La vita di tutti noi è una alternanza di momenti che ci procurano serenità, soddisfazione, forse anche felicità a cui si susseguono altri momenti : caratterizzati dalla tristezza, dalla malinconia, forse perfino dall’ angoscia.
Studi recenti sono riusciti a dare una connotazione della felicità, (uno stato d’animo notoriamente sfuggente a definizioni). Sembra che vi sia un accordo pressoché unanime sul seguente concetto : si è felici quando si è insieme ad altri e si vive in un ambiente gradevole e salutare.
Ora, lo stare insieme agli altri presuppone uno scambio positivo, empatico, basato sul riconoscimento che gli altri ci conferiscono in quanto propensi a valorizzarci, incoraggiarci, approvarci, non giudicandoci.
Ciò non vuol dire che vadano bandite le regole, fatte anche di divieti, ma vanno argomentate, spiegate e non imposte.
L’ambiente salubre è talmente avvertito come valore supremo che gli adolescenti di 150 Paesi al mondo hanno deciso di scendere in piazza, oggi, 15 marzo, sull’esempio della loro coetanea svedese Greta, scioperando dalle scuole per puntare i riflettori sulla disattenzione degli adulti verso il clima e lo stato di salute del nostro pianeta.
Cosa ci dice questo? Che non è vero che i ragazzi e gli adolescenti sono demotivati e passivi: quando percepiscono che c’è in gioco la loro sopravvivenza, quando avvertono che gli adulti intraprendono iniziative commerciali irrispettose dell’atmosfera e stipulano accordi pregiudizievoli alla vivibilità della Terra, scendono in piazza, eccome!
Non sempre però i giovani riescono ad intravedere il proprio futuro e forse sentono uno smarrimento del loro vivere quotidiano: allora cominciano ad uscire allo scoperto fragilità emotive, ansie esistenziali, autolesionismi che sembrano non avere spiegazioni plausibili.
Viktor Frankl, psichiatra e psicoterapeuta viennese, dette vita alla Logoterapia, una teoria psicologica che si prefiggeva di accompagnare le persone affette dal “mal di vivere” perché riscoprissero il proprio senso e significato della vita.
In un suo famoso scritto intitolato “uno psicologo tra i lager” Frankl raccontava la sua vita da deportato nei campi di concentramento: lui, pur in uno stato di prostrazione ed umiliazione, non si deprimeva. Anzi reagiva al punto da esortare i propri compagni di prigionia, domandando loro: “Tu, quando uscirai di qui, possibile che non hai un cane che ti aspetta e che accarezzerai? Possibile che non hai un bambino al quale leggere una pagina di un buon libro? Possibile che non andrai di corsa in quel boschetto in cui eri rimasto affezionato ad alcuni alberi di alto fusto alla cui ombra facevi mille giochi?”
Qual era il segreto di questi messaggi? Che questi deportati venivano assolutamente distratti da una sorta di destino ineluttabile che era quello di morire bruciati ed i loro resti. dispersi nell’aria attraverso i camini.
Infatti Frankl ripeteva, senza un minimo di incertezza: “quando uscirai di qui”. Quelle persone ritrovavano la propria ragione per esistere e non venivano inviate ai forni perché dimostravano di avere ancora delle forze e quindi si rivelavano utili per i lavori di scavo.
Quando il regime nazista fu sconfitto ed i prigionieri dei campi di concentramento, furono restituiti alla libertà, fra loro si contavano anche quelli che avevano seguito gli insegnamenti di Frankl e da quell’atroce esperienza ne ricavarono una indicazione che poi si tramutò in uno stile di vita: quello di dissuadere persone dal mettere a repentaglio la propria vita attraverso consuetudini sanzionabili, come l’uso della droga.
Ecco, penso che molto di più andrebbe fatto per rimotivare gli adolescenti ed i giovani a considerare la vita come un dono stupendo e non come un peso insopportabile da trascinare.
Un tragico episodio che ha funestato Teramo nei giorni scorsi sta lì a ricordarcelo: forse non facciamo abbastanza per suscitare nelle giovani generazioni “il gusto per la vita”.
Ci conforta comunque Manuel Bortuzzo, l’atleta di nuoto colpito alla schiena da un proiettile che gli ha compromesso l’uso delle gambe, che è ritornato in piscina e, intervistato, non ha perso il piacere di sorridere e di accarezzare i progetti futuri: non sapendo neppure cosa rispondere rispetto a cosa provasse nei confronti di chi l’ha reso invalido.