TERAMO – Subito dopo il lockdown si è registrata un’impennata nella richiesta di aiuto da parte delle donne vittime di violenze domestiche nel teramano.  A fornire i dati la responsabile del servizio del Centro anti violenza “La Fenice”, Annapaola Di Dalmazio. Il fenomeno ha avuto una recrudescenza ed è trasversale, a livello culturale. Ad Isola del Gran Sasso, a pochi mesi dall’apertura dello sportello, si sono registrate ben 6 richieste di aiuto.

 

 

Centro Antiviolenza “LA FENICE” e Casa rifugio “Casa Maia”

Il numero diretto del Centro è 0861-029009, è inoltre collegato al numero nazionale 1522, ed al numero verde 800-174207.

L’obiettivo principale del Centro Antiviolenza è quello di accompagnare la donna in un percorso volto a raggiungere la consapevolezza della violenza subita, l’elaborazione dei traumi, la conoscenza dei propri diritti e dei servizi presenti sul territorio e informazioni per la fruizione degli stessi attraverso una collaborazione di rete.

Tale attività viene svolta attraverso tecniche di ascolto attivo, consulenza legale e contatti telefonici.

Le donne che si rivolgono al Centro vengono inizialmente accolte dall’operatrice di accoglienza (assistente sociale), che effettua i primi colloqui finalizzati alla raccolta di informazioni ed all’individuazione delle problematiche, sulla base delle quali elaborare un percorso individuale di uscita dalla violenza condiviso dalla donna nel rispetto delle sue scelte e dei suoi tempi.

I colloqui sono finalizzati altresì alla verifica dei presupposti per la presa in carico della donna che ne fa richiesta presso il Centro, al fine di evitare un utilizzo strumentale del servizio anche da parte di chi, in realtà, non è vittima di forme di violenza di genere. In ogni caso, anche quando la problematica non è inerente alla mission del servizio, la donna viene comunque accolta, ascoltata e informata dei servizi territoriali più adeguati alla problematica riferita durante il colloquio.

Durante i primi incontri con le operatrici di accoglienza, le donne, oltre ad essere ascoltate, vengono informate del tipo di attività svolta dal Centro e dei diritti all’anonimato, alla privacy ed alla riservatezza; vengono inoltre raccolti i dati anagrafici delle utenti e vengono fatti sottoscrivere i moduli di informazione e consenso al trattamento dei dati personali.

È possibile constatare come le donne impieghino molto tempo a “riconoscere” e quindi a prendere coscienza e consapevolezza della violenza subita in quanto spesso si rileva una sorta di dipendenza affettiva dal maltrattante e quindi una concreta difficoltà al distacco dallo stesso.

Il lavoro dell’ operatrice di accoglienza, delle psicologhe e della consulente legale deve essere quindi diretto a stabilire un rapporto empatico con la donna vittima di violenza, indispensabile per una progettazione di una strategia risolutiva dello stato di disagio vissuto. Questo lavoro richiede in primis l’impiego di personale qualificato continuamente aggiornato attraverso la partecipazione a seminari formativi sul tema del contrasto alla violenza sulle donne e assistita.

Le operatrici svolgono anche un lavoro di rete costante e puntuale ed azioni di empowerment per le donne che decidono di avviare un percorso di uscita dalla violenza usufruendo del supporto sociale, psicologico e legale. Tutte le figure professionali operanti presso il Centro “La Fenice” si avvalgono dello strumento del lavoro d’équipe, per uno scambio di competenze e per programmare interventi condivisi e progetti personalizzati, insieme alle azioni di Rete che permettono di instaurare collaborazioni con i servizi nel territorio attraverso uno scambio di invii dell’utenza.

Durante le riunioni d’equipe vengono affrontati i casi e condivisi gli interventi da mettere in atto da ogni professionista per il raggiungimento del progetto individuale della donna, l’argomentazione dell’ordine del giorno, l’attività di rete svolta e la programmazione di quella futura; le decisioni prese vengono riportate in apposito verbale.

