CHIETI – Una metodica non-invasiva che utilizza impulsi magnetici per modulare l’attività neuronale per lo sviluppo di un trattamento della depressione, avanzato e vantaggioso in termini di costo-efficacia. Si tratta della stimolazione magnetica transcranica ripetitiva accelerata (rTMS accelerata) che su cui la Cattedra di Psichiatria dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara realizzerà un progetto di ricerca, finalizzato alla cura della depressione resistente. La Cattedra, diretta dal Prof. Massimo Di Giannantonio, ha infatti vinto il prestigioso finanziamento “Giovani Ricercatori 2019” del Ministero della Salute per lo studio che sarà coordinato dal Dott. Mauro Pettorruso e sarà svolto in collaborazione con la Radiologia della ASL Lanciano-Vasto-Chieti (Dott.ssa Valentina Panara), il Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 5 (Dott.ssa Luisa De Risio) e l’Istituto Superiore di Sanità (Dott.ssa Francesca Zoratto). Attraverso metodiche di neuroimaging ed esami biochimici, lo studio permetterà di individuare i pazienti che possono trarre maggiore beneficio da questi trattamenti. L’individuazione dei sottotipi di depressione basati su caratteristiche cliniche e biologiche, permetterà di individuare un marcatore biochimico che consenta di personalizzare le cure per i pazienti affetti dalla depressione maggiore.

“La depressione maggiore – spiega il professor Massimo Di Giannantonio, ordinario di Psichiatria della “d’Annunzio” – è un disturbo psichiatrico molto diffuso che altera il funzionamento sociale e lavorativo, compromettendo gravemente la qualità della vita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato la depressione come la terza causa del carico globale di malattia (GBD) e prevede che sarà al primo posto entro il 2030. La depressione maggiore è una sindrome altamente eterogenea, con sintomi e disfunzioni neurobiologiche differenti che possono influenzare le divergenti risposte al trattamento. Un problema importante di sanità pubblica è legato al fatto che dal 30 al 50% dei pazienti non risponde adeguatamente ai trattamenti farmacologici e psicoterapeutici comunemente utilizzati. In questi casi, la depressione viene definita depressione resistente al trattamento. Esiste una chiara esigenza insoddisfatta di trattamenti ad azione rapida ed efficaci per la depressione resistente al trattamento”.

“La stimolazione magnetica transcranica ripetitiva (rTMS) è attualmente raccomandata per la depressione resistente, sebbene la lunga durata del trattamento e i costi elevati ne limitino l’uso. I risultati previsti da questo progetto traslazionale – conclude il professor Di Giannantonio – favoriranno l’implementazione di rTMS accelerata nei servizi clinici del nostro Sistema Sanitario, con importanti benefici per i pazienti affetti da questa patologia. Inoltre, l’identificazione di categorie diagnostiche più specifiche ed omogenee attraverso la tipizzazione biologica (cioè il collegamento di anomalie cerebrali alla scelta di trattamento ottimale) sarà cruciale per migliorare la previsione del trattamento e sviluppare interventi più personalizzati. Lo studio consentirà di comprendere meglio il funzionamento dei trattamenti di neuromodulazione attraverso la loro applicazione in modelli animali di depressione, che faranno comprendere meglio i correlati neurobiologici e le modalità con cui questi interventi interagiscono con i farmaci antidepressivi attualmente più utilizzati”.