TERAMO – Il Teramo non ce l’ha fatta: finisce 0-0 a Catanzaro (risultato giusto), ma non bastava. Ha creato troppo poco in fase offensiva la squadra biancorossa per meritare di più ma, al contrario, in chiave tattica, è stato bravo, arginando bene, soprattutto nel secondo tempo, la forza propulsiva dei calabri. Probabilmente il 5-3-2, o se gradite il 3-5-2 (Cancellotti, Soprano, Cristini, Piacentini e Florio in difesa, con Santoro, Mungo ed Ilari in mezzo e Magnaghi-Bombagi in avanti) sarebbe stato il modulo più adatto anche in campionato, ma tant’è, oramai…

Bravo, comunque, Di Mascio: ha disposto bene la squadra ed ha provato a giocarsi ogni carta, anche tatticamente, mantenendo equilibrati i suoi anche negli ultimi 15 minuti, quando ha buttato dentro di tutto e di più. Certo, non poteva prevedere l’uomo in meno, per il doppio giallo a Piacentini, a una decina di minuti dal termine. Dubbi nutrivamo su Mungo centrale in mediana e dubbi abbiamo continuato a nutrire inizialmente; poi le capacità del giocatore, che rimane di categoria superiore, hanno avuto il sopravvento anche in quella zona del campo. Peccato per l’ammonizione da lui rimediata nel primo tempo, che ne ha condizionato la partita.

La cronaca. In avvio è stato buono l’approccio del Diavolo, ma solo nei primissimi minuti, perché gradualmente, a guadagnare metri, è l’undici calabro. Dopo 6 minuti l’incursione a destra di Celiento fa rischiare l’autogol a Soprano (ne vien fuori solo un angolo); dopo una quasi leggerezza di Cristini tre minuti più tardi (retropassaggio lento ed ostacolo al limite del “rosso” su Di Piazza), è il quasi esordiente Valentini che sta per combinarla grossa, lasciando la sua area per anticipare un avversario prima di perdere il pallone per Kanoute, il cui cross in un’area non coperta dal portiere termina sul fondo (con deviazione di Piacentini non vista). Al 23° è bravo Valentini a deviare in angolo una botta di Casoli, da destra, nel cuore dell’area teramana ma al 40° si ripete, non in positivo, lo stesso numero uno biancorosso, ancora per un’uscita avventatissima su un lungo lancio in profondità di Corapi. Sul proseguimento dell’azione è bravo Di Piazza, nel cuore dei 16 metri, a girare di esterno destro un cross dalla fascia sinistra, fuori non di  molto. Eppure la palla goal più nitida è del Teramo, su punizione di Bombagi, al 42°: è addirittura miracoloso il salvataggio di Bleve, sotto l’incrocio destro.

Nella ripresa più Teramo: al 5° Mungo dopo uno slalom al limite dell’area, lascia partire un bel sinistro deviato in angolo dal portiere. Cinque minuti più tardi ci prova Contessa, da angolo, ma la sua conclusione fa la barba al palo sinistro di Valentini ed un minuto più tardi, da un cross di Cancellotti arretrato, la palla buona capita sui piedi di un opaco, forse più, Magnaghi, che la gira malissimo da ottima posizione. Nel taccuino altre due azioni sono degne di cronaca, una in linea dei calabri, perfezionata da Tulli (l’ex) per Contessa che tira però malissimo, ed un’altra di Viero al 34°, dai 20 metri, con una conclusione alta (era in campo da quattro minuti).

Il Teramo, pertanto, esce con molto amaro in bocca, non perché avesse meritato di più (una sola palla goal, su punizione, è poca cosa per vincere) ma per l’abnegazione, lo spirito di corpo, la voglia di provarci fino alla fine: in campionato non erano state queste le caratteristiche dei biancorossi. Un pò girano…

Proprio come a Cappa, che è riuscito a farsi espellere a gara finita, dopo averci provato in una partita, per lui di dieci minuti, con proteste sin troppo evidenti, addirittura eclatanti, nei confronti del direttore di gara De Santis di Lecce, un quarto anno che se l’è sbrigata bene, senza fare danni (il doppio giallo a Piacentini, c’era).

Adesso si volta pagina, sperando di fare propri tutti gli errori commessi quest’anno. Se gradite, di fare tesoro delle buone cose fatte bene.