ALBA ADRIATICA – Ad un anno dal primo lockdown emerge in maniera netta come i provvedimenti di restrizione adottati per far fronte alla crisi pandemica abbiano avuto effetti devastanti sul comparto economico della ristorazione pur non riuscendo a risolvere le problematiche sanitarie in corso.

Le reiterate chiusure e l’inattività prolungata al quale vienecostretto il comparto imprenditoriale hanno letteralmente affossatole economie del primo settore economico abruzzese per capacitàdi impiego.

Viene condannata ad un crollo certo la principale economia del territorio amministrativo oltremodo ramificata, partecipata da decine di migliaia di famiglie, capace di garantire una estesastabilità socio-economica essendo stabilmente collegata ad un vasto indotto produttivo e di servizi anch’esso messo in crisi per imedesimi motivi.

Siamo dunque giunti al cospetto di una crisi di sistemaestesissima, pericolosa e mai paventata dal dopoguerra ad oggi.

Ci rivolgiamo all’Anci, al mondo delle Amministrazionicomunali, ai Sindaci della Regione Abruzzo nella consapevolezzadi come si abbia ormai piena coscienza che le norme relative alla ristorazione, emanate attraverso una serie infinita di dpcm, risultino oltremodo penalizzanti e per diversi motivi controproducenti e contraddittorie.

Il meccanismo di chiusura/apertura in zona gialla penalizza le imprese della ristorazione tradizionale, già  riconvertite ai principi della tutela sanitaria.  

In zona arancione le aziende riconvertite vengono sottoposte ad un rigido blocco, mentre nel periodo delle riaperture esse si trovanodi fronte ad uno scenario confuso, ove molto spesso le condizioni lavoro borderline incompatibili ai dettami della sicurezza epidemiologica (tipo Movida), pur rappresentando un esiguo segmento del comparto, determinano le scelte di ritorno immediato  al blocco.

Anche in questo caso la ristorazione tradizionale sconta la reiterazione della chiusura pena l’appartenenza ad un comparto unico e indistinto.

La normativa non è aderente alla realtà delle cose, è carenterispetto alle necessità sanitarie ed è incapace di garantire le economie fondamentali della ristorazione presenti ed oltremodo diffuse sul territorio.

Per questi ed altri motivi abbiamo chiesto un riequilibrio della normativa, avanzando proposte concrete ed utili a superare il momento  drammatico, ripristinando le attività lavorative e collegandole ad un chiaro quadro giuridico finalizzato allasicurezza sanitaria.

Appare doveroso oggi partecipare ad una comune riflessione per restituire fiducia a centinaia di migliaia di famiglie in Italia e nella nostra Regione, i cui destini prossimi vengono ormai drammaticamente collocati nelle condizioni della precarietàsociale.

Non possiamo permettere che ciò avvenga, evitando di far nascereattraverso un lavoro comune sistemi di contenimento del virus realmente efficaci e in equilibrio con i diritti costituzionali garantiti ai cittadini, tra i quali i diritti economici e il diritto al lavoro.
Chiediamo che l’Anci sieda al fianco dei cittadini ristoratori garantendo il proprio prezioso contributo volto a ripristinare la salvezza delle economie del comparto e la sicurezza sanitaria quali diritti fondamentali delle nostre comunità.

Il Presidente di Aria Food

Valerio Di Mattia