Questa immagine di Bruno Amadio è un poster da stampare e appendere nel salotto di casa, almeno di quelli che amano la Val Vibrata. Gli argini appena ristrutturati e rinforzati da gabbioni metallici in zona Poggio Morello di Sant’Omero danno al nostro fiume l’aspetto maestoso di un’autostrada. L’alveo del fiume, di una perfezione geometrica quasi perfetta, risplende col suo chiarore di ghiaia lavata; ospita, canalizzando l’acqua con dolce fermezza verso il mare adriatico, l’indomito Salinello, l’incostante, il discolo, il figlio del Girella e del Foltrone, che nasce dalle gole dei Monti Gemelli, nel Parco del Gran sasso e Monti della Laga. Che si tuffa subito in un canyon pauroso dove solo i coraggiosi si tuffano, che saluta subito le Grotte di Sant’Angelo, lambisce l’antica Ripe di Civitella, saluta l’antico rudere del Castello di Re Manfrino, costruisce a Macchia da Sole l’habitat più appartato e difficile da violare per la trota fario, si placa appena giunge a valle, alle pendici della rocca sulla cui cima svetta la gloriosa Civita Fidelissima con la Fortezza militare più grande d’Europa. Civitella, che prese il suffisso “del Tronto” avendo partecipato vittoriosa alla Guerra del Tronto, che non fu mai conquistata, che fu annessa al regno d’Italia tre giorni dopo la fine della guerra, mentre avrebbe dovuto godere dei privilegi concessi a San Marino e alla Città del Vaticano.

Poi il Salinello continua a scorrere, in un letto selvaggio, molto ampio, tra i territori di Campli e Civitella per bagnare le pianure di Sant’Omero e Bellante, Giulianova e Tortoreto. È qui, al confine di questi due territori, che scopre il mare con lo stupore di un fanciullo, con la dolcezza di un giovane innamorato, ammaliato dal blu delle onde. È qui che aironi e garzette, corvi e germani reali, nutrie e cavedani e barbi e anguille organizzano il matrimonio delle acque dolci con quelle salate. Più in alto, a metà percorso, nascosto in una ansa del fiume, il rarissimo granchio azzurro non si accorge di nulla, resta immobile come in preghiera, come un sacro eremita fluviale.

di Pasquale Felix