Ormai il grano è maturo, manca ancora qualche giornata di sole torrido, quello che dà il tocco finale alla coloritura della spiga: poi sarà tempo di mietitrebbia, i chicchi maturi di grano che si tuffano a fiotti nei sacchi opulenti, la paglia raccolta in rotoballe giganti che vanno ad adagiarsi nel campo ormai spoglio. I ricordi da ragazzo mi riportano a un tempo di fiaba, i manocchi gettati sulla puleggia della macchina trebbiatrice, il grano che cadeva nei sacchi appesi alla bocchetta di uscita, la paglia che veniva recuperata dai forconi dei contadini: uno che la raccoglie a terra, la tira a mezza altezza ad un altro forcone che a sua volta la tira all’uomo che sta in piedi sul mucchio, che lo aggiusta di volta in volta, pressa la paglia col peso dei piedi, la stabilizza con forconate profonde!

È una ginnastica d’atleti, un movimento ritmato di giocolieri esperti. Ma non stanno giocando, era quello il lavoro di rito di un’epoca ormai passata. Era uso e costume che i ragazzi del paese corressero tutti ad aiutare, in un modo o nell’altro, il lavoro non mancava. Alla fine c’era la ricompensa per tutti, per chi aveva lavorato veramente, e per chi si era limitato a guardare, incuriosito da una atmosfera fuori dall’ordinario: i maccheroni de lu machinà, un sapore unico, una vera bontà! E, per chi era fortunato, di fianco ai maccheroni un pezzo d’ala di papera, una mezza coscia da spolpare: più carne per chi aveva faticato di più, più ossa per chi avena faticato di meno; per gli altri niente, solo il sapore di sugo del grasso paparò!

Oggi la mietitura è sempre una festa della natura e dell’uomo che se ne avvantaggia; ma non è più una festa di folclore, non c’è più la partecipazione paesana. Nessuno più, oltre gli addetti, si sporca le mani nghe lu trebbià, cioè col rito della trebbiatura: perché il rito non c’è più, e i maccheroni al sugo di papera costano troppo.

Oggi sono altri i problemi, il distanziamento tra le persone, le mascherine e i guanti da indossare a fasi alterne, il desiderio estremo di vivere la vita minacciata da una pandemia, il bisogno di trovare o conservare un lavoro che forse verrà a mancare.

La società opulenta non ci ha portato lontano, forse c’è qualcosa che va ripensata, qualche passo indietro e qualche riforma a fare.

 

di Pasquale Felix