Mi sa tanto di resa dei conti, che se vedesse gli uni contro gli altri su fronti opposti, avrebbe una logica: in realtà siamo all’interno della casa del Partito Democratico teramano, che è in perfetta linea con il proprio territorio, che non riesce a rialzarsi dal sisma, che vanta una ricostruzione figlia dei passi ultralenti di un pachiderma, che è privo di un leader che manca da anni, che è soltanto ricco di “pugnalate alle spalle” che ne costituiscono l’essenza!
Se ne sono accorti tutti: nel PD, soprattutto della nostra città, fanno finta di nulla!
Non si dimentichi che accadde l’esatto opposto nell’elezione di Renzo Di Sabatino: anche allora dalla Val Vibrata si levò il coro: “Noi non c’entriamo nulla con la debacle di Astolfi!”. Nulla di nuovo, insomma.
Oggi i numeri erano per D’Alonzo ma la vittoria è andata a Di Bonaventura: stavolta la Teramo del centro-sinistra (ma esiste ancora?) pagherà conseguenze politiche peggiori di ieri, perché l’auspicata “filiera” che avrebbe dovuto e potuto avere un peso consistente, nell’imminenza delle elezioni regionali, è saltata, per sole colpe proprie!
E il PD si sgretola: chissà cosa starà pensando Giovanni Legnini?
Chi sono i “colpevoli”?
Non ce lo diranno mai: sono tutti contro “quasi” tutti.
C’è chi lancia strali contro esponenti locali ma che operano altrove e c’è chi, facendo politica altrove per il territorio, dice e non dice (non si sa perché), lasciando solo soffusamente intendere che la fascia costiera ha tenuto fede alla linea del partito, rispettando quindi le indicazioni.
Di fatto rimane una verità, nuda e cruda: il Partito Democratico cola a picco e va rifondato.
A livello nazionale ci stanno provando con scarsissimi risultati.
E a Teramo? Probabilmente se andassero via tutti farebbero una buona cosa: facce vecchie e nuove.
Ricordiamo che Gianguido D’Alberto è diventato Sindaco di Teramo andando controcorrente e smarcandosi proprio da questo PD, nel quale pure aveva creduto come tanti-
Da questo PD, da quello che perde anche quando avrebbe già vinto.