Perché la cantina? Perché ogni intenditore si reca alla cantina esclusiva per scegliere il vino d’annata, lasciarlo ossigenare, poi mescerlo in un calice e lì continuare a farlo decantare.
Poi avvicinarlo alle narici, cogliere il profumo che da quel calice si espande e quindi assaporarlo, lentamente, facendolo scorrere a piccole dosi sul palato e quindi farlo stazionare in bocca ancora per qualche attimo e solo allora deglutirlo.
Il vino, in questo senso, ha molte analogie con l’idea: il vino dà alla testa, quando lo si ingerisce in modo scomposto ed in quantità eccessive.
Il vino non lo si beve per sete: lo degusta per coglierne la sua intima fragranza e quindi non può che essere sorseggiato, amabilmente e poeticamente, come si trattasse di un corteggiamento molto discreto e proprio per questo incisivo, nei confronti di una donna.
Come la donna, il vino sa restituire e sa sorprendere: casomai non istantaneamente, ma per chi sa attendere, senza fretta.
Una Idea: anch’essa va accolta, meditata, riflettuta, condivisa, fatta propria se vi sono le condizioni e non mancano i presupposti, con il proprio patrimonio di conoscenze acquisite nel tempo.
Le Idee possono accendere l’entusiasmo, far scoprire scenari inesplorati, permettere di scrutare orizzonti ignoti.
Fermarsi ad un caffè e scambiarsi impressioni ed opinioni, può essere alla base di nuovi propositi, di imprevedibili progetti, far scatenare “avventure mentali”.
Ah, dimenticavo di dirvi: certamente ci sono le “buone idee” e le “cattive idee”.
La prima sono quelle che coadiuvano, facilitano, promuovono lo sbocciare del germoglio che è in noi: allora ci ricorderemo con tenerezza e con nostalgia di chi ha determinato una accelerazione di qualcosa che covava sotto la cenere ed ha trovato il percorso ideale per esprimersi.
Le “cattive idee” al contrario, sono quelle che imprigionano, frenano, generano “mostri mentali”, alimentano pregiudizi e suscitano diffidenze.
Questa chiacchierata la faccio a voi, cari giovani, che avete tante certezze e pochi dubbi, oppure no, siete intrappolati da ansie e da insicurezze.
Comunque vadano le cose, a prescindere di “che pasta siate” voglio “regalarvi” questa massima: ascoltate, ascoltate sempre, chiedetevi: quella persona che mi ha parlato e si è espressa in un determinato modo, cosa avrà effettivamente voluto dirvi?
Vi capiterà allora di constatare che, come per incanto, avrete un equipaggiamento nuovo: quello di un terzo orecchio, dove i primi due serviranno per sentire, l’altro avrà un compito prodigioso: educarvi ad ascoltare! Auguri cari amici, compagni di questa magnifica avventura!

Ernesto Albanello