Lettafazzi avrebbe dovuto solo restare in silenzio. Continuare la strada giusta del “campo largo” . Smetterla di fare il professorino frances  con la puzzetta sotto il naso , più draghiano di Draghi, indignato per un giusto diniego di alleati capaci di pensare e non servi, allontanare la Debora acida, consigliera delle sconfitte, e … avrebbe perso lo stesso ma con dignità. Invece ha dimostrato che  su una sola cosa centro destra e centro sinistra vanno perfettamente d’accordo: conta il potere, il loro potere, il potere dei capi partito. Che è anche quello di scegliere i candidati e di conseguenza gli eletti in parlamento. Il voto dei cittadini decide la vittoria di questo o quel partito, di questa o quella alleanza ma  i senatori e i deputati lo hanno deciso un mese fa i capi.   Non sono più previste procedure democratiche o, se previste tipo ballottaggio, sono state disattese. Così che alla fine, ovunque regna la disaffezione, l’indifferenza e il disinteresse. Astensionismo. Moltoooo pericoloso.

Vede prof. Lettafazzi che già si avvia a chiudere la bella casa su lungotevere dei Mellini e tornare a Parigi , Lei con quell’inaccettabile sorrisino che se non sei di sinistra sei, a seconda dei casi, brutto, puzzolente, cattivo, fascista… ma soprattutto ignorante, mentre  lei  fa il diverso i “suoi”  si aggiustano  i catti loro e dei loro amichetti. E tutti lo sanno. Tutti lo vedono. Vede, anche se Lei giustamente  non mi ha letto – ma lo hanno letto in tanti tanti – come Le ho già scritto a metà agosto, secondo me somiglia a Tafazzi.  Ora glielo dicono anche i dirigenti del suo partito da Zingaretti a Elly Schlein fino a Stefano Bonaccini che a marzo la sostituirà.  Lei mi chiede il voto perché è costretto ma non mi ascolta. Mai. Ha bisogno di me, cittadino, per vincere ma non le interessa neppure un pò ciò che penso. Chi va al Bim lo decide  lei – chi per lei – per comprarsi il silenzio di una coscienza critica . Senza neppure conoscere la legge. Uno capace, che non sia come il portaborse sciocco del rosetano, e in regola con lo statuto mai ? Lei  – e quelli come Lei – ogni 4 anni , un’oretta  viene in fretta nella mia città, sorride a degli sconosciuti cammellati, sale su un palco della mia città e racconta le tante cose belle che  non ha fatto. Ma promette di farle. Assessori, presidenti,  vicepresidenti, persone a gettone,  accoliti, amici. Tutti con il culo caldo. Un gruppo di truppe cammellate fa finta di crederci. Tutti applaudono.   ‘Na presidenza, nu pusticill’, alla persa nu panin ‘nghe la purchett non gli si nega. E intanto si fanno due foto, un pò di pubblicità per altri scopi. Infine, piazzati i fedelissimi, aggiustati i fedeli, concesso alle donne i secondi posti per quota contando sui recuperi nazionali e il “flipper”   , sistemato il puzzle delle candidature Lei si meraviglia se il primo dei partiti  con un 35% di voti è quello  di chi si astiene, quello di chi non vuol più giocare con lei, e non gli interessa il gioco che fa con i fortunati della messa in scena. E’ cosa vostra. E’ cosa loro. Capacità, valori, impegno civico, preparazione, intelligenza, giovani, futuro, studio, bene comune. Tutto inutile. Io cittadino oramai lo so. Tu politico te ne freghi di me. Me ne frego di te. E bello non è.  Sarà per questo che Renzi e Salvini prima. Grillo poi, Meloni e Conte oggi risultano più credibili e raccolgono i voti.  Qualche falsone più falso degli altri, pro domo suo, grida al pericolo per la costituzione. Ma il problema vero, invece, è una distorsione profonda della rappresentanza  e quindi della democrazia se il 35% di un Paese non  crede più alla politica, alla Polìs, alla città, alla comunità.

Ieri, alla buon’ora, terminata l’estate, riposino fatto, il consigliere regionale teramano  di opposizione Sandro Mariani, pensando al marzo 2024, temendo per la sua golden share sul Comune in macerie sia in pericolo, dice che “il PD deve fare opposizione in Regione”. Ma dai, ma forza, ma vieni . Ma su. E’ pentito o il caffettuccio a merenda gli ha messo acidità ? Dice addirittura che “abbiamo aspettato tre anni, ora dobbiamo opporci in maniera intensa”. Poi da simpatico (qual è veramente) fa un po’ di satira per stemperare e afferma “Mi aspettavo risultati molto molto più alti di Fratelli d’Italia sono solo sopra il 30%” . E’ ovvio che scherza. Nel collegio uninominale alla Camera L’Aquila-Teramo, Giorgia Meloni, ha vinto con il 51,49% dei consensi. E infine una illuminazione “Se ci fossimo impegnati, avremmo vinto le elezioni”.

Dopo il grande successo di “Cecità”, mentre preparo il racconto del prossimo film con la regia dell’inauguratore  Giangiorgio D’Alberto l’alleato della destra, leggo Oriana Fallaci. Allora a Letta, D’Alberto e Mariani – troppo impegnato per leggere – dedico un brano del libro della regina “Un cappello di ciliegie”“Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono”.