiranza unita al positivo atteggiamento civico manifestate dalla famiglia Savini, costituiscono un momento di svolta rispetto a tanto parlare che si è fatto per decenni; passiamo da un atteggiamento passivo ad aspetti organizzativi e strategici reali. Lo facciamo partendo da questo che è forse il simbolo più prestigioso del nostro passato, il Mosaico del Leone appunto, ma con l’occhio e l’intelligenza attenti a tutte le emergenze archeologiche, maggiori e minori, che insistono nel nostro territorio; perché la fortuna cercata, costruita e raggiunta dell’operazione che oggi salutiamo con particolare soddisfazione, è l’inizio di un percorso che si annuncia entusiasmante e pieno di prospettive. La convenzione dà garanzie e indica chi e cosa bisogna fare, e tutto questo ci fa dire che c’è luce in fondo al tunnel anche per questa città. L’accordo che sancisce la rinascita del Mosaico del Leone farà da sprone per l’amministrazione comunale, che ha difficoltà finanziarie e di operatività organizzativa ma che ora può guardare alle proprie prospettive in modo diverso, consapevole della possibilità di individuare ed intercettare strumenti e modalità operative efficaci”.