TERAMO – Non ce l’ha fatta; ha combattuto da par suo contro il male, nella convinzione che l’avrebbe vinto.

Ci scrivevamo non più tardi di un mese fa, essendoci ritrovati durante il lockdown, quando seppi, dopo un’intervista rilasciataci via Skype, che era malato. Quell’intervista fu prodotta con lui che era in auto, in autostrada, di ritorno da uno dei tanti viaggi della speranza, con sua moglie accanto: disse che era in giro per lavoro. Soltanto dopo il collegamento mi confessò che stava lottando contro un cancro molto aggressivo e che, in realtà, era reduce dall’ennesima seduta di chemio.

Rimasi senza parole… Chicco, l’armadio, l’uomo di 54 anni che aveva giocato fino a tardissima età, lui che era sempre meno lombardo e varesino e che aveva la pallacanestro nel sangue e l’Abruzzo nel cuore.

Da quel giorno ci ritrovammo e riprendemmo a scriverci: nell’ultima circostanza mi commosse. Non pubblico i contenuti, che resteranno soltanto nostri, ma posso dire che “stava sul pezzo”, come sempre, e commentava da par suo il paventato rientro nel basket di Carlo Antonetti.

Inevitabile chiedergli come andassero le cose e lui, sempre ottimista, in quella circostanza non venne meno alla cruda realtà: “Sto malissimo, Walter”. Mi emozionai, nel rispondergli: lui lo avvertì e cambiò discorso, anche se citò alcune parole che erano state del suo papà: “Non arrenderti mai, nella vita“, gli diceva quand’era piccino…

Ci ha provato fino alla fine, ma anche quel fisicaccio che sembrava essere indistruttibile, non ce l’ha fatta più… Il basket abruzzese lo piangerà, il grande Chicco: un uomo sincero e leale, di quelli che uscivano fuori dalla norma anche a discapito di un garantito e facile successo personale.

Ci mancherà davvero, Chicco.