PESCARA – Messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso, infrastrutture e viabilità sicure, rigenerazione post sisma, bonifica di Bussi e non più discariche o ampliamenti, ma impianti di economia circolare: queste le priorità in Abruzzo secondo Legambiente, che oggi ha presentato le 170 opere pubbliche individuate in Italia per far aprire i cantieri e rilanciare investimenti e occupazione.

La presentazione, a Pescara, un’ora dopo quella nazionale, avvenuta a Roma. A fare il punto della situazione è stato il presidente di Legambiente Abruzzo, Giuseppe Di Marco, insieme a Silvia Tauro e Daniele Colantonio della segreteria regionale. In Abruzzo, afferma l’associazione, centrale è la questione bonifiche con le discariche 2A e 2B, Tre Monti e il polo chimico di Bussi inseriti tra i Siti di Interesse Nazionale nel 2008 e tuttora al palo. Sul tema rifiuti, gli incendi ripetuti all’interno della discarica del Civeta e l’idea di ampliamento che si prospetta anche su altri impianti “ci dicono che è tempo di fare un salto di qualità, attraverso una seria gestione che superi il ‘sistema discarica’ e punti a realizzare impianti utili per l’economia circolare e necessari alla corretta chiusura del ciclo dei rifiuti“. Come il previsto impianto di digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti solidi urbani in grado di produrre biometano. All’Aquila a dieci anni dal sisma, “cercasi scuole e spazi sociali e la ricostruzione pubblica della città è una chimera, in particolare quella del patrimonio dell’edilizia scolastica è la grande assente del piano di rinascita del centro e dell’intero territorio. Il viadotto del Cerrano – aggiungono – è solo l’ultimo degli allarmi legati alle infrastrutture e viabilità sicure, con una realtà regionale sempre più critica sugli assi autostradali e fortemente dissestata nelle aree interne. Per fortuna sono aumentati attenzioni e controlli, grazie anche alla campagna di Legambiente #SosInfrastruttureSicure, lanciata dopo il crollo del Morandi“. “Non da ultimo – proseguono – la messa in sicurezza dell’acquifero del Gran Sasso. L’inquinamento delle falde acquifere, con composti chimici, sotto il massiccio dell’Appennino vede diverse responsabilità e criticità, tra cui le attività dell’Istituto di fisica nucleare e le gallerie autostradali. Si tratta di acqua destinata a 700mila cittadini abruzzesi. Alla luce dei rilievi formalizzati dalla magistratura inquirente, dopo oltre 15 anni di incertezza, ben due sequestri e finora nessuna soluzione, c’è bisogno di un intervento chiaro e risolutivo. Quanto al procedimento penale, Legambiente ha stabilito di costituirsi parte civile”. “Il quadro abruzzese rappresentato nel dossier – afferma Di Marco – precisa gli interventi non più derogabili e l’invito alle autorità competenti non solo nazionali ma anche territoriali a rimuovere una volta per tutte i diversi e numerosi ostacoli presenti e ad intervenire rapidamente in modo risolutivo, per garantire quella sicurezza e qualità della vita che gli abruzzesi chiedono da tempo” – ANSA –