C’è un aspetto su cui riflettere, che forse ai più può essere sfuggito in riferimento alla grande concentrazione degli studenti di tutto il mondo in difesa della vita del Pianeta.
Mi riferisco alla geniale sedicenne svedese, Greta Thumberg, unanimemente indicata come la leader di questo movimento planetario in difesa del clima.
Greta è affetta da una sindrome, quella di hasperger, apparentata con l’autismo, che ha una eziopatogenesi in base alla quale presenterebbe disturbi come la elaborazione di pensieri stereotipati, ripetitivi che la indurrebbero a perseguire un obiettivo solo, in modo dominante: appunto, come nel suo caso, quello di contrastare ogni forma di aggressione nei confronti della Terra, dovuta alle sostanze inquinanti che potrebbero distruggerla.
Greta è in pole position per ricevere un premio Nobel, in considerazione della sua tenacia per il raggiungimento dello scopo per il quale sta prodigandosi.
Ho riflettuto che se fosse stata una studentessa italiana, sarebbe stata oggetto di bullismo, sarebbe stata schernita, derisa, fortemente avversata: questo non in Svezia.
Si tratta di un grande monito verso la scuola italiana, che non discerne, tra le cosiddette “diverse abilità”, quali fra esse hanno caratteristiche capaci di rasentare la genialità.
Se Greta avesse avuto una versatilità ad ampio raggio, avrebbe certamente ricevuto stimoli da ambiti differenti, però forse non privilegiandone alcuno.
In questo modo, senza avvertire alcun imbarazzo dovuto alla sua giovane età, ha sfidato le istituzioni scuotendo una inerzia paralizzante e inducendo organismi sovrannazionali a percepire la grande emergenza planetaria dovuta al clima ed agli inquinanti che possono risultare letali.
In pochissimo tempo una sedicenne ha steso al tappeto i sovranismi, i populismi e le altre concezioni pseudo politiche che hanno ipnotizzato milioni di persone, annebbiando i loro cervelli.
Infatti, qualcuno dovrà spiegare la realtà di una emergenza climatica capace di nuocere irreversibilmente il nostro pianeta al cospetto di stravaganze come i muri, i fili spinati, i “prima gli italiani o gli ungheresi o gli austriaci” ed altre amenità simili che veramente evidenziano una pochezza di ragionamento che non ha giustificazione alcuna.
Greta ha urlato: “il re è nudo!” : ha cioè scosso un modo di argomentare “lento e fiacco” che non possiamo più permetterci di utilizzare.
“Il mondo è uno solo: non ne abbiamo uno di riserva!” : questo hanno scandito milioni di giovani nelle città di tutto il pianeta, intanto che un folle suprematista bianco uccideva in Nuova Zelanda quarantanove musulmani riuniti in preghiera e ne feriva quarantotto.
Ci sono delle emozioni che si materializzano in una persona, che assurge ad essere punta di un iceberg di un inconscio collettivo, in base al quale prende corpo un monito che non è più rinviabile o procrastinabile.
Greta allora ci insegna che determinate consapevolezze planetarie irrompono negli involucri più improbabili, che ignorano le grandi assisi di climatologi, se poi le conclusioni a cui pervengono sono destinate ad essere considerate al momento…per poi andare a dormire in un cassetto.
E’ tempo che gli ambientalisti riassumano una leadership capace di suscitare negli adulti, tutti, nessuno escluso, quella consapevolezza, che è andata smarrendosi: non è più tempo di dare ascolto ai narcisisti di ogni foggia e stile che possono solo far precipitare il pianeta in cui abitiamo tutti noi.
Meglio, molto meglio affidarci alla piccola, fragile Greta che ha dimostrato nei fatti di avere più risolutezza e robustezza di tanti altri, indicando che ormai resta solo l’azione per uscire da questa stagnazione assurda e anacronistica.

Ernesto Albanello