TERAMO – 48 donne hanno chiesto aiuto al Centro Antiviolenza “La Fenice” nei primi sei mesi del corrente anno. Numeri impressionanti, che fotografano una realtà per la quale le italiane subiscono sia violenze fisiche sia psicologiche.

Nel 2021 una donna ogni 5 giorni ha chiesto aiuto al Centro. Il fenomeno della violenza di genere investe tutte le fasce sociali e generazionali: spesso sono le donne più istruite a rivolgersi alla Fenice e sovente sono gli uomini che maltrattano sono, a livello sociale, quasi degli insospettabili. Nei dati snocciolati dal Centro ci sono molti imprenditori o comunque uomini con un reddito o un livello di istruzione molto alto.

I numeri sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa nella sala consiliare della Provincia alla presenza del Consigliere Luca Frangioni, della nuova presidente della CPO provinciale Amelide Francia, della direttrice dell’Ufficio Scolastico provinciale Clara Moschella e dell’assistente sociale del Centro Antiviolenza “La Fenice”  Michela Fazzini.

Presente anche il Lions di Giulianova  con Pierluigi Tarquini che ha consegnato i buoni pasto che saranno distribuiti fra le donne in carico al Centro.

Dalla relazione sulle donne che si rivolgono al Centro  si evince l’importanza dell’informazione che insieme ai servizi sociali e alle forze dell’Ordine svolge un ruolo molto importante nell’aiutare le donne a “riconoscere” la condizione di maltrattata e a denunciare.

Anche per questo – ha sottolineato Frangioni –  attraverso una collaborazione che consolidiamo anche con gli atti, abbiamo coinvolto l’Ufficio scolastico provinciale e la Camera di Commercio per campagne di informazione gli Istituti scolastici e gli esercizi commerciali. Gli adesivi da posizionare nei servizi igienici, unico luogo dove le donne maltrattate sono sole e possono telefonare liberamente, saranno di nuovo distribuiti con la loro collaborazione”.

“C’è un enorme gap fra quello dispongono le leggi e la vita quotidiana” ha detto Clara Moschella responsabile dell’Ufficio scolastico provinciale: “tutti possono attraversare momenti difficili, situazioni disfunzionali non riconosciute possono sfociare in violenza. E’ un problema della persona è un problema della collettività: ci vuole un’azione decisa della governance istituzionale che si occupa di antiviolenza”.