TERAMO – Un articolo è apparso sulla stampa di oggi con una buona notizia: lo sblocco di 60 milioni di Euro destinati al completamento…si spera della nuova sede dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Teramo — adesso lo richiamano così, come 80 anni fa -.

Intervengo per precisare che io non sono mai stato presidente di tale istituto, come riportato nell’articolo. Sono stato un dipendente con compiti di direttore. Direttore – senza aggettivi che, come è noto, svalutano il valore dei sostantivi – che non era un soggetto nominato dalla politica, magari senza i necessari requisiti richiesti dalla legge, come il direttore generale attuale. Sono diventato direttore vincendo un concorso pubblico nazionale per titoli scientifici e di carriera. Ne vado tutt’ora orgoglioso!

Intervengo, inoltre, non tanto per ringraziare la ex-presidente per il divertimento che mi ha procurato la lettura della sua fantasiosa ricostruzione della vicenda, ma perché dalle sue dichiarazioni si potrebbe pensare che io sia stato uno sprovveduto irresponsabile e con me chi aveva al tempo la responsabilità della gestione dell’Ente. Afferma la ricostruzione, infatti, “la nuova sede è nata da una progettualità del presidente (sic!) Vincenzo Caporale con un accordo di programma stesso col Comune di Teramo”. Questo è vero, e va ricordato che lo spostamento della sede non era stato voluto da me, ma dall’allora sindaco Sperandio per “riqualificare” l’area del Campo della Fiera. L’articolo, però, prosegue dicendo che “poi non furono trovati i finanziamenti e tutto rimase nel cassetto”. Questa affermazione è falsa. I finanziamenti c’erano, tanto è vero che era stata bandita la gara di appalto per la costruzione. La gara andò deserta e, ai sensi di legge, l’opera poteva essere affidata “a trattativa privata” senza ulteriore formalità. Il direttore generale nominato dall’ineffabile Chiodi Gianni, insieme al consiglio di amministrazione dell’istituto – di cui faceva parte anche il direttore generale attuale – non volle/non fu capace di procedere e la nuova sede, pertanto, non fu costruita. Un’occasione persa, anche per le imprese edili locali che, riunite in consorzio, come era accaduto per la costruzione dei parcheggi, avrebbero potuto concorrere a costruire la nuova sede!

Non l’assenza di denaro, dunque, ma la incapacità del direttore generale e del consiglio di amministrazione dell’epoca furono il motivo per cui non si procedette a iniziare la costruzione della nuova sede 10 anni fa. I fondi c’erano ed erano ampiamente sufficienti! I costi per la costruzione, nel frattempo, sono passati dai 35 milioni Euro di allora a…?? Sembrerebbe, leggendo l’articolo, che il costo attuale dell’opera sia 27+60 ovvero 87 milioni di Euro. Un bel colpo, non c’è dubbio e per dirla con le parole dell’articolo “un ottimo risultato”. Un risultato accreditabile alla straordinaria “competenza” dei direttori generali e dei consigli di amministrazione nominati dalla politica – uno dei quali presieduto dalla presidente del PD dell’Abruzzo – che hanno gestito l’Ente in questi ultimi 10 anni. Competenza che, almeno per uno dei membri del consiglio, è stata pure premiata con l’attribuzione della funzione di direttore sanitario prima e di direttore generale poi, in rigorosa mancanza dei requisiti minimi previsti dalla legge! Anche questo, indubbiamente, un altro grande merito di D’Alfonso e di Marsilio e un esempio palmare di quali siano i criteri che guidano la politica dell’Abruzzo d’oggi.

Una curiosità: perché ci dovrebbe essere bisogno di un accordo di programma per realizzare la viabilità di accesso alla nuova sede? I fondi per tale opera – 2 milioni di euro – erano stati assegnati dalla Giunta dell’Abruzzo presieduta da Giovanni Pace al comune di Teramo. L’allora sindaco Chiodi e i suoi valenti collaboratori, fra i quali è d’obbligo ricordare il Gatti, il Di Dalmazio e il Mazzarelli, pensarono bene di dirottare tale somma alla costruzione della mirabile viabilità di accesso al centro commerciale ed al campo sportivo di Piano D’Accio. Gli stessi fantastici 4 che, durante la loro permanenza in Comune, avevano ritardato in tutti i modi l’iter amministrativo per la costruzione della nuova sede, voluta dalla stessa Amministrazione comunale che era e penso sia tutt’ora capofila dell’Accordo di programma per la realizzazione dell’opera. Gli stessi magnifici 4 che poi, come presidente e assessori della giunta d’Abruzzo, hanno impedito che l’Istituto diventasse ente a carattere nazionale, nonostante la volontà espressa dal Parlamento, e che, con la loro inerzia, non consentirono all’istituto di ricevere un finanziamento di 30 milioni di Euro in conto capitale, che furono dirottati all’Istituto delle Venezie. Gente da ricordare!

Vincenzo Caporale