TERAMO – Il centro storico di Teramo aprirà le porte ad un cantiere davvero importante, con il recupero dell’ex edificio Ravasco, in viale Cavour.

I fondi per la Ricostruzione permetteranno la creazione di un Hospice, con una spesa di circa quattro milioni, che verrà riservato a dieci malati terminali. Il Manager  soddisfatto ha detto come questa opera farà da preludio a successivi interventi per una somma complessiva di circa 25 milioni.

Maurizio Di Giosia, come preannunciato in una recente conferenza stampa, ha ribadito che“… i servizi sanitari saranno più vicini al cittadino; la Asl di Teramo è ad un punto di svolta decisivo nell’organizzazione dell’assistenza territoriale- Siamo molto avanti a livello nazionale: fra progetti già appaltati ed altri che appalteremo a breve”.

IMMAGINI DELL’ATTUALE STRUTTURA DELL’EX RAVASCO

Modello virtuale Ravasco

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A TERAMO L’EX RAVASCO DIVENTERA’ HOSPICE
3,6 milioni il valore dell’intervento finanziato. Per il Commissario Castelli la ricostruzione sta dimostrando capacità di visione futura per i territori.
ROMA – Questa mattina a Teramo il Commissario Straordinario al sisma 2016 Guido Castelli ha partecipato a una conferenza stampa nel corso della quale è stato illustrato il progetto per il recupero e utilizzo dell’ex Ravasco. L’edificio della Asl di Teramo, sarà destinato alla funzione di hospice, in grado di accogliere fino a dieci malati terminali. L’importo complessivo per la realizzazione dell’opera, finanziata dalla Struttura commissariale, è pari a 3,65 milioni di euro (150 mila euro derivano dal contributo incentivo Conto Termico – GSE).
Il Commissario Guido Castelli ha dichiarato: “Quello che abbiamo presentato oggi è il primo di una serie di lavori che riguardano l’edilizia pubblica a Teramo, per un valore complessivo di 25 milioni di euro, e che riguardano la Prefettura, la Asl e scuole. L’importanza di quest’intervento per l’ex Ravasco, i cui lavori saranno avviati nelle prossime settimane e avranno una durata di due anni, sta nel fatto che la ricostruzione post sisma dimostra la capacità di orientarsi verso la futura funzione degli immobili già prima del loro recupero. Una capacità sia di visione che progettuale frutto del costante scambio e confronto con tutti gli attori impegnati, a partire dal Presidente Marco Marsilio, il Direttore dell’Usr Vincenzo Rivera e il Direttore generale dell’Asl Teramo, Maurizio Di Giosia. Si tratta di una ricostruzione che va oltre la mera ricomposizione del patrimonio immobiliare, prospettando una nuova logica per i servizi pubblici. Il futuro dei nostri territori, e delle aree interne in particolare, dipende anche e soprattutto dalla capacità che avremo di costruire realtà funzionali alle nuove esigenze delle nostre comunità”.

ASCOLTA IL MANAGER MAURIZIO DI GIOSIA

Scheda ex Ravasco

La validazione del Progetto definitivo-esecutivo dell’”ex collegio femminile Ravasco” avvenuta in data 09.10.2023, rappresenta un punto di svolta per il restauro, il riuso adattativo, l’adeguamento sismico e la ricostruzione della storica struttura, fortemente danneggiata dagli eventi sismici verificatesi a far data dal 24 agosto 2016, classificato con esito di agibilità “E”. In relazione agli aspetti storico-artistici, pochi ne conoscono la qualità architettonica. L’edificio, risalente ai primi anni del Novecento, racchiude all’interno bei pavimenti in seminato “alla veneziana” ed eleganti ringhiere in ferro. L’edificio storico, caratterizzato dal vasto giardino, dove per decenni hanno passeggiato gli ammalati, i bambini, le suore del Bambin Gesù e le studentesse, è attualmente in stato di abbandono e in grave stato di conservazione.

La Asl recupera e rifunzionalizza dunque un edificio storico di pregio di proprietà e restituisce alla cittadinanza un nuovo Centro residenziale di cure palliative per l’assistenza ai malati terminali, “Hospice”, che indica una filosofia e uno stile di cura, più che un luogo ben preciso: esso si basa sul principio secondo il quale prioritaria è la “qualità di vita” residua del paziente in fase terminale, senza per questo accelerare o posporre la sua morte. Trattasi di una struttura sanitaria caratterizzata da un numero limitato di posti letto, bassa tecnologia ed equipe interdisciplinare di alta qualità, dove particolare attenzione viene posta al comfort del paziente e all’interno del quale può portare con sé oggetti e abitudini. L’intento ai fini progettuali è stato quello di creare un’atmosfera di sicurezza familiare e di evitare quel carattere di estraneità insito in una struttura istituzionalizzata.

L’intervento progettuale di “adeguamento e ricostruzione post-sisma dell’immobile esistente” e di “sostituzione edilizia del piano terzo o ultimo” racchiuderà un volume complessivo di mc 4.117,88 e una superficie lorda perimetrale di mq 889,07, adeguatamente distribuiti su quattro piani, incluso il piano terra-interrato, quest’ultimo caratterizzato da due accessi, di cui uno dedicato al personale e l’altro al pubblico. I piani hanno un’altezza netta, rispetto al piano tecnico controsoffittato, variabile di m 3,65/3,50/3,00 e sono collegati da una scalinata a due rampe lineari con pianerottolo e da un corpo ascensore esterno per persone e montalettighe realizzato con struttura metallica e tamponatura a cristalli trasparenti.

