TERAMO – In allegato il testo del discorso che il Segretario di Stato Vaticano, Sua Eminenza il Cardinale Pietro Parolin, ha tenuto in occasione dell’apertura del IV Forum Internazionale del Gran Sasso, il messaggio inviato per l’occasione dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e il discorso di presentazione del Vescovo di Teramo-Atri, Sua Eccellenza Mons. Lorenzo Leuzzi.

Il Cardinale Pietro Parolin

Illustri Autorità accademiche, religiose e istituzionali, Signori e Signore,
sono particolarmente lieto di essere qui tra voi per iniziare i lavori del Forum Internazionale del Gran Sasso, giunto alla sua quarta edizione, che quest’anno assume un particolare rilievo culturale e sociale per il suo inserimento tra gli eventi speciali della Presidenza italiana del G20.
Desidero rivolgere un deferente saluto a tutti i presenti, compresi i partecipanti alla III Conferenza del Partenariato Accademico Euro-Africano che, dopo la pubblicazione della Carta di Teramo, prosegue nel suo impegno di promuovere nuove vie di impegno nella cooperazione universitaria.
Con il tema al centro del vostro confronto interdisciplinare, Allargare gli orizzonti della carità. Per una nuova progettualità sociale, voi vi proponete di ripensare lo sviluppo delle discipline accademiche alla luce delle tre forme di carità: samaritana, intellettuale e politica. In questa fase di passaggio, dall’emergenza alla ripartenza, l’oggetto della vostra riflessione si colloca in una prospettiva progettuale per il futuro dell’umanità, coinvolta nella drammatica esperienza della pandemia. L’argomento scelto, infatti, non si limita a tematizzare le sfide sanitarie e le sue ripercussioni nella vita sociale delle nostre comunità, ma invita a saper accogliere con fiducia e senza pregiudizi le dinamiche proprie del cambiamento d’epoca.
Allargare gli orizzonti della carità significa, anzitutto, scoprire quella forma specifica, che è propria della comunità universitaria, ovvero quella intellettuale, e promuovere percorsi di collaborazione con le altre forme di carità: samaritana e politica.
La carità samaritana. Questa è una stagione di grandi aspettative e di forti speranze che stimola anche il mondo accademico ad essere sempre più consapevole della propria responsabilità e del proprio servizio alla collettività. Davanti a voi si aprono nuovi orizzonti per una presenza sempre più incisiva nella società, nell’ottica del “camminare insieme”, senza pregiudizi e senza paura del confronto, a partire dalla disponibilità ad essere “buoni samaritani”, a farsi prossimo. Si tratta di una disponibilità che richiede di essere coniugata con altre forme di presenza di servizio per la crescita della comunità degli uomini. Questa apertura dà sapore e valorizza sia la ricerca che la didattica,
migliorando la formazione delle nuove generazioni chiamate ad affrontare con mezzi culturali adeguati le sfide emergenti. Nell’Enciclica Fratelli Tutti il Santo Padre Francesco, sintetizzando il cammino di riflessione iniziato con la Costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II, ha indicato la novità del nostro tempo, ancora da conoscere in profondità e da servire: è il passaggio dalla relazione interpersonale alla prossimità. Ciò non annulla la centralità della relazione interpersonale nella vita di ciascuno di noi, ma ci ricorda che ogni relazione deve essere compresa e vissuta in una nuova situazione storica, la quale può valorizzarla oppure annullarla. Infatti, la prossimità non è riducibile ad una esperienza sociologica, ma è una nuova possibilità per l’uomo di partecipare alla costruzione della comunità nella quale è inserito, che richiede di essere riscoperta e conosciuta. Per costruire bisogna conoscere! La carità intellettuale. La prossimità, nel cambiamento d’epoca, non può essere vissuta e servita con la sola norma etico-morale. Essa, di fatto, dovrà essere accolta nel contesto esistenziale di ciascuno di noi e delle nostre comunità. Il dinamismo della prossimità non può essere riducibile alla semplice trasformazione sociale, ma dovrà necessariamente coinvolgere tutta l’esistenza dell’uomo. È la manifestazione del desiderio dell’uomo di essere di più, della sua storicità che, nel solco del Concilio Vaticano II, aveva indicato Papa Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in Veritate (cfr. n. 29). Per servire il nuovo dinamismo della prossimità è necessario allargare gli orizzonti della carità. Noi siamo molto attenti allo sviluppo della carità che si rifà al gesto del buon samaritano (cfr. Lc 10, 27-35), con la quale cerchiamo di venire incontro ai bisogni immediati dei nostri fratelli e sorelle in difficoltà. È tuttavia urgente sviluppare altre forme di carità, come ad esempio quella intellettuale affidata in modo speciale alla responsabilità degli uomini e alle donne che operano nel mondo della cultura, alle comunità accademiche e scientifiche.
Al riguardo, è necessario coinvolgere gli studenti universitari: essi costituiscono l’energia viva di ogni progetto culturale, la sua freschezza e il suo futuro. Il loro impegno di studio, di approfondimento intellettuale e scientifico, potrà trovare unità significativa nella promozione di un nuovo umanesimo, fondato sull’amore al prossimo, finalizzato all’edificazione di una società nuova. I giovani studenti vanno stimolati a dare con generosità il loro apporto di riflessione, di studio e di impegno operativo e concreto, in collaborazione con i docenti e con altre figure e realtà del contesto sociale in cui si trovano. Saranno così parte viva di quei processi di elaborazione culturale che devono caratterizzare la vita dell’Università e sapranno far emergere un profilo solido e convincente del loro
impegno nel cammino di crescita umana e spirituale. Nell’Enciclica Fratelli Tutti il Santo Padre Francesco più volte rilancia il ruolo dei saperi e la necessità di una loro reciproca collaborazione “per conoscere la realtà in maniera più integra e piena” (n. 204). A tale proposito, è quanto mai significativo che nelle singole sessioni di questo Forum è prevista la contemporanea presenza dei protagonisti degli ambiti territoriali, segno di un rinnovato e proficuo impegno di confronto e di collaborazione. La carità politica. Il dinamismo della prossimità sollecita poi l’allargamento degli orizzonti della carità anche nelle relazioni internazionali. La Carta di Teramo può essere considerata un segno concreto di disponibilità della cooperazione universitaria ad animare, con la carità intellettuale, vie nuove per la crescita delle generazioni future, affinché siano capaci di essere costruttori di prossimità nelle comunità di origine e nelle diverse esperienze internazionali a cui sono chiamate.
Senza una nuova cultura della prossimità, illuminata dalla carità, sarà difficile affrontare e superare le sfide nei diversi contesti della vita sociale sia a livello locale sia a livello internazionale. Auspico che questo evento speciale, collocato nel contesto del G20, possa favorire una nuova sinfonia della carità nelle relazioni internazionali e nella vita dei popoli per illuminare con realismo storico, libero da ogni forma di utopia, i progetti sociali favorendo la più ampia partecipazione. La carità intellettuale è la via per superare l’assenza di pensiero, che già nel lontano 1968 San Paolo VI definiva come vera sofferenza dell’umanità, e la riscoperta della politica come forma altissima di carità. Il ruolo della Chiesa. Da parte sua, la Chiesa è chiamata ad offrire a tutti il dono del Vangelo, essendo consapevole che essere buoni samaritani nel cambiamento d’epoca significa amare e servire con onestà intellettuale la realtà storica nella quale siamo immersi. In questa prospettiva, la comunità ecclesiale, nelle sue diverse articolazioni ma soprattutto con l’opera degli organismi pastorali competenti, continuerà ad accompagnare con l’animazione culturale e con la cura spirituale la vita delle comunità universitarie. La presenza della Chiesa accanto e nel mondo accademico è finalizzata a stimolare la coscienza delle persone, favorendone l’apertura all’incontro e al dialogo per l’affermazione di una società di pace e di fraternità.
Illustri Signori e Signore, il IV Forum Internazionale del Gran Sasso è un segno di speranza che stimola l’intelligenza e la apre su orizzonti sempre più vasti. Gli appuntamenti e i momenti di studio e di confronto dei prossimi giorni, possano mostrare come sia possibile costruire la civiltà dell’amore nella prospettiva delle tre forme di carità, samaritana, intellettuale e politica. A tutti voi qui presenti formulo l’augurio che il vostro impegno produca frutti abbondanti di crescita culturale per le nuove generazioni e per tutti i Paesi nei quali sarete chiamati a dare testimonianza. Grazie.

