Una mia amica dolcissima, conosciuta e frequentata  ai tempi di “Mani Tese”, Luisa Dell’Orto, è stata uccisa ad Haiti, nella capitale Port au Prince dove operava avendo deciso di dedicare la propria vita a mezzo milione di baby-schiavi.  Minacciata e già aggredita per il suo impegno educativo e pastorale  è stata uccisa per il suo incondizionato amore di Cristo a cui aveva dedicato la vita, scegliendo di non abbandonare i suoi piccoli, “i suoi bambini”  Luisa  nata a Lecco, portavoce de “la Pantera” studentesca, dopo la laurea in Filosofia a Milano, e la specializzazione a Parigi era partita con “Mani Tese” per il Camerun. Poi e si era fatta suora delle piccole sorelle del Vangelo di Charles de Focauld, ed era ad Haiti da tanti anni, colonna portante di Kay Chal, “Casa Carlo”, sorta in un sobborgo poverissimo di Port au Prince. Costruito grazie ai fondi raccolti da Caritas italiana con la maxi-colletta del 2010, promossa dalla Conferenza episcopale italiana (Cei), il centro – animato anche da volontari italiani – offre  istruzione, un pasto caldo, uno spazio sicuro a centinaia di bimbi del poverissimo quartiere nel cuore del porto haitiano. “Vengono dopo la scuola, a fare i compiti” – raccontava suor Luisa nel gennaio 2020 l’ultima volta in cui è tornata in Italia, dieci anni dopo il terremoto mentre mostrava orgogliosa le foto della biblioteca –. I ragazzi sanno che fino alle 17 si studia. Poi si fanno altre attività: dal ballo al basket. E ad organizzare i gruppi sono gli ex alunni cresciuti che vogliono restituire quanto hanno ricevuto. Nella comunità della Fraternitè, le Piccole Sorelle hanno aperto una scuola che raccoglie i piccoli del quartiere Citè Okay, bidonville poverissima, sovrappopolata e in continua espansione. Suor Luisa, che accanto all’impegno per la comunità, insegna filosofia nel seminario dei Salesiani e alle superiori stava curando anche il progetto  “Restavek”, con bambini e adolescenti che le famiglie troppo povere sono costrette a lasciare in una sorta di affido, così i bambini non hanno possibilità di scolarizzazione. Un traguardo che avrebbe cambiato la loro vita.

Ricordo bene il video che ci mostrò nella sua visita in giro per l’Italia . Il cortile di Kay Chal era un via vai di ragazzini. Alcuni, i più piccoli, stavano rannicchiati in un angolo, con un libro in mano. Altri, appoggiati sui tavoli, premevano con forza la matita sul quaderno, nello sforzo apparentemente titanico di tracciare le lettere. Un gruppetto giocava a pallone, infrangendo le regole. Il momento del basket comincia alle 17, prima ci sono i compiti, era solita dire, tra il rassegnato e il divertito, suor Luisa Dell’Orto. In un lavoro estenuante quanto fondamentale. Dalla terrazza rudimentale si vedeva la distesa di baracche addossate le une sulle altre. In mezzo, qualche scarsa lingua d’asfalto e un dedalo di viuzze sterrate che si facevano spazio a fatica. Questa selva di mattoni lamiere è Cité Okay, baraccopoli a cavallo tra Delmas 31 e Cité Soleil, la bidonville emblema del dramma haitiano. Non c’è un solo spazio per i bambini. Né per studiare né per giocare. Kay Chal è l’unica oasi dove possono incontrarsi, stare insieme, fare i compiti, vivere la loro infanzia troppo spesso rubata o ridotta in catene. Non si tratta di una metafora. Gran parte dei piccoli del centro erano “restavek”, bambini affidate dalle famiglie della provincia a parenti o conoscenti in città nell’illusione che ricevano un’istruzione. In realtà, tutti sanno che saranno trasformati in domestici tuttofare.

A questo esercito di almeno mezzo milione di baby-schiavi, suor Luisa ha dedicato la vita e la missione. Avvisata, minacciata, aggredita per il suo impegno pastorale aveva rifiutato di cambiare Paese. Fino a ieri mattina quando la religiosa è stata vittima di un’aggressione armata mentre passava per Delmas 19. Gravemente ferita, è stata portata d’urgenza all’ospedale Bernard Mevs, dove si è spenta poco dopo, due giorni prima di compiere 65 anni. La notizia ha prodotto un fortissimo impatto a Port-au-Prince dove “seur Luisa”, come la chiamavano, era un’istituzione.