Affittano quote importanti di terreni con il solo e unico scopo di incassare i fondi messi a disposizione dall’Unione europea per l’Abruzzo e gli allevatori abruzzesi. Si chiama “mafia dei pascoli” e a
denunciarla è un agricoltore di Vittorito che dopo aver presentato nel 2017 un dettagliato esposto alla Guardia di Finanza raccontando quello che succede in Abruzzo, ma anche negli altri territori montani dell’Italia Centro-meridionale, è tornato alla carica per avere giustizia. Ogni anno arrivano in Abruzzo circa 20 milioni di euro di fondi comunitari destinati alla pastorizia. Un gruzzolo che fa gola a tante persone soprattutto a imprenditori del nord che, come sottolinea l’agricoltore Adriano Marrama 64enne produttore di cereali, affitterebbero vaste aree di terreni con lo scopo di  veder fruttare i titoli di coltura in loro possesso ma senza poi garantire l’effettiva attività di pascolo degli armenti. “Si sta stravolgendo un territorio che per millenni ha permesso alle popolazioni di vivere”, afferma Marrama. “Il problema è che gli allevatori locali non hanno i titoli per competere con le grosse aziende del nord – aggiunge – la maggior parte delle quali ha un contratto in scadenza nel 2021 con accordi di quattro anni, quando la legge obbliga invece i Comuni a fare un avviso pubblico annuale per l’affitto dei pascoli”. “E il risultato – commenta Nunzio Marcelli, presidente dell’Associazione regionale produttori ovicaprini (Arpo) e lui stesso allevatore – è che quello che dovrebbe essere un forte sostegno all’attività agro-zootecnica regionale, nella realtà rappresenta un vero incentivo alla speculazione. A danno delle poche aziende di pastorizia rimaste sul territorio, con il tempo destinate a chiudere” – (ANSA)