All’improvviso tutti, quasi tutti, ci siamo accorti che ogni vita è vita comune. Mai, come in questa terribile congiuntura, tutti, quasi tutti, siamo stati chiamati a diventare consapevoli di una reciprocità che sta alla base della nostra comunità. In questo ultimo anno molti teramani tutti, quasi tutti,  hanno sentito il dovere, oggi più che mai, di intervenire, fare qualcosa, mettersi a disposizione e hanno voluto, hanno chiesto di essere coinvolti in un grande lavoro di caring, di presa in carico delle famiglie e dei lavoratori colpiti dalla crisi.

Mentre sono intento a cucinare mi raccontano una storia che è accaduta ieri:  una attestazione di efficienza, rispetto, dedizione del Dottor Maurizio Brucchi,  che va oltre la normale attività lavorativa. Quindi di lavoro “stra-ordinario”. Gli dico “bravo” e lo ringrazio da cittadino per la evidente manifestazione del fatto che, quando i dipendenti pubblici si sentono coinvolti, ci mettono passione, intenzione ed impegno, “entrano” nella vicenda e risolvono il problema, perché hanno ancora voglia e capacità di servire a dovere la comunità.

Il fatto in se è poco rilevante. Lo è la soluzione e l’impegno messo in campo. E’ presto detto: un ultra ultra ottantenne viene chiamato a Roseto per il vaccino. Ma non può andare, non può più scendere i 20 gradini che lo separano dalla strada. In questi casi è previsto il servizio domiciliare ma non si sa quando. Sembra che a Roseto tardi. Non lo so. Non giudico. Ognuno fa quel che può nella situazione data. Ma l’occasione buona è data dalla chiamata della moglie per il giorno dopo. Ieri Sabato. Armati di buona volontà e grazie a un gruppo di volontari l’anziano signore è portato in auto. Non è cosa semplice. Le scale che conosco bene sono ripide e strette. Il signore non esce più di casa da anni. Il mondo gira. Sembra non farcela. Non ce la fa. Sembra mollare ma, alla fine, dopo molti sforzi arriva in auto. E da lì a Santa Petronilla sono pochi minuti. Arriva al punto vaccinale.

E, naturalmente trova il tipo con il cappello. Chi è lo sappiamo tutti. E’ quello che conta come il “due di coppe quando comanda spade” nel gioco della briscola, ma, ahimè, deve sentirsi vivo. Non vuole ascoltare e neppure capire. Vuole far finta di esistere. Lo conosciamo è quello che ha infilato il cuore in un bidone dell’immondizia, per dirla con Buffon. E’ quello che non sa degli sforzi fatti e delle paure vinte. Della generosità dei tanti che si sono messi a disposizione di sabato mattina per questa cosa semplice che però è una impresa. Delle telefonate intercorse, delle email inviate per risolvere la questione. Quello con il cappello è il mio eterno nemico, è quello che ad un ultra ottantenne non deambulante dice che era stato chiamato per il giorno prima e può tornare a casa. Nonostante non ci sia neppure una persona in fila.

Ecco  il colpo di scena. La ragione prende il posto del cappello. L’intelligenza prende il posto dell’animo marcio. Ecco che com’è come non è esce fuori il numero di Maurizio  Brucchi che, di sabato mattina, ieri, alle 12,00, risponde. E ascolta. Questo è molto importante. E mi ha colpito. Ascolta. E, chiamato il medico responsabile del punto vaccinale, racconta la storia. E il problema non-problema creato da una persona fuori contesto è risolto. Poi nel pomeriggio ha anche richiamato per chiedere dell’anziano. Doppiamente bravo.

Devo dire che conosco la situazione in essere. Devo dire che mi è piaciuto molto il fatto che mi abbiano detto che Maurizio, di sabato mattina, abbia risposto ad una sconosciuta, l’abbia ascoltata e abbia risolto. Avrebbe potuto fare come tanti. Invece ha risposto, ascoltato chiamato e richiamato, ed è venuto incontro così ad un anziano, malato, fragile, che aveva bisogno di aiuto.

Bravo Maurizio !

Leo Nodari