La supervisione è uno spazio all’interno del quale è possibile contenere ed elaborare sentimenti ed immagini della realtà per le quali è possibile costruire degli spazi specifici di confronto, nei quali le operatrici possono riconoscere, descrivere, condividere emozioni e stati d’animo, questo rappresenta una ricchezza ed uno stimolo per tutta l’equipe. Oltre all’aspetto personale, la supervisione si occupa anche della parte professionale dell’equipe in quanto rappresenta anche uno spazio dove condividere la gestione dei casi grazie al supporto professionale del supervisore. Dall’esperienza del singolo come da quella di sottogruppi o dell’intera equipe è possibile apprendere ed elaborare modalità funzionali di presa in carico, attraverso il miglioramento ed adeguamento delle azioni quotidiane a partire dalle esperienze vissute e dalle sensazioni percepite.

Le operatrici del Centro Antiviolenza si avvalgono di strumenti informatici per la rilevazione dei dati di ogni singola donna (data base Excel), attraverso i quali è possibile stilare e studiare l’andamento del fenomeno della violenza attraverso elaborazioni statistiche.

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Il Centro Antiviolenza La Fenice ha la possibilità di usufruire della Casa Rifugio “Casa Maia”, che accoglie le donne vittime di violenza o gravemente a rischio di subirla, con o senza figli minori che necessitano di accoglienza e protezione.

La casa rifugio è ubicata presso una struttura messa a disposizione dall’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona ASP n.2 della Provincia di Teramo, con sede legale ad Atri, in convenzione con la Provincia di Teramo.

La struttura si compone di 10 stanze, tra cui 3 camere con 9 posti letto.

Accedono alla Casa Rifugio, in via prioritaria, le donne il cui accesso è programmato dalle operatrici del centro antiviolenza La Fenice, a cui la casa rifugio è collegata.

Nel caso in cui la richiesta di inserimento nella casa rifugio venga inviata da un diverso centro antiviolenza del territorio regionale, l’accesso è subordinato alla disponibilità dei posti e all’impegno degli EE.LL. Competenti per territorio ad assumere l’onere dei costi di mantenimento in struttura da concordare con la Provincia e la struttura di accoglienza secondo le priorità del caso.

In caso di presenza di figli minori, Casa Maia provvede all’accoglienza degli stessi e alla sistemazione provvisoria con la propria madre. Casa Maia provvede immediatamente, e comunque non oltre 48 ore dall’ingresso in casa rifugio, a notiziare il Tribunale dei Minorenni ed il Servizio sociale competente per territorio.

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Lavoro di rete

Nel mese di gennaio 2020 le operatrici del CAV hanno partecipato alla riunione d’equipe con le operatrici della casa rifugio “ Casa Maya” per revisionare il regolamento della struttura.

DATI RELATIVI ALLE DONNE ASSISTITE FINO AL 18 NOVEMBRE 2020

Per la rilevazione dei dati statistici vengono utilizzati strumenti telematici e cartacei, tra cui la scheda di rilevazione attività, la cartella sociale e il database.

Durante il periodo di riferimento, come di seguito riportato nella tabella 1, le donne che sono state accolte per la prima volta presso il centro antiviolenza sono state complessivamente 71 e le donne ospitate presso la casa rifugio sono state 7.

Donne prese in carico a Teramo

Donne prese in carico a Martinsicuro

Donne prese in carico a Pineto

Donne prese in carico a Isola del Gran Sasso

Donne che hanno svolto il primo colloquio a Casa Maya

Donne che hanno svolto primo colloquio telefonico
31 6 4 6 3 22

Il numero complessivo delle donne in tabella risulta superiore di una unità, poiché una donna accolta in emergenza in casa rifugio non è stata presa in carico dal centro antiviolenza, ma è stata subito inviata ai servizi sociali competenti del territorio di residenza per l’attuazione degli interventi di supporto necessari

Nella tabella 2 viene riportato nel dettaglio il numero delle donne prese in carico durante i mesi di riferimento.