Il Vescovo di Teramo-Atri Lorenzo Leuzzi

Cari amici,
con grande gioia Vi saluto. La mia presentazione è solo un grande inno di gratitudine, innanzitutto, al Signore e poi a tutti coloro che con tenacia e profondo senso di partecipazione hanno reso possibile la realizzazione del IV Forum internazionale del Gran Sasso.
Il grande dono di avere con noi il Cardinale Pietro Parolin mi incoraggia a condividere con voi il mio personale stupore, che conservo ancora oggi nel cuore e nella mente, di fronte alla notizia della scelta del nostro odierno
convenire a Teramo tra gli eventi speciali della Presidenza italiana del G20.
È una grande responsabilità per tutti noi!
Ma ancora più grande è lo stupore per la particolare coincidenza con il tema scelto: “Allargare gli orizzonti della carità. Per una nuova progettualità sociale”. Introducendo il tema, vorrei ricordare – per la rilevanza nazionale e
internazionale del Forum – anche la sua dimensione prospettica accogliendo la provocazione di papa Paolo VI, quando nell’Enciclica Populorum Progressio del 1968, ricordava che “il mondo soffre per la mancanza di pensiero”.
L’invito ad allargare gli orizzonti della carità è una significativa e profetica prospettiva a superare questa sofferenza e ciò vale sia per la Chiesa che per il mondo della ricerca.
Quando ero giovane studente restai stupito dalle parole di Kant quando affermava, nella Critica della ragion pura, che aveva dovuto eliminare il sapere per fare spazio alla fede. Oggi, anche dopo l’esperienza dell’emergenza sanitaria, non possiamo non constatare che il sapere è stato abbandonato non per la fede, ma perché è mancata una rinnovata e adeguata comprensione della carità.
Senza la carità il sapere si trasforma in informazione. L’informazione nel cambiamento d’epoca non promuove la conoscenza, ma favorisce sempre più il distacco del pensare dalla realtà. Papa Francesco lo ha sottolineato
nell’Enciclica Fratelli tutti e noi ne abbiamo condiviso l’invito nel meeting
“La scienza per la pace”. Nell’epoca di cambiamento una tale distinzione non era necessaria. Ma, oggi, per promuovere una nuova cultura della conoscenza è necessario allargare gli orizzonti della carità. Ciò vale anche per la cooperazione universitaria. La Carta di Teramo è un piccolo ma significativo segno. Per promuovere lo sviluppo dei popoli e costruire un nuovo legame sociale internazionale, è urgente riscoprire il ruolo dei Centri Accademici e di Ricerca come comunità animate dalla carità intellettuale. Sono certo che insieme saremo capaci di indicare percorsi culturali per ripartire, perché le sfide, anche quelle sanitarie, sono per l’uomo e non l’uomo per le sfide.
Buon lavoro a tutti!

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella