Avevo 14 anni quando sentii al giornale radio che un certo Che Guevara aveva conquistato Cuba con un manipolo di appena quindici uomini che si erano fatti strada nella jungla a colpi di machete. Il cronista si chiedeva meravigliato come potesse accadere una cosa del genere. Le notizie non erano così attuali e particolareggiate come oggi; o almeno non esisteva la controinformazione. Così tutti si chiedevano come fosse possibile che un nugolo di uomini, armati di poche armi rubate nei depositi del dittatore Batista, ma di tanto coraggio, potessero riuscire in una impresa che somigliava tanto a quelle dei romanzi di Emilio Salgari dove Sandokan, col suo luogotenente Yanez de Gomera, realizzava inverosimili imprese del genere.

Io a quell’età, quando uscivo di casa per andare a scuola, avevo i soldi che i miei mi mettevano in tasca per comprarmi la colazione; invece, sopportando i crampi allo stomaco durante la ricreazione nel vedere tutti gli altri che mangiavano, mettevo da parte le 25 lire che avrei dovuto spendere per la pizza bianca napoletana, così buona che mi viene l’acquolina in bocca ancora oggi a pensarci. Ogni dieci giorni avevo accumulato 250 lire; allora correvo in libreria ad acquistare un romanzo di Salgari, una nuova avventura di Sandokan, la Tigre della Malesia!

Così, quando sentii al giornale radio, allora la televisione l’avevano in pochi, accomunare la figura del mio eroe Sandokan a quella di Che Guevara, automaticamente, senza nessun un retro pensiero politico, lontano dalla politica come ero, la figura del Che rimase associata nel mio subconscio a quella di un eroe. E questa figura non è mai scaduta nel tempo, dopo aver appreso le ragioni di una guerra di liberazione da una dittatura, guerra che ha avuto implicazioni ideologiche di moda al tempo dei fatti, ma difficili da elaborare, da trasportare in un significato più attuale, fino a quando non ci sarà, non dico il riconoscimento, ma la comprensione del governo americano che ha combattuto quella rivoluzione, perfino con le armi, senza peraltro riuscirvi.

Anzi è una figura di eroe che non viene dimenticata, non tanto per aver combattuto per una filosofia politica, quanto per aver lottato a fianco della gente oppressa, per una ricerca di giustizia; e perché aveva tanto, ma tanto coraggio da vendere.

Pasquale Felix