TERAMO – Un sogno, un semplice sogno che impone delle riflessioni.
Sono dinanzi a due tifosi del Città di Teramo: uno è pessimista. Non gli sono evidentemente bastati gli stratosferici risultati della squadra del cuore perché riesca ad allontanare dei brutti presagi, anche motivati.
Martedì 2 aprile, dopo una decina di giorni di recupero fisico, si parte al mattino per la volta di Paternò, in pullman: 12 ore di viaggio e pernotto in Sicilia. La gara? Lasciando da parte l’ambientino che ci si troverà dinanzi dovendo affrontare una squadra (valida) che sa di giocarsi in una sola partita (casalinga) la Serie D e che in finale sarebbe la favorita, si inizierà con una sola rete di vantaggio. Non si può perdere 1-0, sapendo di poterlo fare segnando almeno due goals… Certo, se ne hanno le qualità, ma l’undici base dovrebbe dare il 100%, con tutti gli annessi e connessi.
Ne vale la pena, considerando che nella tarda serata dello stesso giorno ci sarà (sempre in pullman, pare) il rientro in Abruzzo che avverrà nella mattina seguente, giovedì 4 aprile? Anche se la rosa osservasse una giornata di relax, venerdì 5 dovrà comunque prepararsi per la gara di Vasto, difficile di per sé e che diventa difficilissima per i fatti succedutisi nella settimana, per il post-gara dell’andata e per un mercato biancorosso che a dicembre avrebbe gradito attingere proprio da quell’organico (senza riuscirci).
Conclusioni? Toccando ferro si potrebbe uscire dalla competizione e non vincere a Vasto, con la vetta della classifica d’Eccellenza che resterebbe invariata ma con un vantaggio ulteriormente ridotto a tre punti (o a due…). Fortunatamente c’è un quasi jolly: si chiama Angolana, nel senso che, vincendo il recupero e ripristinando un margine di vantaggio di 5 o di 6 punti, con appena 9 in palio: a quel punto sembrerebbe davvero impossibile non andare in D… e allora Teramo-Angolana potrebbe decidere il campionato!
Ah, dimenticavo il tifoso ottimista. Lui sorride a crepapelle: “Ma zitt! Noi vinciam a Paternò e dapù a Vast”.
E’ qui che mi sveglio: cala il sipario sul sogno della Domenica delle Palme.