Fa freddo! Il sole cerca di confortare le persone intorpidite che vivacizzano Teramo. C’è fermento nonostante la neve. Non è solo il mercato settimanale ad attirare gente, c’è un appuntamento insolito per la città. Uno di quelli che stimola commenti, regala riflessioni, accende dibattiti. La visita del Ministro Matteo Salvini.

Alle 9.30 c’è già una corposa calca alla Sala Polifunzionale della Provincia. Le elezioni regionali sono all’orizzonte e la macchina elettorale ha percorso solo pochi chilometri, colpa dell’incertezza sulla data delle votazioni.

Come in ogni campagna elettorale che si preannuncia parecchio agguerrita, la presenza dei big della politica si rivela spesso una medicina per rinsaldare l’elettorato e convincere gli incerti. E così questa volta Teramo ha visto l’arrivo di Salvini.

Dopo i controlli di routine si entra nella sala convegni. L’allestimento è composto da bandiere, che foderano la scrivania sul palco, con il simbolo del partito; totem ai lati del palco con la riproduzione seriale in piccola scala del simbolo del partito; proiezione gigante dietro la scrivania del simbolo del partito. Praticamente sempre e solo simbolo del partito. Nessuno slogan. Nessuna proposta per il futuro. Nessun nome o immagine del candidato Presidente o dei candidati delle Liste di centrodesta. Niente! Si intuisce che il protagonista della giornata è quello che ha il nome sul simbolo del partito. Una mossa che un po’ svantaggia il già poco conosciuto candidato presidente Marsilio.

Puntuale Salvini entra in sala. Il pubblico lo invoca e lo applaude. Indossa il giubbotto della Polizia di Stato. Vuole dare una testimonianza del suo orgoglio per essere Ministro degli Interni. La comunicazione passa anche dalla forma, oltre che dal contenuto, e gli abiti sono importanti. Jeans e camicia sotto il giubbotto. Il messaggio è chiaro: “sono uno di voi”.

Intervengono i vari ospiti e poi tocca a lui. Assiepato dai giornalisti bramosi di cogliere ogni suo gesto, parola, sguardo; chiede loro di fare spazio. Capisce che il suo interlocutore primario, ovvero il pubblico non lo vede e allora gli mostra rispetto con questa richiesta. Gli spettatori si sentono capiti. Applausi! Nel marketing d’impresa si parla di approccio “cliente-centrico” quando i prodotti o servizi sono allineati ai bisogni dei clienti. Salvini adotta un approccio simile, dove al centro c’è l’elettore.

Il suo discorso strappa consensi e acclamazioni. In barba alle regole della retorica, il suo discorso non è costruito per avere un unico grande climax, cioè passaggi del discorso che portano ad un crescendo. Nelle sue parole troviamo tanti piccoli climax. Parla degli immigrati e raggiunge il climax con la chiusura dei porti. Parla degli stupratori e raggiunge il climax con condanne più severe. Parla dell’assunzione di insegnanti di sostegno e afferma che i bambini disabili non devono essere messi in un “angolo” dell’aula, perché la maestra non sa come occuparsi di loro e della classe contemporaneamente. Non devono diventare un “imbarazzo”. Non devono diventare un “peso”. “Angolo”, “imbarazzo”, “peso”. Si percepisce come le parole si susseguono con un carico emotivo sempre più greve. La parola “peso” associato ad un bambino disabile apre i cuori, stimola l’attenzione, giustifica e fa apprezzare il suo operato.

Nel suo discorso gli argomenti seri si alternano a momenti di ironia. La gente ride e in psicologia è consolidato che se una persona ti fa ridere, ti diventa anche simpatica. La comunicazione di Salvini richiama la comunicazione dei social network anche quando è nella vita reale. Parla semplice: ad un problema presenta sempre una sua soluzione. E parla di casi concreti, senza usare concetti astratti, tanto cari alla maggior parte dei politici. Elenca le cose fatte e usa di rado i “faremo”, il futuro non è certo, al contrario del presente e passato. Parla di sé, propone aneddoti che lo riguardano, si racconta e lo condivide con gli altri. Un po’ come accade online.

Appare meno innovativo, quando usa il modello di comunicazione che si basa sullo schema “noi contro loro”. Salvini, durante il suo discorso si rivolge ai suoi simpatizzanti e quindi ridefinisce e fortifica i confini del partito cercando un nemico fuori: PD, D’Alfonso, la sinistra.

Dalle parole del Ministro si evince la personificazione dell’archetipo dell’angelo custode, preoccupandosi per gli altri: italiani, disabili, pensionati… e visto che siamo in Abruzzo anche per i teramani. Mostra empatia e connessione con gli altri. Se si sta parlando di pensioni dice che prima va in pensione chi ha la schiena spezzata dalla fatica, e prima un giovane teramano troverà lavoro. In linea a ciò è anche la proposta che ha fatto al candidato presidente di tenere il Consiglio regionale non solo all’Aquila, ma anche negli altri capoluoghi di provincia e quindi anche a Teramo. Calza bene su Salvini pure l’archetipo dell’uomo comune, che si caratterizza per la concretezza e l’empatia. Durante il suo discorso, non a caso, ha sottolineato che anche lui commette errori e non sa fare miracoli.

Per quanto riguarda la comunicazione corporea, qualsiasi speech coach di fronte al suo intervento comincerebbe a sentire i brividi di freddo. Braccia incrociate e quindi in posizione di chiusura. Seduto, privandosi così della comunicazione del busto. Unico flebile gesto: a volte la sua mano si muove brevemente. Eppure il suo discorso viaggia come un treno verso il pubblico. È la comunicazione paraverbale a sottomettere l’attenzione dei presenti. Un ruolo importante ha il ritmo. Frasi brevi, medie e lunghe si alternano in una danza aerea.

E come in ogni discorso politico che si rispetti, arriva la chiamata all’azione. Salvini ha chiesto di votare e contagiare gli altri una volta fuori dalla sala. Ad effetto la frase “Potete fare la storia”, che responsabilizza l’elettore e lo mette al centro della campagna elettorale.

Applausi, apprezzamenti, qualche domanda della stampa e poi… l’inaspettato! Il Ministro chiede ai presenti se c’è chi vuole farsi la foto con lui. Tutti in fila. È lui a scattare i selfie-ricordo. Con pazienza sorride a tutti. Stringe le mani a tutti. Fa foto con tutti. Salvini ha capito! Ha capito che quella foto vale più di innumerevoli spot elettorali. La foto è sul telefono e il telefono è sempre tra le mani. La foto la puoi vedere quando vuoi, ma soprattutto la condividi sui social. Che pubblicità! E la persuasione? Si innesca il meccanismo della riprova sociale. Un po’ come quando i nostri amici commentano positivamente un ristorante e poi prenotiamo fidandoci del loro giudizio. Con la foto ti fidi del giudizio dei tuoi amici. Un selfie con un Ministro, inoltre, emoziona e le emozioni influenzano le decisioni di voto. Alla faccia di tutti quei politici che non fissano neanche un appuntamento ai propri elettori.