Il falconiere abruzzese Giovanni Granati, responsabile nazionale della fauna selvatica di GAIA – L’Altritalia Ambiente, ha effettuato un Tour oltre Atlantico che lo ha visto impegnato in numerosi “States” degli USA, per la formazione e la condivisione di un’innovativa tecnica di allenamento e riabilitazione dei rapaci che unisce la storia e le tradizioni alle moderne tecnologie per la loro reintroduzione in natura.

“Circa 3 anni fa – spiega Granati – rimasi colpito di come numerosi falconieri degli emirati arabi uniti, addestrassero i rapaci  attraverso droni, monoala e gps che consentono la misurazione in tempo reale di tutti i parametri di volo (velocità, altitudine, posizione ecc.). Decisi quindi di far visita ad un falconiere locale di nome “Peter Henry Bergh” ideatore del monoala Berghwing. Vedendo il suo lavoro dal vivo, compresi subito le potenzialità di quel sistema. In pratica il rapace inseguiva il monoala come se fosse una vera e propria preda, cercando di prendere un “logoro” attaccato alla sua estremità, una finta preda fatta in cuoio tipicamente utilizzata per richiamare l’attenzione dei rapaci al falconiere”.

“Vedendo quelle scene mi balenò l’idea di utilizzare questa tecnica per muscolare i rapaci da reintroduzione, quelli feriti e poi curati per intenderci, ed offrire loro, così, maggiori chance di sopravvivenza”. Successivamente Peter fu protagonista di una puntata di “WildMan”, rubrica condotta dallo stesso Granati e inserita nel programma “l’Arca di Noè” in onda la domenica su Canale 5.

In 3 anni  Granati ha perfezionato questa tecnica con altri sistemi: droni, integratori, traine elettrica, Gps (Bsplanet) e l’utilizzo di pesi per aumentare la muscolatura dell’animale allenato. Una delle ricerche fu anche oggetto di studio per una tesi di laurea in tutela e benessere animale (i cui relatori furono la professoressa Pia Lucidi e il dottor Giuseppe Conversano) presso l’università di Teramo.

Granati inoltre si focalizzò anche sullo studio della fisiologia muscolare: la cellula muscolare e praticamente identica per ogni forma animale, cambia solo la specializzazione delle fibre che compongono il singolo muscolo. Quindi testò negli anni una tecnica di allenamento con i sovraccarichi con enormi successi. Gli animali allenati riuscivano ad avere degli imput muscolari maggiori, grazie all’utilizzo di pesi con precisi parametri di studio sulle percentuali di carico.

Iniziò quindi a scrivere un testo per offrire a tutti la possibilità di usufruire di questo studio. Il libro sarà edito in Canada, entro la fine dell’anno, con la casa Editrice più importante sul panorama internazionale della documentaristica: Hancock library.

“Come ultimo step – aggiunge Granati – decisi di creare un mio Brand ‘Flyboost’ che racchiudesse tutti i prodotti utilizzati durante le ricerche: integratori, droni, monoala, gps ecc. Questo per offrire un punto cardine su cui basare i propri allenamenti, per i professionisti che si occupano di reintroduzione.

Il mio intento era di creare una tecnica di allenamento fondata sull’antica arte ma adattata alla nostra epoca. Il rapace, essendo addestrato all’inseguimento dei droni, mezzi volanti che simulano perfettamente un uccello da preda, non si abituano all’uomo ma alla caccia di questa finta preda. Poterlo vedere in volo prima della reintroduzione, leggere i parametri (altezza, peso, velocità, tempo di volo) attraverso i Gps è di importanza cruciale per evitare che i rapaci muoiano una volta reintrodotti in ambiente selvatico perché non competitivi”. Per spiegare meglio il concetto, bisognerebbe pensare a un falco come ad un atleta, un centometrista che durante una gara subisce un grave infortunio. Il rapace viene obbligato a rimanere fermo per 2 mesi senza ricevere nessuno stimolo muscolare se non quello di volare da un punto A ad un punto B in pochi metri di voliera. Dopodiché viene reintrodotto nel suo ambiente naturale e lasciato libero. È lapalissiano che le sue chance di sopravvivenza, considerando il fatto che il muscolo è totalmente atrofizzato ed impreparato, siano davvero ridotte a lumicino.

“Con queste motivazioni – conclude Granati – ho deciso di visitare vari centri degli USA e presentare i miei studi e le mie ricerche ad alcuni tra i più importanti centri di reintroduzione al mondo”.

È quindi stato in Tennesee, nella città di Chattanooga, dopo aver visitato i prestigiosi centri del west america attivando degli importanti accordi futuri con cui sviluppare ulteriormente il progetto. Con il California Foundation for Bird of prey, Giovanni è riuscito invece ad attivare un progetto per la reintroduzione delle Aquile reali, in cooperazione con le università della California, del Nevada, biologi e veterinari Americani e nativi americani. Ha visitato inoltre il Peregrine Fund Idaho, la famosa fondazione che ha salvaguardato il falco pellegrino dal rischio estinzione con programmi di ricerca e reintroduzione in ambiente selvatico; con quest’ultima è riuscito a fissare un incontro per il prossimo anno con i biologi e veterinari Americani per presentare ufficialmente il proprio progetto. Ha affrontato numerosi meeting passando per la California, lo Utah, L’Idaho, Il Colorado, La Georgia, Alabama, Tennesee, New Jersey, New York e Florida. Tutto questo per concretizzare e far partire il progetto in una federazione di Stati, gli Usa, in cui attualmente l’argomento della salvaguardia e della reintroduzione dei rapaci è tenuto in considerazione. Tornato in Italia il  6 aprile, ripartirà per gli USA agli inizi di maggio.