Peccato! Ora che a Milano sono in pieno svolgimento le sfilate moda uomo 2021, e il nostro assessore  Brad Pitt, in arte “valdo”,  è in fila  – fotografo e bustone nero al seguito – per sfilare dopo Leonardo Di Caprio, ma prima di Bradley Cooper,  il nostro Gianguido del Grillo cade rovinosamente  sulla striscia rossa irregolare realizzata a piazza Garibaldi, e cade rovinosamente su un autentico obbrobrio apparso a piazza Sant’Anna. Una delle cose più brutte , e più inutili , viste a Teramo negli ultimi anni. Certamente più brutta del concerto “attacca bastiàà” ma meno brutta dell’imbattibile Museo del Gatto. Che (mi hanno fatto notare) è rimasto chiuso anche  il 17 febbraio “Giornata del Gatto”. Ma intanto continua a costare ai cittadini.

Intanto un banditore del re, er boja pe curiero, un certo Andrea, si aggira per il centro città, gridando ai popolani un editto scritto dal marchese del Grillo. Il Marchese dichiara i suoi pieni poteri nella città, dicendo che può fare quel che vuole, senza ascoltare, senza preoccuparsi di essere contestato da qualcuno. Basta fare un po’ di fuffa chiamandola “Ideata” andando avanti per la sua strada. Il fedelissimo banditore, per conto del marchese  nell’editto sostiene che nel mondo chi appartiene al popolo non può far nulla per cambiare l’ordine delle cose. A meno che non si rivolga a Maria Durso , come fa quella mezza controfigura del fratello dell’attore che per fortuna lo stanno per cacciare. Eppur la gente di città protesta, commenta, insorge con commenti ironici e un po’ offensivi, ma soprattutto protesta forse più che per la presunta pista ciclabile, che pista ciclabile non è. E, interrogato dal popolino, il banditore sulla faccenda,  coi sonetti  romaneschi di Giacomo Gioacchino Belli proprio come l’assessore ciclista, così risponne: “Io qui rifuggo le idee di una plebe ignorante, comunque in gran parte errata perché da plebe viene, figlie di  un idiotismo continuo, e di una favella guasta”.

Solo che con il suo sonetto il Belli vuol mostrare satiricamente, ma in maniera reale, la situazione italiana del 1800. Gli aspetti crudi e rozzi della politica del suo tempo. Ma, se è arrivato fino a noi, è perché analizza una situazione che può ricollegarsi a qualsiasi momento storico. Nella famosa frase dello stesso sonetto (reso celebre da Alberto Sordi)  “Io so’ io e voi nun ziete un cazzo!” denuncia la condizione del popolino italiano di fronte ai potenti. Popolino sempre silente,  servile,  in attesa “de lù favor’”. Popolino il quale, a causa della sua stessa scelta di voler essere sottomesso, si ritrova sempre a tenere il capo chino.  In sostanza la critica di Belli è rivolta al popolo italiano, che accetta i soprusi in silenzio, come se non avesse alternative.  Probabilmente  tra i potenti locali c’è chi pensa che  il consiglio comunale e  il popolo – che si esprime negli spazi che ha –  siano solo angoli  sordi e grigi da trasformare in un bivacco di manipoli . Ma per fortuna hanno sbagliato secolo, e non dispongono  di alcun manipolo. È grave che non si ascoltino le voci della gente.  Chi vuole  amministrare lo fa solo ed esclusivamente – per un periodo –  per conto della gente. E la deve ascoltare.  Non  può mettersi su un piedistallo e dare ordini . Lo so. Sono lontani i tempi di una classe politica che metteva l’ideale dinanzi all’interesse. Oggi a Giulianova è tempo di Minkioner e a Roseto Tommaso il cutarolo cerca l’accordo con il centro destra contro il Sindaco e Sottanelli.  Lo so. La colpa è dei cittadini che si prestano per un tozzo di pane ad appoggiare politicanti di cui sono note  le bassezze e porcate, benefici personali diretti o di rinterzo. Lo so pochi credono a  una politica onesta e a una sincera amministrazione pubblica. Non è tempo di parole dunque. Chi crede ad una politica di servizio deve essere a servizio. E ascoltare. Altrimenti si da ragione a chi , soprattutto i giovani, oggi grida “siete tutti uguali”

Leo Nodari