TERAMO La vicenda del consigliere comunale Lanfranco Lancione sul caso foibe continua ad avere strascichi a livello cittadino. Interviene anche il consigliere della Lega Ivan Verzilli che scrive una lettera al Prefetto di Teramo Graziella Patrizi.

A S.E. il Prefetto di Teramo
Dott.ssa Graziella Patrizi

Eccellenza Signor Prefetto,

Le scrivo per segnalare gli incresciosi episodi che sono purtroppo occorsi durante l’ultima seduta del Consiglio comunale di Teramo dell’11 febbraio scorso.
All’inizio della seduta, alle 15.30 circa, il consigliere Franco Fracassa ha chiesto al Sindaco Gianguido D’Alberto di poter osservare un minuto di silenzio per ricordare i Martiri delle Foibe, essendo stato il giorno precedente il solenne “Giorno del ricordo”.
Il sindaco ha preso la parola per ringraziare ed ha accolto con grande favore la richiesta, aggiungendo con l’occasione di voler ricordare anche il “Giorno della memoria”, ricorrenza anch’essa da poco trascorsa, il 27 gennaio, ed istituita sin dal 2005 per commemorare le vittime dell’Olocausto.
A questo punto D’Alberto ha invitato tutti ad alzarsi in piedi e ad osservare il minuto di silenzio.
Contestualmente a ciò, come noto alle cronache cittadine, il consigliere Lanfranco Lancione, evidentemente contrariato dalla decisione del sindaco D’Alberto, si è alzato dal suo banco, si è avvicinato al banco della Presidenza del Consiglio comunale, dove era seduta al suo posto – oltre al presidente Dott. Alberto Melarangelo – anche il Segretario generale del Comune Dott.ssa Maria Cristina Chirico, ed ha lanciato sul tavolo il suo badge personale da consigliere, voltandosi ed uscendo dalla sala senza più farvi ritorno durante l’intera seduta consigliare.
Nelle more dello svolgimento del minuto di silenzio, mentre tutti i presenti erano in piedi, dal sindaco agli assessori, ai consiglieri, ai dipendenti comunali, ai giornalisti e ai cittadini presenti, solo due persone restavano sedute e parlavano fra di loro sul fondo dell’aula, l’assessore Andrea Core e un altro soggetto non identificato.
Alla luce della presente ricostruzione fattuale, non contestabile né contestata, Le chiedo pubblicamente un Suo autorevole intervento, in qualità di massimo rappresentante del governo sul territorio teramano, al fine di stigmatizzare il contegno serbato dai due rappresentanti delle Istituzioni cittadine, Lanfranco Lancione e Andrea Core.
Non si tratta, invero, soltanto di due sgarbi istituzionali, bensì di una vera e propria violazione di legge, in quanto – come Ella ci insegna – il “Giorno del ricordo” rappresenta una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, la quale persegue la finalità di «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
Coloro che hanno abbandonato la sala in segno di protesta e coloro che erano seduti a parlare, piuttosto che stare in piedi in silenzio durante il minuto di raccoglimento, non sono degni di rappresentare le Istituzioni, vieppiù in quanto la medesima Legge n. 92/2004 fa obbligo a tutti gli edifici pubblici – fra i quali rientra la sala del Consiglio comunale di Teramo – di esibire il tricolore all’esterno durante il “Giorno del ricordo”.
Certo di un Suo favorevole riscontro, mi pregio di offrirLe i miei più deferenti ossequi.

Il Consigliere Comunale
Ivan VERZILLI