PESCARA – Dopo una fase preparativa durata quasi 8 mesi, a causa anche del Covid, ha visto la luce in questi giorni la Rete Adriatico-Ionica di coordinamento tra i Centri di Recupero Tartarughe Marine, in sigla Adrionet CRTM. Le premesse erano state poste nel dicembre dello scorso anno, a Città Sant’Angelo (PE) durante il XIII convegno nazionale del Centro Studi Cetacei che ha riunito i vari attori e nel quale era emersa la necessità di collaborare per ottimizzare i risultati.

La formula è quella del protocollo di intesa, firmato da 6 CRTM che operano nei mari Adriatico e Ionio: Centro Studi Cetacei, CRTM “Luigi Cagnolaro” di Pescara; Museo di Storia Naturale del Salento di Calimera; Fondazione Cetacea, centro di Rimini/Riccione; Oasi WWF di Policoro; Area Marina Protetta di Torre Guaceto; WWF Molfetta.

Della rete fanno parte anche professionisti che, pur non strutturati in forma di CRTM, sono coinvolti, sul piano scientifico e/o operativo, nelle tematiche connesse al recupero delle tartarughe. Attualmente queste figure rappresentano la Societas Herpetologica Italica, il CNR-IRBIM di Ancona, l’Istituto Zooprofilattico di Teramo e le università di Bari, Pisa e Foggia.

Gli obiettivi sono ambiziosi: coordinamento e standardizzazione delle modalità e dei protocolli di intervento; condivisione delle esperienze gestionali; regole comuni nella raccolta dei dati con la finalità anche di realizzare studi a più ampio raggio e di maggiore rilievo scientifico; accrescimento della capacità di influenza nei confronti dei decision makers e, analogamente, realizzazione di campagne di informazione rivolte ai cittadini per favorire programmi e iniziative finalizzati alla salvaguardia delle tartarughe e più in generale della biodiversità e delle buone condizioni dei mari Adriatico e Ionio in tutte le loro componenti. La Rete sarà gestita da un Comitato tecnico (un rappresentante per ciascun aderente), da un segretariato e da un coordinatore-portavoce. Tutti gli incarichi avranno durata annuale e saranno svolti a rotazione dagli aderenti.

Rispetto al passato, in sostanza, si supplisce alle azioni di raccolta dati difficilmente comparabili, poiché ciascun centro operava per proprio conto. La Rete, invece, consentirà di ottimizzare i risultati attraverso scambio di informazioni, di buone pratiche e collaborazione concreta in mare e all’interno dei centri.

Una svolta epocale (non più competizione ma condivisione nella consapevolezza che insieme si riuscirà a ottenere migliori risultati) e insieme la dimostrazione che chiudere con un passato, a volte confuso, di divisione e “concorrenza” e ottimizzare le risorse materiali e intellettuali nell’interesse superiore della salvaguardia ambientale è una strada che si può percorrere e che dovrebbero via via imboccare tutti i CRTM italiani e non soltanto loro. Adrionet rappresenta una aggregazione dal basso, nata grazie alla comune volontà di crescita, condivisione, valorizzazione e professionalità degli “addetti ai lavori” a prescindere da “bandiere” o territori. Un impegno concreto che può essere raccolto anche dalle autorità competenti quale buon esempio da seguire.