TERAMO – Erano le cinque di pomeriggio.
Avevamo già caricato tutte le casse dei libri nel furgone.
Sapevo che avrei impiegato almeno quattro ore per rientrare a Teramo. Con il mezzo così carico avrei dovuto far piano e sinceramente ero anche un po’ preoccupato. Non ero sicuro che quel vecchio Mercedes, prestato da un amico, avrebbe sopportato un viaggio così lungo con un simile sovraccarico.
Ma ormai c’era poco da fare, potevo solo partire e pregare di arrivare a destinazione.
Rientrai per salutare e accomiatarmi dalla padrona di casa, ma lei mi chiese di aspettare dicendomi che stava preparando un tè caldo che mi avrebbe fatto bene per affrontare meglio il viaggio.
Poi aggiunse che lo zio Filippo era andato nella sua camera a prendere ancora un libro che voleva che io portassi a Teramo.
Rientrai e mi accomodai con riserva sul divano in pelle marrone che avevo notato e guardato diverse volte mentre passavo e ripassavo carico di scatoloni e di libri.
“Piace anche a te questo divano, vedo!” sentii la voce di Filippo prima ancora di rendermi conto che fosse rientrato nella stanza, “l’ho fatto realizzare da un tappezziere molto esperto, è un Chesterfield, chiaramente non originale, anche se ti garantisco, caro Enzo, che sono stati utilizzati davvero tutti gli accorgimenti possibili per renderlo quasi indistinguibile da un esemplare del 18th secolo. Tu saprai sicuramente che ad inventare questa delizia fu un tale Philip Stanhope, quarto Conte di Chesterfield. Io non potevo non averlo! Tu pensa, si chiamava Filippo come me!”
Rise di gusto mentre accarezzava il bracciolo di pelle marone consumato dal tempo.
“Tieni” mi disse, “bevi prima il tè che ha preparato la cara Elisa, poi apri pure questo cofanetto. C’è un libro a cui tengo moltissimo e voglio che anche questo venga nella tua libreria”.
Ubbidii in silenzio, accennando appena ad un sorriso, mentre con gli occhi chiusi presi a sorseggiare il profumato estratto di foglie di tè nero al sandalo e gelsomino.
La scatola di cartone rigido era sigillata con diversi giri di nastro adesivo, ho dovuto utilizzare un taglierino per aprirla. All’interno c’era un fagotto informe. Una quantità indefinita di fogli di carta assorbente si alternava a fogli di tessuto in microfibra impregnati di antimuffa.
Non riuscivo ad immaginare quale libro potesse trovarsi all’interno. Srotolai ogni strato con trepidazione e cura adagiando al mio fianco ogni singolo foglio di carta assorbente.
Il mio stupore finale doveva essere evidentemente atteso da Filippo, tanto che invece di meravigliarsi, mi sorrise comprensivo. “È un libro antico, ma come vedi non è più possibile leggere nemmeno il titolo sulla copertina e non è più possibile sfogliarlo. Vedi? Le pagine sono tutte incollate e fuse insieme. È un libro che non potrà più essere letto”.
Avrei potuto chiedere a cosa serve un libro che non può più essere letto e che è talmente danneggiato che non può più nemmeno essere identificato, ma non dissi nulla. Mi limitai a tenere in mano con ammirazione il blocco informe di carta marrone.
“Sai Enzo? Questo libro era conservato con amore dentro la grande gondola nera all’interno della libreria Acqua Alta a Venezia. Quel maledetto giorno, l’11 Novembre del 2019, l’acqua alta era attesa, ma non così tanto! I 187cm d’acqua superarono ogni più timorosa aspettativa e a nulla potettero i sistemi di sicurezza messi in atto dal proprietario della libreria definita tra le più belle del mondo, contro una simile ondata d’acqua.
Molti libri furono buttati ma io volli acquistarne uno e lo conservo come una reliquia. Un libro che non si potrà più leggere ha un fascino simbolico e in parte mistico, salvarlo è stato quasi come salvare un pezzo della mia stessa anima” (continua) – Enzo Delle Monache –