La Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso, che riunisce tanti singoli cittadini, associazioni e  movimenti che in questi ultimi anni hanno manifestato per la tutela di ambiente e salute, ha inviato questa lettera aperta al Presidente della Regione Marsilio, all’Assessore Imprudente e agli altri membri della Giunta Regionale dagli attivisti della Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso in merito all’ipotesi di commissariamento e di deroga alle norme poste a tutela della Salute e dell’Ambiente.

Nella lettera si smontano anche le posizioni di Strada dei Parchi che ha minacciato la chiusura del traforo.
 

Marco Marsilio, Presidente della Regione Abruzzo
Emanuele Imprudente, assessore al Ciclo Idrico della Regione Abruzzo
Assessori della Giunta della Regione Abruzzo

OGGETTO: lettera aperta sulla questione “Gran Sasso”

Egregio Presidente Dr. Marco Marsilio, egregio Assessore Emanuele Imprudente, egregi assessori,

la lettura degli articoli di stampa relativi alla “questione Gran Sasso” ha provocato in noi stupore misto a sconcerto e preoccupazione.

Come singoli attivisti seguiamo la vicenda dal 1998, dai tempi del progetto del cosiddetto Terzo Traforo, avendo avuto un ruolo centrale nelle prime denunce relative alla presenza di sostanze pericolose nei laboratori del Gran Sasso del 2002 e nelle successive fasi del sequestro della Sala C dei Laboratori operato dalla Magistratura nel 2003. Dal 2016, assieme a tanti altri cittadini, movimenti ed associazioni, siamo nuovamente impegnati sul caso nell’ambito della “Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso”, con sit-in, manifestazioni, assemblee, incontri con enti ed istituzioni.

Le inchieste in corso presso le Procure di Teramo e L’Aquila sono state avviate a seguito di plurimi esposti di una delle associazioni aderenti. Tali dettagliate note sono state inviate anche alla Regione Abruzzo; a loro rimandiamo per tutti gli approfondimenti tecnici sulle gravissime criticità, omissioni ed inadempienze, sia con potenziali risvolti penali sia con evidenti responsabilità amministrative (che continuano ad essere serenamente ignorate in sede di provvedimenti disciplinari nei confronti dei funzionari pubblici), di diversi soggetti coinvolti.

Già le date sopra ricordate dovrebbero portare alla conclusione che non è possibile evocare questioni di “emergenza” minando alla base qualsiasi ipotesi di commissariamento per “un’emergenza” che è tale solo per chi non voglia far assumere le responsabilità, ognuno per le proprie competenze, ai soggetti a cui è demandata la gestione del sito.

Ancora più incredibile l’ipotesi di commissariamento, visto che ci troveremmo di fronte ad un vera e propria ammissione di fallimento dell’intero sistema amministrativo in considerazione del fatto che un tale percorso è stato già tentato dal 2004 al 2009 con i risultati che vediamo sotto i nostri occhi.

Non possiamo non rilevare che tale ipotesi ha iniziato a prendere piede dopo annunci che, a nostro avviso, non solo sono avventati ma anche privi di solide (eufemismo) basi motivazionali. A leggere le notizie di stampa, almeno nelle prime ore la società Strada dei Parchi sembrava concentrare la sua verve polemica su una fantomatica richiesta della Regione Abruzzo di provvedere con risorse del concessionario alla messa in sicurezza dei tunnel e, cioè, a lavori straordinari. Ipotesi che semplicemente non esisteva e che abbiamo smentito inviando anche alla stampa la Delibera regionale 33/2019 che ictu oculi riporta la richiesta dei fondi allo Stato e non certo alla Concessionaria.

Dopo poche ore l’attenzione si è spostata su un rischio di “reiterazione del potenziale reato” in cui la Concessionaria vuole assolutamente evitare di incorrere. Noterete che se si seguisse tale logica ci troveremmo paradossalmente davanti ad una vera e propria invasione di campo, anzi, a una contestazione, del lavoro della Magistratura visto che in presenza di una potenziale reiterazione del reato la stessa avrebbe dovuto già stabilire misure cautelari che invece non ci sono, in considerazione del fatto che l’unico sequestro riguarda la rete acquedottistica al di sotto dei laboratori di Fisica e che non ci risultano misure cautelari nei confronti di persone afferenti alla società.

Abbiamo anche letto alcune anticipazioni su quelli che sarebbero i contenuti della Deliberazione che la Giunta Regionale si appresterebbe a varare. Tra questi la richiesta di deroga all’Art.94 del D.lgs.152/2006 relativo alla distanza di 200 metri tra punti di captazione, tunnel autostradali e laboratori.

In primo luogo, i 200 metri derivano esclusivamente dall’omissione da parte della Regione Abruzzo dal 2006 del varo delle aree di salvaguardia previste dallo stesso Art.94; altrimenti tale distanza sarebbe ben maggiore vista la vulnerabilità dell’acquifero. La Regione Abruzzo vuole per caso chiedere di varare “un’emergenza” per non aver adempiuto al proprio dovere da 13 anni, arrivando al paradosso di voler gestire un problema di sicurezza derogando proprio una delle norme poste a tutela della Salute dei cittadini che bevono l’acqua delle montagna?

