MARTINSICURO – A Martinsicuro non si può dire “antifascismo”.

Gravissimo quanto accaduto questa mattina in piazza Cavour a Martinsicuro durante la commemorazione per il 25 aprile. Nel caso qualcuno non ricordasse, in questa giornata ricorre la liberazione dal nazifascismo anche grazie alle italiane e italiani della Resistenza.
Devo sottolineare che il manifesto celebrativo pubblicato dal Comune non fa alcun riferimento alla storia ma parla genericamente di cerimonia per la “commemorazione dei caduti”.
Motivo, questo, che mi ha spinta a partecipare all’iniziativa istituzionale portando con me un cartello con su scritto “25 aprile. Liberazione dal nazifascismo” perché si tratta della nostra storia, e va ricordata nella sua realtà dei fatti e alla luce della Costituzione Italiana che è antifascista.
Come pronipote di una delle partigiane di Martinsicuro, Giuditta Tommolini Corsi che contribuì alla salvezza dell’allora Tenente dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa (proteggendolo nella soffitta della sua casa in via Roma 164, da ottobre a dicembre del 1943), ritengo doveroso che questo Comune riconosca l’importante storia di resistenza avvenuta anche nelle nostre strade in quegli anni difficili.
Tornando ai fatti del presente, nel momento in cui ho messo piede nella pubblica piazza Cavour, un cittadino ha iniziato ad insultarmi per via del cartello, arrivando anche a fare due volte il saluto nazifascista con il braccio teso.
Pensavo fosse un caso isolato, dato che ad essere antifascisti e nel riconoscere i fatti storici dovremmo essere tutte e tutti, di destra di centro e di sinistra. Chi non si riconosce in questo, dimostra di aderire ancora ai valori della cultura fascista.
Avvicinandomi, poi, al punto di incontro della commemorazione, alla presenza della cittadinanza, delle forze dell’ordine e di alcuni amministratori comunali, sono stata nuovamente aggredita verbalmente da diverse persone.
Due esponenti dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia (ANMI) mi hanno intimato di andare via con quel cartello, perché non ero gradita.

Mi è stato detto che dovevo vergognarmi, senza che nessuno abbia saputo darne il motivo, visto che il cartello riportava un fatto storico che è anche fondamento della Costituzione Italiana.
Un altro passante mi ha detto di allontanarmi e portare via il cartello altrimenti mi avrebbe percossa (letteralmente “te vatt”) e altri insulti che non sto ad elencare.

La polizia municipale che era presente non è intervenuta.
La vice sindaco mi ha accusata di protagonismo e di strumentalizzazione, alzando la voce e non permettendomi di rispondere. Una consigliera comunale appartenente alla Commissione per le Pari Opportunità non ha esitato ad esprimere il suo disappunto per quel cartello, non consentendo alcun tipo di dialogo.
Se non fosse per l’intervento prezioso del prof. Leopoldo Saraceni, studioso e conoscitore anche della nostra storia locale di guerra e resistenza, nessuno avrebbe fatto menzione del fatto che il 25 aprile è la giornata in cui ci siamo liberati dal nazifascismo. Ha pronunciato la parola Resistenza, a parte il prof Saraceni, soltanto il parroco Don Anselmo. La vice sindaco, che ha preso parola in mancanza del primo cittadino, si è espressa ricordando le vittime di guerra senza fare un accenno alla liberazione dai nazifascisti. Ha citato la libertà e la democrazia, ignorando di sottolineare che questa libertà e questa democrazia sono possibili proprio grazie a chi ha sconfitto il regime dittatoriale fascista che ha plasmato e governato la cultura italiana per vent’anni conducendoci in una guerra sanguinosa e devastante.

Al termine ho declinato l’invito a partecipare alla fotografia istituzionale, con le stesse persone che all’inizio della cerimonia mi avevano riservato il trattamento sopra descritto.

Trovo irrispettoso che si possa trattare una ricorrenza fondamentale per la nostra storia democratica in questo modo, non riconoscendo le responsabilità e aggredendo chi semplicemente ricorda il motivo per cui si celebra il 25 aprile.
Proprio chi mi ha trattato in questo modo ha dimostrato quanto è ancora forte l’attaccamento alla più nera delle pagine della nostra storia. Quello che è successo questa mattina è una fotografia che racconta molto, non solo di Martinsicuro, ma dell’Italia intera – Marta Viola, consigliera comunale di minoranza a Martinsicuro