Sto con il calice di vino tra le mani a riflettere sugli ultimi accadimenti che non promettono nulla di buono di cui la cronaca ci offre ampio dettaglio.
Voglio riferirmi, questa volta, a due località del nostro splendido Paese che sono stata accostate per fatti inquietanti: le due città sono Foligno e Melegnano.
Cosa le unisce? Comportamenti messi in atto dai loro cittadini nei confronti di loro abitanti di colore.
A Melegnano una famiglia adottiva di un giovane si è svegliata una mattina ed ha dovuto rilevare che nella notte erano state disegnate delle svastiche sul muro di casa loro accompagnate da scritte intimidatorie (“fuori i negri!”) : vorrei che chi legge, si compenetrasse nello stato d’animo di un papà e di una mamma che percepiscono una ostilità intorno a loro per aver compiuto un atto di amore e constatare che una parte della collettività è contraria a questa loro libera scelta.
Davvero dobbiamo commentare che siamo tornati indietro di diversi decenni fino al punto da accostare questi fenomeni a quelli in cui si vietava agli ebrei l’ingresso nei negozi?
Fortunatamente il Sindaco di Melegnano ha prontamente deplorato questo atto a sfondo razziale ed ha ribadito la natura accogliente della città in cui lui è primo cittadino, ma ovviamente la guardia deve rimanere sempre alta, perché l’aria che tira è certamente individuabile come “anticamera di uno strisciante razzismo”.
A Foligno, poi, si è verificato qualcosa di orrendo: un maestro ha fatto commenti sulla bruttezza di un suo alunno di colore, invitando i compagni a schernirlo, per poi costringerlo a stare con il viso fisso contro un punto della finestra: tutto questo, giustificato da una spiegazione assolutamente incredibile! (stava facendo un esperimento).
Il comportamento della classe non si è fatto attendere ed i compagni del bambino schernito hanno espresso una opinione opposta a quella del loro maestro.
Adesso, a parte che le “azioni innovative” si attuano dopo aver avuto il beneplacito della dirigenza scolastica (oltre che la “liberatoria” dei genitori), non si comprende quale logica ha accompagnato un insegnante, nella cui scuola solo qualche giorno prima, la sorellina di questo ragazzo aveva ricevuto un epiteto di chiaro segno razzista (somigli ad una scimmia).
Questo fenomeni stanno diffondendosi a dimostrazione che certe persone, che probabilmente fino a poco tempo fa giudicavano inopportuno esternare il proprio orientamento razzista, adesso percepiscono attorno a sé un clima di maggiore tolleranza, quanto non di incoraggiamento ad essere ostili nei confronti di migranti, che occorre precisare, risultano stabilmente integrati e partecipi nel concorrere alla produzione della ricchezza del Paese ospitante.
Scuoto la testa con un senso di grande tristezza: l’Italia non aveva mai conosciuto, fino ad ora, una ostilità di questo tenore nei confronti di altri connazionali, diversi dalla maggioranza degli italiani solo per il colore della pelle.
Penso che vada intrapresa una energica campagna di armonizzazione tra le diverse etnie che popolano l’Italia, perché prenda corpo un ritrovato clima di fiducia reciproca, condizione questa indispensabile per circoscrivere malavitosi e fomentatori d’odio che sicuramente perseguono il solo scopo di avvelenare il clima per una sana coesistenza.
Avanzo, senza riserve mentali né pregiudizi di sosta, questa richiesta al Ministero degli Interni del nostro Paese, convinto come sono che metterà in atto una campagna di “pubblicità progresso” fatta di slogan in cui venga sottolineato il carattere multiculturale della popolazione italiana e lo indicherà come un valore da cui partire e sul quale agire.
Certamente il sistema Paese può ripartire solo se viene rialimentato un clima di pacifica coesistenza e le persone “ per bene” devono mobilitarsi per fare sentire alta e forte la propria voce di dissenso verso atmosfere che sono estranee al modo di concepire la vita da parte degli italiani, da tempo immemorabile: se non ora, quando?

di Ernesto Albanello