In secondo luogo, se la cosiddetta “emergenza” deriva dal casus belli imposto da un privato agli enti pubblici, ci chiediamo come mai si voglia allargare la deroga anche ai Laboratori, visto che per soddisfare quanto previsto dall’Art.94 basterebbe trasferire le sostanze pericolose stoccate in serbatoi negli esperimenti LVD e Borexino (che con tutta evidenza si possono o svuotare o allontanare). Oppure si vuole sostenere che si tratta anch’essa di “un’emergenza”?

In terzo luogo, basta leggere il comma dell’Art.94 (che qualcuno vorrebbe, nonostante sia una legge dello Stato posta a tutela della Salute pubblica, “incriminare” di molte delle problematiche), per comprendere che la norma prevede che:

-quanto può essere fisicamente spostato (come detto, direttamente i serbatoi oppure il loro contenuto, come per gli esperimenti LVD e Borexino) deve essere effettivamente allontanato;

-ciò che non è fisicamente allontanabile (in questo caso, i due tunnel autostradali), deve essere messo in sicurezza:

a)con interventi di tipo infrastrutturale;

b)con modalità gestionali idonee a non causare un rischio.

Ebbene, la contestazione della Procura di Teramo a Strada dei Parchi attiene al punto b) e, dunque, a quelle precauzioni che possono tranquillamente essere messe in campo (per non incorrere nell’azione penale nel futuro) con una semplice gestione ordinaria oculata del bene che è stato affidato. Si vuole per caso chiedere un commissariamento per manlevare la società da quest’ultima incombenza?

Ribadiamo che la situazione del Gran Sasso può essere risolta attraverso queste azioni:

1) STATO: trovare le risorse economiche per gli interventi su autostrade, laboratori e rete acquedottistica, mandando in appalto le opere attraverso, ad esempio, il Provveditorato alle Opere Pubbliche che normalmente opera per conto del MIT;

2) REGIONE: approvare le aree di salvaguardia previste dall’art.94 del D.lgs.152/2006. Lo studio è nei cassetti della Regione. Si approvi.

3) INFN: 1)allontanare le sostanze pericolose nel più breve tempo possibile; 2)rinunciare agli esperimenti incompatibili con l’Art.94; 3)mettersi in regola con diverse autorizzazioni che attualmente mancano;

4) CTR, prefetture, Ministero dell’Ambiente: 
dovrebbero chiarire come sia possibile sostenere la sussistenza della sicurezza del sistema per il rischio di incidenti rilevanti (direttiva Seveso) rispetto a quanto emerso dall’inchiesta della Procura di Teramo e a quanto ammesso dalla stessa regione che chiede 170 milioni di euro per attuare quella messa in sicurezza che non c’è.

È del tutto evidente che facendo il proprio dovere applicando le normative esistenti in poco tempo si arriverebbe alla soluzione del problema.

Se, invece, pervicacemente si dovesse perseguire l’idea di un commissariamento volto anche a “risolvere” i problemi dei Laboratori più che quelli dei cittadini, se i contenuti saranno quelli adombrati negli articoli di stampa, fin da ora sarebbe un tentativo piuttosto velleitario visto che, a quel punto, si dovrebbe pensare ad un commissariamento con un sistema derogatorio “monstre”.

A mero titolo di esempio:

-cosa dire delle volte delle tre sale dei laboratori rispetto a quanto segnalato dall’ARTA alla Procura della Repubblica?

-come “sanare” molteplici situazioni relative alla mancata sottoposizione di diversi esperimenti alla Valutazione di Incidenza Ambientale prevista da normative comunitarie? Come “sanare” il bunker già costruito per l’esperimento Luna Mv in assenza di preventive autorizzazioni? Come “sanare” la mancanza di titoli edilizi per le control room di diversi esperimenti?

-come gestire la questione degli effetti cosismici per le faglie attive e capaci alla luce delle Linee guida in materia della Protezione Civile visto che lì è presente una delle faglie più pericolose dell’intero Appennino?

-come inquadrare il problema alla luce della Direttiva “Seveso” se non si allontanano le sostanze dei laboratori viste le evidenti criticità del sito?

Siamo consapevoli che Lei e la Sua Giunta avete trovato una situazione complessa di cui ovviamente non avete responsabilità per le azioni/omissioni pregresse.

Proprio per questo auspichiamo che l’azione della Regione sia volta a risolvere concretamente la questione senza quelle “scorciatoie” che in questi anni hanno esacerbato il problema rinviando la soluzione. Un commissariamento con le caratteristiche descritte negli articoli di stampa sarebbe l’ennesimo atto inutile e sarebbe letto come una beffa per i cittadini su temi centrali come la difesa dell’ambiente e la tutela della Salute.

Un vero e proprio tentativo di “mettere la polvere sotto al tappeto” che saremmo costretti a denunciare in ogni sede, a partire dalle piazze abruzzesi.

Ovviamente, ripartendo dai contenuti dei nostri esposti (che qui rialleghiamo), rimaniamo a Vs completa disposizione per un confronto fattivo sulle problematiche di questo caso.

MOBILITAZIONE PER L’ACQUA DEL GRAN SASSO