PESCARA – Ho letto con interesse e rispetto l’intervento di S. E. Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, diffuso da diversi organi di informazione. Ritengo si tratti di una iniziativa importante. Viviamo, infatti, un tempo di crisi e di grande difficoltà, che investono l’ambito materiale non meno di quello morale. Credo che in queste temperie Cesare e Dio debbano confermare le loro specificità ma, al di là degli ambiti di rispettiva competenza istituzionale, come tali inviolabili, debbano anche parlarsi e collaborare per la promozione del bene comune.
In tal senso, non ritengo che il voto dei cattolici possa orientarsi verso un solo partito e neppure verso un solo schieramento. Sarebbe antistorico perseguire tale obiettivo. L’esistenza del “partito cattolico” in Italia, infatti, ha corrisposto a condizioni storiche e geopolitiche irripetibili e che, di fatto, con la fine della Guerra Fredda si sono esaurite.
Quanto mai vivi, invece, risultano oggi i temi e le problematiche che si riconnettono alla tradizione cristiana, e più specificamente alla dottrina cattolica, e che richiamano le sfide inedite che il nuovo Millennio ci ha consegnato, anche sotto il profilo politico, le quali acquisiscono una speciale rilevanza tanto per chi crede quanto per chi non ha il dono della fede.
Monsignor Forte, da par suo, ne ha individuate alcune, rilevantissime: le nuove povertà, la fine del Welfare State così come l’abbiamo conosciuto nel Novecento, i crescenti disagi delle zone più periferiche, la distruzione dei corpi intermedi e delle comunità, le conseguenti difficoltà d’integrazione.
A queste problematiche mi permetto, da parte mia, di aggiungere il tema dei mutamenti antropologici derivanti dalla destabilizzazione dei vincoli naturali e le relative conseguenze sul concetto di persona, genitorialità, famiglia.
E’ evidente che ognuna delle tematiche richiamate può essere sviluppata con sensibilità differenti, sia dai laici sia dai cattolici. Non di meno, è assolutamente necessario che intorno ad esse si apra un dibattito, senza alcuna volontà di prevaricazione e di egemonia, evitando le risposte scontate e tanto più le reazioni istintive e irriflesse.
Se dovessi avere l’onore di presiedere la regione Abruzzo, mi impegno a incoraggiare questo dibattito in tutti i modi istituzionalmente idonei. So bene che le risposte vanno date innanzi tutto con i fatti e attraverso scelte di governo positive. Ma per nutrire questa azione si potrebbe immaginare una Consulta sulle grandi sfide del Terzo Millennio, nella quale chiamare a raccolta le migliori energie del mondo cattolico e del mondo laico, per aiutare ad abbattere steccati e far sì che risposte meditate e non scontate possano scaturire da un confronto vero lontano da ogni volontà egemonica.
Nei miei interventi mi riferisco spesso alla necessità di innescare un nuovo sviluppo dell’Abruzzo e mi riferisco sia allo sviluppo economico che a quello spirituale, perché è la storia di questa terra e dei suoi grandi uomini come Silone, Croce, D’Annunzio, Spataro, ad averci insegnato che queste due dimensioni procedono insieme.