Cavallari troppo si da da fare, ma non basta. La De Santis si impegna per fare morettianamente qualcosa di sinistra, ma non è sufficiente. Verna promette le bici a poco prezzo che non arriveranno mai (a me che l’ho chiesta il primo giorno non è stata data) e comunque almeno risponde, si impegna, si sbatte, si nota che c’è. Anche Valdo si è stancato, e si vede. Ma soprattutto lo sforzo titanico di Antonio “flop” Filipponi e Marco “missing” Core per non far rieleggere D’Alberto è troppo imperioso e fattivo. Filipponi continua a farsi i selfie mentre Core continua a farsi vedere solo il giorno dell’accredito dello stipendio – il che potrebbe anche essere un bene per la città –  solo che questa vergognosa vicenda, gestita male da un Sindaco che non prende le questioni di petto, oramai ha fatto l’acido ai più.

E questo mentre – a parte la triade  piddina aquilana che si è impegnata ma tanto per far vincere Pierluigi Biondi al primo turno – per il centro sinistra italiano piomba come un lampo, forte e chiaro, il successo di domenica della coalizione Nupes di Mélenchon. Questo risultato sta stimolando ovunque – soprattutto in casa dei macroniani del Pd – un punto di riflessione su come la sinistra potrebbe interpretare il malessere sociale e le contraddizioni del sistema economico che aumenteranno con la guerra, anche nel rapporto con le generazioni più giovani, ponendo al centro la ricostruzione – vera non le chiacchiere morte –  il lavoro – vero non le promesse sterili – l’ambiente, e le nostre tradizioni, la lotta alle disuguaglianze e alla microcriminalità con una proposta politica coraggiosa e radicale, programma sociale e ambientalista radicale come quello francese praticando la convergenza delle idee e l’unione delle forze sulla base di un programma comune condiviso che parta da subito alla riconquista di ciò che si è perso. Ovviamente non a Teramo dove i dirigenti avranno un risveglio (forse) il massimo dell’eccitazione  (forse) solo quando ci sarà l’atteso concerto dell’anno, top dell’estate, con Bobby Solo.

Ad un anno dalle elezioni del 28 maggio 2023 per il rinnovo del consiglio comunale di Teramo il centro sinistra non è riuscito né a sfiorare né a capire tantomeno ad analizzare e dare risposte al diffuso senso di sofferenza e malessere che alberga nella nostra comunità, né il sentimento di esclusione e di insicurezza vissuto da molte famiglia teramane, che ha portato molti elettori a rivolgersi alle forze di destra che a Teramo, con i due Paolo nuovamente insieme – ma non d’amore ai massimi livelli né d’accordo in assoluto – sta lavorando per un campo largo di forze diverse conservatrici e neoliberiste, un’alleanza che tenga insieme destra e moderati. Come teorizza mentre si interroga la mente fertile dell’avvocato Morra, se  il Polo si allarga, se la destra coniuga qualità e quantità, ragione e consenso, potrebbe costruire una coalizione aperta e ariosa in grado di vincere. Le recenti elezioni amministrative sembrano confermare, ancora una volta, la teoria vincente che fu di Pinuccio Tatarella, precursore del centrodestra e padre della destra di governo. Ma gli ignoranti  portaborse che pretendono di amministrare le città non sanno neppure di chi sto parlando.

Ma anche il  centrodestra teramano ce la sta mettendo tutta per perdere a Teramo: come viatico per le elezioni regionali non se ne può immaginare uno peggiore per loro. Insomma, peggio di così non ci si potrebbe presentare a una prova che da facile potrebbe diventare difficile, anche in condizioni ottimali, essendo il candidato D’Alberto comunque un uscente. È vero che, come ripetono tutti nella destra, c’è ancora un anno e i giochi sono del tutto aperti, ma ricucire alcune posizioni appare molto improbabile e in ogni caso recuperare il danno prodotto da una rissa sguaiata è difficile. Nel fattaccio hanno pesato certamente i rancori personali. A Paolo alto si rimprovera un ritorno a casa troppo tardivo mentre al Paolo meno alto una voglia smodata di dare solo ordini e non consigli. A Paolo bello, quello meno alto, si rimprovera di aver già deciso tutto e di usare le persone come automi. A Paolo meno bello si rimprovera di non avere più né forza né tantissimo credito in città. Comunque sono due belle cocce. Ottime per i 100 metri, ma per giocare  una partita serve una squadra. Le invidie e i risentimenti mai sopiti sono tanti. La Lega, in calo, e dopo  la debacle al referendum e la brutta figura di Tortoreto, si sente emarginata, eppure esprime con Quaresimale il politico più forte oggi a Teramo, l’unico con un vero seguito popolare.

I due Paolo riusciranno nell’intento e schiacceranno la sinistra? O la loro presenza impedirà la costituzione di una centro destra unito? O ci sarà un terzo polo che metterà insieme gli scontenti di D’Alberto ma soprattutto i delusi dalla sua giunta, non sopportando più certi soggetti, e coloro che non vogliono veder tornare volti già noti in città. C’è chi sta lavorando per questo.