MESE DI RIFERIMENTO NUMERO DI NUOVE DONNE PRESE IN CARICO

GENNAIO

3

FEBBRAIO

9

MARZO

2

APRILE

4

MAGGIO

9

GIUGNO

7

LUGLIO

11

AGOSTO

8

SETTEMBRE

9

OTTOBRE

6

FINO AL 17 NOVEMBRE

4

Dalla tabella è possibile notare che all’inizio del lockdown, il numero di donne che ci ha contattato per la prima volta è diminuito. Tuttavia nei mesi successivi, in particolare maggio e giugno, tale dato è tornato a crescere nuovamente.

Nella tabella 3 sono riportati i dati relativi alla nazionalità delle donne straniere accolte nel 2020, le quali sono 3, tra cui 1 ospitata in casa rifugio.

Tabella 3. Paese di origine delle donne straniere accolte

NAZIONALITA’ NUMERO DI DONNE

TUNISIA

1

ALBANIA

3

GRAN BRETAGNA

1

ROMANIA

1

INDIA

1

MAROCCO

1

Tabella4.

Numero di invii da parte dei soggetti della rete

istituzionale
PRONTO

SOCCORSO

FORZE DELL’ORDINE SERVIZI

SOCIALI

1522
3 26 2 5

Le donne che arrivano al centro vengono inviate principalmente dalle forze dell’ordine.

Nella tabella 5 sono riportati i dati relativi alla fascia d’età delle donne accolte nel periodo di riferimento.

Tabella5.1 Età delle donne

18-30 31-40 41-50 51-60 Over60
13 11 22 16 6

 

La fascia d’età più rappresentativa per le donne è 41-50.

Tabella 6.1 Stato civile delle donne italiane
NUBILE CONIUGATA CONVIVENTE SEPARATA DIVORZIATA
19 36 5 10 2
Tabella 7.1 Titolo di studio delle donne italiane
LICENZA ELEMENTARE LICENZAMEDIA DIPLOMA LAUREA
1 14 9 10
Tabella 8. Autore della violenza
MARITO CONVIVENTE EX FIDANZATO FAMILIARE O CONOSCENTE DATORE DI LAVORO

31

6

18

1

11

2

Tabella9. Situazione lavorativa delle donne accolte

OCCUPATE DISOCCUPATE STUDENTESSE
42 27 3

5. LE RICHIESTE DELLE DONNE E IL PERCORSO SVOLTO NEL CENTRO ANTIVIOLENZA

Il primo colloquio viene svolto dall’assistente sociale, la quale si occupa dell’accoglienza della donna e raccoglie la sua storia.

Durante il primo colloquio, la donna espone le sue richieste all’operatrice, la quale cerca di capire quali sono i bisogni della donna e quali sono i servizi che possano aiutarla.

Sulla base della valutazione della situazione dell’utente e delle sue richieste, l’assistente sociale orienterà la donna verso i vari servizi offerti dal centro tra cui:

– il supporto psicologico;

– la consulenza legale;

– la consulenza sociale;

– la consulenza sociale;

– accoglienza in casa rifugio.

Tipo di servizio richiesto dalle donne italiane

Supporto psicologico Assistenza legale Protezione
51 13 3

IL servizio maggiormente richiesto dalle utenti è il supporto psicologico.

Percorso intrapreso al centro

percorso avviato invio ad
altre strutture
solo primo colloquio o consulenza legale percorso interrotto
40 1 13 19

DATI RELATIVI ALLE CONSULENZE LEGALI FORNITE ALLE DONNE ASSISTITE NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2020

Il servizio di consulenza legale presso il centro antiviolenza viene fornito alle donne che ne fanno richiesta, generalmente già prese in carico presso il CAV (salvo casi di urgenza) e previa valutazione da parte dell’operatrice d’accoglienza.

