L’Aquila e l’Abruzzo hanno ricordato le loro 309 vittime in una commovente fiaccolata che ha percorso le strade dei ricordi, i luoghi della memoria e del dolore per quella terribile notte del 6 aprile del 2009.  Un fascio di luci silenziose che ha attraversato i luoghi del disastro, ove ricostruiti ove no.  Il rituale di una comunità che non dimentica chi in quella notte non ce l’ha fatta, con parenti e amici in processione con le foto dei loro cari scomparsi. E poi, come ogni anno, in piazza Duomo la lettura dei nomi delle 309 vite spezzate, e i 309 rintocchi che lasciano i brividi  sulla pelle. Brividi particolari vissuti anche dal premier Giuseppe Conte, presente alla fiaccolata. “Abbiamo il dovere della memoria” – ha detto. Memoria di quello che è stato, ma anche di questi 10 anni nei quali la città ha vissuto una lenta rinascita. L’Aquila ha ancora le sue ferite da dover rimarginare: si poteva e doveva fare di più.

Intanto il ricordo ci unisce: tutto l’Abruzzo e l’Italia hanno abbracciato L’Aquila questa notte. Anche Teramo, devastata a sua volta dal sisma, attraverso la suggestiva iniziativa di Lectus in piazza Orsini: letture notturne commoventi, accompagnate da una narrazione musicale carica di emotività. Era presente anche il Sindaco Gianguido D’Alberto che ha letto alcuni stralci della lettera che il giornalista Giustino Parisse scrisse dopo quella tragica notte, nella quale perse due figli ed il papà. Un racconto che, come ricorda il Primo cittadino, è la fotografia di quello che è stato per la nostra comunità: niente sarà più come prima.

“… Io ho un impegno nei vostri confronti e nei confronti di tutti quelli che sono morti. Voglio che i nostri luoghi vengano ricostruiti. Io ho poco da chiedere al futuro. Quei luoghi, però, noi li avevamo ereditati. Dobbiamo restituirli a chi tornerà a viverci e dovranno essere più belli e soprattutto più sicuri. Lo dico con una rabbia che si fa amarezza, nessun genitore dovrà soffrire come sto soffrendo io. Nessuno deve più morire sotto le macerie come voi, Domenico e Maria Paola, e come le altre 306 persone…. ” – Giustino Parisse, 6 aprile 2010