ROMA – Nasce, come progetto pilota in tre regioni italiane, ‘l’infermiere di parrocchia’: avrà l’obiettivo di intercettare i bisogni dei cittadini più deboli ed emarginati, per varie ragioni non facilmente raggiunti dalla Sanità pubblica. La novità è frutto di un accordo siglato tra la Cei e l’Asl Roma 1, ma che si realizzerà anche in altre due diocesi: ad Alba, nelle Langhe piemontesi, e a Tricarico in Basilicata. “Un’iniziativa meritoria e lungimirante – afferma Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up – che colma un vuoto assistenziale e rappresenta molto più di un mero accordo tra Servizio sanitario nazionale e Chiesa cattolica, qui impersonata da don Massimo Angelelli, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute. Nel progetto si concretizza infatti l’ideale di presa in carico e di cura dei cittadini che non sono in qualche modo raggiunti dalla sanità pubblica, sia per ragioni di emarginazione e/o disagio, sia perché si trovano a confrontarsi con malattie croniche invalidanti o terminali. Situazioni limite che si presentano all’improvviso lasciando le persone più fragili sole o comunque poco protette”.  Il progetto dell’Infermiere di parrocchia, spiega De Palma, intende sperimentare la presenza di un infermiere di comunità inviato dall’Asl nelle parrocchie, le quali avranno il ruolo,
attraverso un referente di pastorale della salute, di raccogliere a monte richieste e bisogni. L’infermiere di parrocchia, una volta acquisiti i dati dei pazienti, si incaricherà di attivare procedure e servizi utili al soddisfacimento delle richieste (ANSA).