TERAMO – Alla ripresa della nuova stagione sportiva, avremmo voluto ricominciare a scrivere del Teramo Calcio in maniera diversa, per raccontarvi, ma in prima persona, quale sarebbe stato il clima generale riscontrato al raduno o durante un allenamento (cosa non possibile da queste parti) e per riportarvi le nostre impressioni (non quelle altrui) ascoltando la voce e testando l’approccio al professionismo di Massimo Paci-allenatore, “studiandone” anche il “come” impartisce un’indicazione. Avremmo desiderato parlare con gli “esuli rosetani” che non conosciamo, pur essendo qui da un anno, per presentarli, finalmente, come uomini.

Sono alcuni aspetti del nostro lavoro che, in una situazione incomprensibilmente incomprensibile, continueranno a venir meno. A nulla valgono le decine e decine di situazioni, completamente opposte, che vengono dallo stesso mondo professionistico.

A Teramo si è ripartiti così come ci eravamo lasciati; anche peggio, forse.

Dell’entrata di un brutto 2020 per tante avversità, in città perdura una situazione insostenibile per chi svolge il nostro lavoro: sono otto mesi, oramai, che il Muro del Bonolis è sempre più invalicabile. Loro, il Teramo Calcio, da una parte, oltre il Muro, noi, e molti con noi, dall’altra.

Certo, siamo coscienti del fatto che ci sarà sempre chi riuscirà anche a godere di questa situazione (beati loro), ma continuare a denunciarne l’assoluta iniquità è un atto dovuto, fermo restando che il mondo bello resterà, perché vario.