Con sentenza del 3 giugno scorso, il tribunale di Latina ha condannato il comune di Sperlonga per ‘discriminazione indiretta’ nei confronti di alcuni privati e dell’associazione “Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica”.
Nella sentenza del tribunale si legge che “ l’omessa eliminazione delle barriere architettoniche da parte del Comune di Sperlonga e la mancata verifica della conformità degli impianti balneari, insistenti sulle porzioni di spiaggia oggetto di concessione, si traducono in una situazione indirettamente discriminatoria in pregiudizio delle persone con ridotta capacità motoria, non avendo queste la possibilità di accedere e fruire dei siti di balneazione in completa autonomia, al pari degli altri utenti”.
Una situazione grave, ancor di più se si considera che ha ottenuto, anche per il 2020, l’attestazione della Bandiera Blu per la qualità dei servizi e del territorio.  Ma, evidentemente, non è tutto oro quello che luccica, dato che il giudice ha accertato che “l e strutture e gli impianti presenti sulle spiagge del comune di Sperlonga, impediscono, in corrispondenza di tutto il lungomare, l’accessibilità e la visitabilità, intese come autonomo e libero accesso del disabile dall’area di parcheggio fino al mare, nonché come possibilità di fruire delle aree ristoro ed igieniche”.
Il consulente tecnico d’ufficio del Tribunale ha rilevato che, dei 56 stabilimenti in concessione privata presenti, nessuno consente la totale accessibilità e visitabilità, anche se la gran parte è dotata di passerelle (anche se di lunghezza limitata, non permettendo di raggiungere la battigia) e di sedie job. Le rampe hanno spesso pendenza non a norma, mancano percorsi perpendicolari e trasversali sulla sabbia adeguati a consentire al disabile in carrozzina di accedere ai servizi dedicati, di spostarsi tra le varie file di ombrelloni e di raggiungere la battigia, al pari di tutti gli altri utenti. Due soli stabilimenti sono in linea con i requisiti di accessibilità e hanno un elevato potenziale di adattabilità, ma presentano rampe di accesso alla spiaggia con pendenza superiore all’8%.
In sintesi, il comune di Sperlonga dovrà da una parte provvedere a rendere i luoghi “completamente ed agevolmente fruibili anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria”, secondo le indicazioni del consulente tecnico d’ufficio. Dall’altra, il comune è stato condannato al pagamento di 27 mila euro come danno patrimoniale ai ricorrenti e alla liquidazione delle spese giudiziali.
 
E nel litorale teramano, e abruzzese, come siamo messi?
 
Partiamo da un progetto della Provincia di Teramo, “Mare per Tutti”, che puntava a rendere pienamente accessibili le spiagge libere, dotandole di passerelle, servizi igienici, docce e altri servizi, come apposite sedie a rotelle per l’accesso in spiaggia e in acqua. Tutti i Comuni aderirono, pochi hanno provveduto ad attrezzare almeno due spiagge. Fu anche avanzata una proposta di legge alla Regione, per ottenere finanziamenti, ma ad oggi tutto tace.
Gli stabilimenti privati, di norma, dovrebbero essere pienamente fruibili, ma se si guarda con gli occhi di chi è abituato a “scontrarsi” con le barriere architettoniche, ci si accorge che, al di là dell’adeguamento “di legge”, più o meno rispettato, manca una vera cultura dell’accessibilità, fatto salvo per quegli stabilimenti “dedicati” alle persone con disabilità che, però, al di là delle lodevoli intenzioni (e del servizio prezioso che danno) rischiano di acuire “l’effetto ghetto” impedendo a tutti di fruire di tutte le spiagge, libere e non.
Punto dolente è l’accessibilità autonoma in spiaggia e in mare, impedita dall’assenza di passerelle che permettano di entrare in acqua in autonomia (anche a causa della normativa che impedisce di posizionare attrezzature in una fascia di 5 metri dalla battigia). Le spiagge libere sono raramente attrezzate con passerelle, passamano, piazzole, e mancano servizi di “prestito” per le carrozzelle che permettano di spostarsi sulla sabbia o immergersi in acqua.
In sintesi, siamo sicuri che, se a qualcuno venisse in mente di denunciare i nostri Comuni costieri per ” discriminazione indiretta” questi ne uscirebbero indenni?
La stagione estiva 2020 è praticamente terminata. Iniziando a lavorare da subito per il 2021, forse, potremmo diventare un esempio virtuoso per tutti.
di Raffaele Di Marcello