Guerra atomica. Una follia. Ma il rischio purtroppo esiste, se il conflitto russo-ucraino non si attenua . E non sarebbe la prima volta che il mondo finisce per trovarsi con l’incubo di un conflitto nucleare. In 22 occasioni – e la crisi dei missili a Cuba nel ‘62 con la riposta americana alla minaccia sovietico-castrista dei razzi balistici è stata una delle più clamorose vicende da apocalisse atomica sventata all’ultimo istante – il pianeta si è trovato sull’orlo del disastro atomico.

Le rinnovate minacce dei giorni scorsi si inseriscono in un già delicato contesto di crisi internazionale e mettono a serio rischio il futuro dell’intera umanità. Basta davvero poco a far scoccare una scintilla che porterebbe alla catastrofe definitiva e irrimediabile perché esistono ancora oltre 12.500 testate nucleari in giro per il mondo. Serve una presa di posizione collettiva. Dopo gli ultimi rovesci e le crescenti difficoltà interne Putin mostra di nuovo la «faccia cattiva»: mobilitazione militare rafforzata e rinnovate minacce nucleari. Per ironia della sorte queste preoccupanti mosse sono arrivate il 21 settembre, data in cui da oltre quaranta anni si celebra la Giornata Internazionale per la Pace voluta dall’Assemblea generale dell’Onu per rafforzare gli ideali di pace chiedendo che vengano osservate 24 ore di nonviolenza e di cessate il fuoco. Ma mentre il dramma della guerra (non solo in Ucraina, ma anche in tutti gli altri confitti armati ignorati) prosegue sul binario di una follia che non sembra rallentare (e senza che i potenti della Terra capiscano di doversi impegnare seriamente per evitare la catastrofe) c’è chi continua a pensare a strade possibili di Pace: la società civile.

Ed è proprio nella data significativa della Giornata per la Pace che la coalizione “Europe for Peace” (formata da oltre 400 organizzazioni ha voluto inviare una lettera aperta al Segretario Generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres, e ad altri esponenti delle strutture Onu. Il cuore del messaggio del movimento pacifista italiano è chiaro: i conflitti e le violenze sempre più fuori controllo rendono cruciale e necessario rafforzare percorsi multilaterali di Pace. Siamo sempre stati convinti (e oggi lo siamo ancora di più) che l’unica possibilità che abbiamo per salvare il pianeta e per eliminare le guerre, le armi nucleari, le povertà, il razzismo, le ingiustizie e il cambiamento climatico stia nella leale collaborazione tra tutti i popoli come previsto dal progetto delle Nazioni Unite. Solo il multilateralismo può portare una vera democrazia globale, a partire dalla volontà di pace della maggioranza delle comunità e dei popoli.

Richiamando il bisogno di un governo mondiale che sia realmente democratico ed universale finalmente in grado di prevenire, gestire e risolvere per le vie del diritto internazionale i conflitti tra stati e tra individui. Per “Europe for Peace” occorre rafforzare la cooperazione tra Stati e popoli sulla scia degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 e delle proposte dell’Agenda per il Disarmo presentata nel 2018 proprio da Guterres. E la coalizione cercherà di renderlo evidente anche alla politica italiana stimolando la controfirma della lettera inviata all’Onu anche da parte di Sindaci e amministratori locali, al fine di ribadire la necessità e l’urgenza del ruolo attivo delle Nazioni unite per poter riaffermare il primato del diritto e dei valori universali contro la logica delle guerre, del riarmo e dei blocchi militari. Ma le proposte della società civile pacifista non si rivolgono solo alle istituzioni internazionali: la Rete Italiana Pace e Disarmo ha infatti diffuso un documento di analisi e proposte per poter mettere la Pace, al centro di una politica che sia davvero capace di superare la crisi sistemica che stiamo vivendo.  Pur partendo da una valutazione molto severa della situazione la Rete chiede il sostegno delle realtà positive della società e che si collocano controcorrente rispetto al dominio dei media, degli apparati militari, della politica della mera caccia al consenso su temi chiari: la necessità di una nuova politica estera, e di una promozione della cultura di Pace.