Stavolta il Teramo non ha meritato di perdere: se la Giana Erminio ha espugnato il “Bonolis”, nessuno potrà affermare il contrario, perché fino alla rete decisiva sugli sviluppi di un corner, realizzata da Perna, i biancorossi avrebbero meritato il vantaggio, per un paio di ottime parate del portiere Sanchez e per un salvataggio sulla linea dell’intramontabile Dalla Bona.

Detto ciò segnaliamo che, rispetto a Verona, Agenore Maurizi stravolge la squadra (fuori Proietti, Bacio Terracino, Spighi e Ventola, senza considerare lo squalificato Caidi ed il ritorno in panchina di Pacini): una mezza rivoluzione, nella quale si evidenziano, tra tutte, le esclusioni eccellenti di Proietti (non criticabile, di più) e di Ventola.

Questa analisi, prescinde dal risultato, perché gli impieghi di Persia, di Vitale e di Zecca erano stati a lungo invocati e, tutti e tre, hanno giocato bene, con l’ex avezzanese una spanna sugli altri, per caratteristiche e lucidità anche tattica.

Quello che non va giù, senza nulla togliere a Ranieri (forse sarebbe il caso che Maurizi provi ad individuare una coesistenza tattica con lo stesso Proietti), sono stati i cambi in corsa: vedere uscire prima Zecca (e non un esterno della difesa), poi addirittura Persia (creando quella coppia centrale che mai avrebbe potuto coesistere…), è sembrato sbagliato, o meglio, figlia di scelte almeno criticabili.

Che la gara, cambi opportuni o meno, non sarebbe stata comunque persa, nessuno potrà mai dirlo: questo è certo.

Ma è anche certo che se Agenore Maurizi vincendo le sue prime tre partite, quattro con quella di Coppa Italia, era diventato in un amen il “salvatore della Patria”, nelle successive quattro (Fermana, Albinoleffe, Verona e Giana), raccogliendo un solo ed “immeritato” punticino, si è ridimensionato agli occhi di molti: non sappiamo se agli occhi dei più. Non riusciamo neanche ad ipotizzare se Luciano Campitelli lo veda, oggi, come aveva creduto di vederlo, fino ad un mese fa…