Far parte di un gruppo equivale a saper stare al proprio posto e ad intervenire nei tempi e nei modi giusti, usando anche quel minimo di tatto che sa di buone maniere.

Far parte di un esecutivo politico-amministrativo impone anche altro: condivisione mista al compromesso, rispetto del ruolo verso la società, verso le minoranze e se stessi, discrezione e non discrezionalità, meritocrazia. Quando qualcosa di questi ingredienti viene meno, per un cronista è facile registrare qualcosa che non va come dovrebbe.

La lente di ingrandimento, in questa circostanza, si posa sul Comune di Teramo, laddove, una giunta davvero molto variegata (oggi la politica non ha più veri schieramenti), è da medaglia d’oro per certe cose, lo è meno per altre.

Sale sul podio più alto per il modo di comunicare (dalla prima giunta Chiodi in poi hanno fatto altrettanto) in una maniera che è succube di metodologie nelle quali gli Uffici Stampa, più numerosi che mai, imperversano grazie alla nostra colpevole “complicità”.

Quel che stupisce è che anche chi non governa potrebbe e dovrebbe fare lo stesso, ma stranamente non lo fa,  lamentando i comportamenti altrui ma subendoli passivamente: per la verità c’è chi sta provando ad organizzarsi, ma è fermo alla fase del “riscaldamento”.

Non è una giunta comunale da podio, quella teramana, per il chiacchiericcio che la contraddistingue, in maniera sempre meno silente. Assessori, più d’uno, che non si “ritrovano” con altri e che neanche riescono a mascherarlo; aperture clamorose alla città se la cassa di risonanza è ampia e li coinvolge per buona parte, chiusura totalitaria, quasi da clausura, su temi che interesserebbero altrettanto.

E’ verissimo che vestirsi da facile portatore delle verità è facile, ma ad ogni affermazione ci sono riscontri: avremmo voluto iniziare questo “giro di consultazioni” ascoltando direttamente un assessore della Giunta D’Alberto, ma alla fine non è stato possibile. Magari lo sarà, perché gradiremmo approfondire le situazioni nell’Ente Comune, in attesa che il Presidente della Provincia decida il da farsi sul nuovo esecutivo (anche lì ci sarà da dire).

Da questa angolazione la politica non è mai cambiata: non ci piace.

Perdere 1-0 ad Imola, al minuto 93, lo si accetta in maniera migliore.