Gabriele Gravina è al vertice della Federazione del calcio italiano.

L’Abruzzo avrà un’interlocuzione meno difficile, non di favore, ma dall’istituzione del pallone non potrà che trarne benefici, senza mai uscirne penalizzato: Gabriele Gravina, 64 anni, pugliese di Castellaneta è, infatti, un abruzzese di adozione.

Laureato in Giurisprudenza, si avvicina al calcio giovanissimo: a 31 anni è Presidente del Castel di Sangro (5.000 anime appena), società che in dieci  anni sale agli onori della cronaca nazionale ed internazionale per aver scalato campionati su campionati, fino alla storica Serie B.

Uomo dalle indubbie qualità professionali, che vanno oltre la Presidenza e la gestione di un club calcistico, durante lo sviluppo del “miracolo Castel di Sangro”, viene nominato Consigliere di Lega Pro e, successivamente, della FIGC.

L’escalation è oramai avviata.

Entra nella Commissione della UEFA per l’assistenza tecnica ed amministrativa e diviene capo-delegazione della Nazionale Under 21, ruolo che ricopre dal 2004 al 2009.

In quella fase, nel 2008, ai tempi del compianto Rettore Luciano Russi, è docente nell’Università degli Studi di Teramo dei corsi di Management Sportivo e di Organizzazione e gestione di eventi: ne apprezzò le qualità anche l’attuale addetto stampa del Teramo Calcio, Marco De Antoniis, che avviò la propria formazione professionale seguendo le indicazioni di Gabriele Gravina.

Successe all’inossidabile Mario Macalli nel dicembre 2015, divenendo Presidente della Lega Italiana Calcio Professionistico.

Viene confermato nell’incarico l’anno successivo con un quasi plebiscito: 55 voti a 3 sullo sfidante Alessandro Barilli.

Deve dimettersi lo scorso 15 ottobre per la presidenza della Federazione Italiana Gioco Calcio.

Il cerchio si è chiuso: sono passati 33 anni dal primo approccio al mondo del calcio.