Di una pista ciclabile che colleghi Teramo al mare si parla da decenni.

Un’idea concretizzata oltre vent’anni fa all’interno del Programma di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST) denominato “Sviluppo integrato fascia costiera Abruzzo-Marche, delle vallate confinanti e valorizzazione dei Parchi”, quanto l’A.T.E.R. presentò un’ipotesi di progetto per il Parco territoriale del Tordino.

Idea ripresa poi dalla Provincia di Teramo, all’interno del Piano d’Area della Media e Bassa Valle del Tordino, rafforzando l’idea di un progetto unitario di parco fluviale di vallata, con percorso polifunzionale (ciclabile, pedonale e ippico), che collegasse i vari centri urbani ed i punti di interesse da Teramo a Giulianova.

Progetto poi approfondito, per la parte relativa alla pista ciclabile, sempre dalla Provincia di Teramo, che presentò una ipotesi progettuale alla Regione Abruzzo onde ottenere i finanziamenti all’interno del Masterplan, finanziamenti prima concessi, poi ritirati per destinare le somme, originariamente stanziate per la misura “Bike to Coast Inside”, alla manutenzione delle reti stradali provinciali.

L’ipotesi progettuale, quindi, esiste, ed è stata anche condivisa con i Comuni interessati (Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Mosciano S.Angelo, Notaresco, Bellante, Castellalto, Teramo), in un incontro tenutosi in Provincia due anni fa, onde verificarne il tracciato ed acquisire eventuali suggerimenti da parte delle diverse amministrazioni. Ipotesi progettuale (visualizzabile su questa pagina web https://www.yumpu.com/it/document/view/59798942/una-pista-ciclabile-per-collegare-teramo-al-mare-sulla-via-del-tordino-sipuofare-sostienilaprovincia) che prevede di ricalcare, in gran parte, una viabilità già esistente, realizzata all’epoca della realizzazione della Teramo-Mare, onde minimizzare i costi che ammonterebbero a circa 8 milioni di euro.

Somma che sembra elevata ma se pensate che realizzare 1 km di autostrada costa, come minimo, 5 milioni di euro, capirete che la realizzazione di 27 km circa di ciclovia, con le necessarie opere (tra cui qualche ponte per attraversare corsi d’acqua vari, un paio di sottopassi, ecc.) è un sacrificio economico accettabile soprattutto se si confronta con i benefici che ne deriverebbero.

Ho scritto “benefici”, e la realizzazione, soprattutto nel post coronavirus, di un percorso ciclabile che unisca la costa (dove, non dimentichiamolo, si sta completando il percorso della Ciclovia Adriatica, per il cui prolungamento dal Veneto alla Puglia sono stati già stanziati i fondi necessari), al capoluogo, di benefici ne porterebbe molti.

Il primo è di tipo trasportistico. Il percorso ciclabile, affiancato alla ferrovia, con possibilità di interscambio modale treno-bici, unirebbe una serie di punti di interesse di ambito comunale e provinciale, permettendo ai cittadini della Vallata del Tordino, e non solo, di raggiungere in bicicletta servizi che, oggi, sono accessibili solo in automobile o, e non sempre, con il mezzo pubblico.

Teramo centro verrebbe collegata con la periferia: la zona della Gammarana (e, con opportuni collegamenti i poli scolastici di via San Marino e l’Ospedale); il centro commerciale, lo stadio, l’istituto agrario e l’Università di Piano d’Accio; i quartieri di Piano d’Accio e San Nicolò a Tordino; il nucleo industriale di Sant’Atto.

Giulianova lido collegherebbe la sua ciclabile costiera con analogo percorso che toccherebbe i quartieri e le frazioni lungo la SS80: Villa Pozzoni, Colleranesco, Villa Volpe; unendo le zone industriali di Colleranesco e Mosciano Stazione con una ciclabile che potrebbe essere usata anche da chi si reca al lavoro, giornalmente. Verrebbero favoriti gli spostamenti in bicicletta per recarsi al mare, e per gli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro.

Gli stessi vantaggi, seppure con percorrenze più elevate, ricadrebbero sugli altri centri attraversati: Mosciano Stazione, Cordesco, Selva Piana, Villa Zaccheo-Petriccione, Villa Ardente, Case Molino, Bellante Stazione; collegati tra loro, e con Teramo e la costa, da un percorso sicuro, percorribile interamente in un’ora o più, con la possibilità, in caso di necessità, di caricare la bicicletta, gratuitamente, a bordo del treno, e continuare il viaggio comodamente.

Il secondo è di tipo turistico: i di turisti in bicicletta che si riversano sulla costa (e che, con il completamento del progetto Bike to Coast, a livello regionale, e della Ciclovia Adriatica, a livello nazionale, saranno sempre di più) troverebbero un ulteriore itinerario verso l’interno, portanto cicloviaggiatori nei centri della vallata, dove potrebbero nascere servizi dedicati ai cicloturisti, arrivando fino a Teramo. Da Teramo, poi, già partono itinerari ciclistici, su strada, che si spingono nelle aree interne, collinari e montane, della nostra provincia e regione, ampliando così un’offerta turistiche che il Covid-19 ha messo in crisi e che il turismo in bicicletta potrebbe rilanciare.

Se come benefici vi sembrano pochi, a fronte di un investimento tutto sommato modesto, lasciamo perdere. Ma se l’opportunità è valida (e, come dimostrano analoghi esempi in ambito nazionale ed internazionale, lo è), attiviamoci, subito, per realizzare l’opera; non tra dieci anni, ma subito, con una procedura che coinvolga i vari Enti interessati, Regione e Provincia in testa, per reperire i fondi necessari ed inserire il progetto in un’ampia strategia che trasformi, in chiave sostenibile, il nostro territorio e la nostra economia.

 

di Raffaele Di Marcello