Durante la consulenza legale vengono fornite le informazioni richieste dalla donna e, qualora la stessa necessiti di assistenza diretta da parte di un avvocato, le viene fornito l’elenco degli avvocati abilitati al gratuito patrocinio a spese delle Stato, tenendo conto delle necessità della donna (luogo di residenza, possibilità di spostamento, preferenza per un avvocato di sesso femminile, materia da trattare).

L’oggetto della consulenza legale fornita verte soprattutto in materia civilistica, riguardando prevalentemente la separazione, il divorzio, gli alimenti e l’affidamento dei figli.

Per quanto riguarda invece la materia penale, la donna necessita soprattutto di informazioni utili a valutare l’opportunità di sporgere una denuncia/ querela, piuttosto che richiedere un ammonimento o misura cautelare dell’allontanamento familiare. Laddove non vi abbia già provveduto prima di rivolgersi al Centro, la donna viene assistita ed aiutata materialmente nella redazione della querela.

Nello specifico la consulenza legale è finalizzata a fornire informazioni in merito a:

pagamento degli alimenti e strumenti di recupero del credito.

diritti e procedimento per la separazione e divorzio;

iter legale di una denuncia;

informazioni rispetto all’affidamento dei minori.

Tutti i vari aspetti legali che possono essere conseguenti ad una violenza di genere.

Nel periodo di riferimento, le consulenza legali fornite alle donne che ne hanno fatto richiesta sono state 23

Le consulenze legali hanno riguardato in modo particolare due tematiche, le separazioni coniugali e l’andamento delle querele. Nello specifico, le donne che hanno sporto denuncia hanno chiesto informazioni sul suo sviluppo, sui tempi e altre notizie a riguardo. Invece le donne che non hanno sporto denuncia hanno chiesto informazioni sulla separazione, sulle procedure che comporta e quali sono le conseguenze di tale scelta.

DATI RELATIVI ALLE CONSULENZA PSICOLOGICHE FORNITE ALLE DONNE ASSISTITE NEL 2019

Il supporto psicologico è offerto attraverso colloqui individuali e, durante il percorso, la psicologa lavora al fianco della donna per avviare un lavoro di consapevolezza della violenza subita e di cambiamento delle rappresentazioni personali, legate alle relazioni di coppia.

Il lavoro della psicologa consiste nel supportare la donna a ritrovare la propria autostima e autonomia, nell’individuare le proprie risorse e nell’attribuire la responsabilità dei maltrattamenti subiti all’uomo, con una chiara visione di rifiuto della violenza.

Pertanto la psicologa realizzerà un percorso finalizzato al rafforzamento dell’autostima della donna, affinché quest’ultima possa riscoprire i bisogni personali che finora ha represso e possa prendere coscienza delle dinamiche di coppia disfunzionali, elaborando i vissuti emotivi più profondi come la rabbia, il senso di colpa e le paure.

Nel periodo di riferimento, 40 utenti hanno deciso di avviare un percorso di supporto psicologico.

 

IL PERCORSO INTRAPRESO DALLE DONNE IN CASA RIFUGIO

Nel periodo di riferimento sono state accolte due donne in casa rifugio, di cui una non è stata presa in carico dal centro antiviolenza, ma è stata subito inviata ai servizi sociali competenti del territorio di residenza per l’attuazione degli interventi di supporto necessari.

Dal 16 marzo gli ingressi in casa rifugio sono stati sospesi a causa dell’emergenza Coronavirus.

Successivamente sono state accolte 4 donne, di cui solo per una donna è stato avviato un percorso con il centro poiché le altre tre donne hanno deciso di allontanarsi volontariamente dalla casa rifugio dopo pochi giorni.

 

Le operatrici del Centro Antiviolenza