TERAMO – Le dispendiose manutenzioni all’immenso patrimonio immobiliare sempre più vetusto della Asl “sottraggono risorse economiche alla cura delle persone”. Ma anche alle assunzioni di infermieri e in genere a tutta la vita sanitaria. Le strutture fatiscenti costano un occhio della testa e creano problemi a non finire. “Tra un po’ dobbiamo chiudere al traffico Circonvallazione Spalato a causa delle condizioni precarie dell’ex  Ospedaletto di Porta Romana” ammette Valerio Profeta, responsabile della medicina del territorio, di certo un’arteria fondamentale per la città che veicola un flusso di traffico importante verso lo svincolo del Lotto zero di Via Conte Contin. Ma l’ex ospedaletto, una volta anche
orfanotrofio “Domenico Savini”, ha fatto registrare nel tempo diverse criticità e la situazione peggiora di giorno in giorno: i tecnici avevano segnalato “crolli diffusi e il serio rischio di implosione del tetto dell’immobile, con il grave pregiudizio dell’intera struttura”. E si erano ripetuti “gravi segni di cedimento strutturale dell’orditura principale della copertura visivamente evidenziati da crolli e da deformazioni della stessa molto accentuati”.

Inoltre il caseggiato presenta tre gallerie al suo sottosuolo che sono a 5 metri dalle fondamenta per cui è pressoché impossibile consolidarlo.

“Da tempo avevamo proposto l’abbattimento – annota Profeta – ci avremmo realizzato al suo posto dei giardinetti, oppure recuperata una sezione,
ma la struttura ha vincoli storici, come lo sono molti nei nostri immobili. Così è pure possibile che rimanga in questa maniera vita natural durante, d’altronde questo è l’ordinamento italiano, oltretutto non possiamo spendere soldi per la tutela del patrimonio artistico col fondo sanitario: se io recupero l’immobile poi non assumo gli infermieri” è l’amara considerazione.

E proprio dinanzi all’ex ospedaletto v’è un cancello con una muratura lesionata dal sisma: “Ebbene – prosegue Profeta – l’archetto sovrastante
del ‘700 l’abbiamo dovuto restaurare a nostre spese con dei soldi che erano destinati a comprare i medicinali; il mantenimento in sicurezza –
ripete – ci costa soldi sottratti alle cure delle persone”.

Allora non resta che vendere un patrimonio che pesa sul groppone. In questi giorni “abbiamo dato incarico a progettisti che ci rimetteranno
le loro idee di valorizzazione a proposito dell’area immensa di circa 800 mila metri quadri di Casalena, una cosa inaudita, del resto noi
siamo i più grandi proprietari di immobili in provincia”.

L’area non è vincolata e dunque gode di una prospettiva di sviluppo. “Ciò che frena il progetto di alienazione è la crisi dell’edilizia, aggravata dal fatto di valutazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate in genere superiori rispetto a quelle di mercato”.

I volumi, tra strutture non terminate, quelle esistenti, quelle vecchie, farebbero gola ma il momento non è dei migliori: “Vediamo anche se
possono essere utilizzate per altre destinazioni sanitarie”. Qualche tempo fa a Casalena volevano trasferirci gli uffici amministrativi della sede di Circonvallazione Ragusa “ma fu una mezza rivoluzione, i Teramani si ribellarono all’idea di non avere la propria sede Asl in centro a due passi”.

Ma c’è difficoltà anche per stilare un progetto di alienazioni perché “il nostro ufficio tecnico ha 25 addetti in meno di 10 anni fa e tutto
è maledettamente più difficile”.

Maurizio Di Biagio