L’organigramma funzionale è consistito nel dividere la superficie esistente in 4 macro aree: una residenziale con 8 camere di degenza, di cui 6 singole e 2 doppie, per un totale di 10 posti letto, un’area living con ristoro e tisaneria, una sala “arte e musicoterapia”, una sala di lettura-internet point e un’area per la sosta temporanea della salma; un’area operativa con spazi per riunioni e coordinamento equipe, depositi (biancheria sporca e pulita, farmaci, etc) e postazioni per il personale infermieristico, un’area destinata alla valutazione e alla terapia con spazi per terapie antalgiche e prestazioni ambulatori e studi per medici, caposala e per le attività di consulenza specialistica e, infine, un’area generale di supporto dedicata al desk-accoglienza per il pubblico e agli spogliatoi con servizi igienico-sanitari per il personale medico e infermieristico; le aree saranno tutte dotate di tutti i requisiti di sicurezza strutturale, impiantistici, tecnologici e di prevenzione infortuni.

Tutto questo è stato possibile grazie alla sensibilità e all’apporto collaborativo da parte dell’U.S.R. che ha accolto la proposta progettuale di rifunzionalizzazione in ambito socio sanitario assistenziale. E anche grazie alla Soprintendenza che, dopo attente verifiche e valutazioni, ha ritenuto le opere progettate compatibili con i criteri di tutela definiti dalla legislazione vigente in materia di beni culturali e ha autorizzato con apposito decreto la demolizione del manufatto collocato all’ultimo piano, oggetto in passato di pesanti trasformazioni, modifiche, ampliamenti e cambi di destinazione d’uso. Essendo tale manufatto fortemente danneggiato e non conservando più alcun tipo di finitura risalente all’epoca di costruzione, il progetto in esame prevede la sua sostituzione con un nuovo volume pensato “in chiave contemporanea”.

Appare utile precisare che il progetto, volto al riuso adattivo e adeguamento funzionale (rifunzionalizzazione) del patrimonio edilizio storico esistente, mira alla “rigenerazione urbana, culturale e sociale” in linea anche con il programma dell’Unione Europea e con le Linee Guida del P.N.R.R. (Recovery and Resilience Plan) con conseguente avvio di un processo di rinnovamento coerente con le regole di selezione, di costruzione, di valutazione e di attuazione stabilite dagli strumenti di pianificazione vigenti.

La storia. Il tutto nell’ottica di un accurato restauro e rifunzionalizzazione e di una restituzione alla comunità di un edificio che storicamente ha svolto funzioni importanti in ambito cittadino. Nei primi decenni del Novecento ospitava la “Casa di Cura Villa Maria”, allora un modernissimo Istituto Medico-Chirurgico, fornito di qualificati mezzi scientifici. Era diretto da Beniamino De Nigris Urbani, il quale oltre a essere proprietario del medesimo edificio, era anche medico in servizio, sin dal 1905, presso la Congregazione di Carità di Teramo. La clinica privata si articolava su quattro piani e rimase in piena attività sino al 1928, quando, mutato il quadro politico dell’Italia di allora, il Direttore chiuse la struttura, ponendola in vendita. Nel 1933 fu acquistato dalla già citata Congregazione di carità che ne fece la sede del Brefotrofio provinciale di Teramo. Dal 1937 la gestione passò al nuovo Ente Ospedali e Istituti Riuniti di Teramo e la situazione restò pressoché immutata sino al dicembre 1955, quando il Brefotrofio fu trasferito nella sede dell’attuale Liceo artistico in Via Armando Diaz. Nel 1956 il fabbricato di viale Cavour fu destinato a ospitare il Collegio femminile per l’accoglienza di studentesse e insegnanti non residenti in città, della Fondazione Pasquale Ventilj. Sebbene il Collegio fosse stato intitolato alla madre del benefattore, Carolina Ventilj, il fatto che fosse diretto dalle suore della Congregazione delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, fondata dalla religiosa Eugenia Maria Ravasco alla fine dell’Ottocento, ingenerò un equivoco linguistico e il nome della religiosa prese il posto della corretta denominazione. Il successivo avvento delle suore del Bambin Gesù, non ne mutò né la denominazione né la funzione convittuale. Quando nel 1968 le funzioni sanitarie (in capo all’Ente Ospedali e Istituti Riuniti) furono separate da quelle socio-assistenziali, la gestione operativa del Collegio fu posta dalla legge in capo al Comune di Teramo. Nel 1996, con il progressivo ridursi delle collegiali ospiti e la conseguente cessazione dal servizio di parte del personale religioso operante nella struttura, il Comune decise di chiudere definitivamente il Collegio; di conseguenza, l’immobile di Viale Cavour, ormai inutilizzato, rientrò nella piena disponibilità dell’allora Ulss (che dal 1981 aveva preso il posto del soppresso ente Ospedali ed istituti riuniti di Teramo), attuale Asl, che lo detiene ancora oggi e che lo ha utilizzato come R.S.A. e comunità protetta sino alla sua definitiva chiusura nel 2008. Da allora l’edificio storico, che molti teramani conoscono semplicemente con il nome di “Ravasco”, è dismesso, in stato di abbandono, e in gravissimo stato di conservazione.

(red. arch. Alejandro Bozzi)

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