TERAMO – La sanità pubblica è forse quello che tra tutti i settori di pubblica necessità ha dimostrato, specialmente con riferimento a quanto accorso durante la pandemia da Covid-19, la sua capacità di rappresentarsi come elemento di imprescindibile rilevanza collettiva: la sua essenzialità, sancita anche a livello costituzionale come diritto di valore assoluto, deve essere alla base della vita di ciascuna comunità territoriale. Eppure, nonostante ciò, la sanità regionale nel corso degli ultimi anni ha subito dei grandi contraccolpi, minanti la sua funzionalità intrinseca e allo stesso tempo anche la fiducia nei suoi riguardi da parte dei cittadini.
Negli anni del mandato amministrativo dell’attuale Giunta regionale si sono purtroppo registrate conseguenze alle scelte politiche rivelatesi dannose e con evidenti inefficienze mai affrontate e colpevolmente ignorate dall’esecutivo uscente.
Purtroppo non si vedono programmi di risoluzione della problematiche né nel breve né nel lungo termine. Basti vedere la rete ospedaliera regionale: non solo la Giunta immobile di Marsilio ha impiegato ben 5 anni per una redazione totalmente incompleta, considerando la mancanza dell’ospedale DEA di II livello, ma ciò che più salta all’occhio è la forte penalizzazione della sanità provinciale teramana, che invece di ottenere pari dignità rispetto alle altre province, non solo è l’unica delle tre più grandi con un solo ospedale di I livello (Teramo), ma, nell’aumento regionale di posti letto deciso anni fa dal Governo italiano, la provincia di Teramo ne ottiene solo 69 su più di 700, quindi meno di 1/10 a fronte di una cifra che sarebbe dovuta essere più vicina ad 1/4, ovvero meno della metà di quanto ci sarebbe spettato.
Una parvenza di interventi per le aree interne sembra esserci stata, eppure lascia un po’ di amaro in bocca, difatti in questi territori è forte la necessità di un miglioramento degli orari e dei servizi ad esempio del presidio territoriale di Castel Castagna, per garantire a tutti i cittadini della Valle Siciliana di usufruire di un primario quanto fondamentale centro sanitario.
Inoltre deve essere necessariamente favorito un implemento logistico e infrastrutturale con i presidi di emergenza, ad oggi collegati con ancora troppe difficoltà alle aree più interne, a causa anche del pessimo stato di mantenimento del manto stradale. Non a caso ricordiamo la scomparsa del consigliere di Bisenti Degnitti per via di uno shock anafilattico da puntura di calabrone che purtroppo vide un intervento ormai a tempo scaduto.
Non può qui non menzionarsi il triste e deleterio teatrino messo in campo da Marsilio & co. per la costruzione del nuovo Ospedale di Teramo, provando a scaricare le responsabilità delle proprie inadempienze sul Comune Capoluogo solo per via di una non-affinità politica, mettendo in chiaro la volontà di spostare sempre più lontano dalle realtà montane l’unico presidio d’emergenza a disposizione per decine di chilometri. Eppure anche in questo frangente la Regione Abruzzo ha mostrato tutta la sua fragilità e incapacità politico-decisionale, contribuendo a determinare gravi rallentamenti nell’iter progettuale e realizzativo dell’opera, sulla scorta di una mera pressione di stampo politico.
In ultimo, sarà doveroso verificare l’effettiva realizzazione e il funzionamento delle Case di Comunità c.d. Spoke, introdotte con il decreto ministeriale n.77 del 2022 e parte del progetto di ristrutturazione delle strutture esistenti avanzato dalla Regione Abruzzo: sarà quantomai indispensabile controllare il corretto impiego di tali impianti sanitari così come ipotizzati, e che dovrebbero sorgere ed essere inaugurati a Montorio, Isola del Gran Sasso, Bisenti, Martinsicuro e Silvi entro il 2026.
Migliorare e proteggere la salute fisica dei cittadini non può non passare anche da un’attività che consenta la tutela psicofisica della collettività. In tal senso, si spiega la volontà di costruire strutture che favoriscano l’assistenza soprattutto agli anziani oltre che a fare prevenzione insieme ai giovani: su tale tematica la Regione Abruzzo deve fare uno sforzo in più per un investimento simile, che sarebbe molto apprezzato dal territorio provinciale teramano.
Quanto appena esposto consente di inquadrare in maniera differente le necessità del territorio per poter affrontare e realizzare un cambiamento decisivo nella politica sanitaria della nostra Regione, con specifico riferimento alle comunità territoriali della nostra provincia. I cittadini potrebbero così tornare finalmente ad essere pieni ed esaurienti fruitori di un diritto innato che in alcuna maniera può essere oggetto di ulteriore compressione e offesa.

Alberto D’Alberto
Candidato al Consiglio Regionale