Quando subisci 13 reti su 13 nei secondi tempi, la domanda sul perché bisogna porsela: ha ragione Maurizi che, dopo il 2-2 odierno con l’Albinoleffe, che va accettato (De Grazia e Barbuti da una parte, Kouko su rigore e Sibilli dall’altra),  lo ha evidenziato.

L’1-2 dei bergamaschi nel quarto d’ora iniziale della ripresa, infatti, ha messo la gara in forte salita, ripidissima, tant’è che l’undici di Alvini ha avuto più di una possibilità, almeno potenziale, per chiuderla.

Sul  dato statistico “… non dipende dalla sola condizione fisica – ha dichiarato il mister del Teramo – ma da tanti ingredienti che costituiscono l’essere squadra”.

In effetti il Teramo denota dei limiti proprio come assetto di squadra, evidenti in particolare nel pacchetto offensivo, pur vantando una linea di mediana che addirittura abbonda e che può permettersi di tenere in panchina Ranieri, ed una difensiva che vale, quanto meno, la media del campionato.

Non conoscessimo Bacio Terracino, avremmo dubbi anche su di lui, mentre per Piccioni questa sembra essere davvera una stagione che è nata male e che si sta sviluppando peggio (e che bene avrebbe fatto se avesse evitato un alterco con qualcuno in Tribuna, oggi…).

Barbuti, zitto zitto, giocando molto meno, di goal ne ha addirittura realizzati due… almeno a lui non si può chiedere tanto di più: ma non basta, perché tutto il resto è frutto di reti messe a segno da centrocampisti e da difensori (Ranieri, De Grazia e Caidi 2 ciascuno, Speranza e Spighi 1), eccezion fatta per la mancante rete dello stesso Bacio, al Gubbio.

Poco, decisamente troppo poco!

E poi resta in piedi il dubbio amletico dei secondi tempi: non può essere un caso che si prenda goal solo nella seconda parte di ciascuna partita. Se la condizione fisica non c’entra, allora i problemi vanno individuati nella fragilità mentale della squadra, nella media della gioventù che è elevatissima e nel lavoro che compete ancora allo stesso mister, al quale spetta un compito molto difficile, che richiederà tempo.

Avremmo preferito ipotizzare una grave lacuna tecnica: se è di natura non fisica, ma mentale, sarà dura.