TERAMO – Verranno sospesi gli architetti della provincia di Teramo non in regola con i crediti formativi: un danno economico per gli stessi professionisti, soprattutto per coloro che hanno in piedi un contratto con il pubblico, ma anche per la macchina amministrativa che subirà inevitabilmente dei rallentamenti, per non parlare poi della ricostruzione, visto che il provvedimento disciplinare (“un atto dovuto”) a presto verrà mutuato dai relativi ordini anche ad ingegneri, commercialisti e geometri. Si è ancora nelle fasi preliminari ma la sospensione riguarderà un tempo circoscritto. Per la precisione gli architetti verranno sollevati, quindi dovranno lasciare gli incarichi assegnati (“altrimenti diverrebbero abusivi”), per un numero di giorni equivalenti ai crediti mancanti; se sono venti altrettanti saranno le “giornate di squalifica”. Sugli oltre 750 professionisti, il presidente Raffaele Di Marcello ha spedito dapprima alcuni “warning”, poi lo stesso provvedimento a circa 300 che non ancora avevano completato il corso di aggiornamento risalente al triennio 2014-2016. Sono state concesse proroghe ed altri tipi di dilatazioni con l’obiettivo di rimettersi in ordine ma i vari appelli sarebbero stati inascoltati. “Abbiamo concesso un ravvedimento operoso – dichiara il presidente dell’ordine in questione, Raffaele Di Marcello – venendo incontro con gli esoneri a chi nei periodi citati fossero all’estero o in gravidanza o che avessero avuto altri tipi di impedimenti, ma alla fine siamo stati costretti ad intervenire”. Ad ogni buon conto, in queste ore dopo le convocazioni, per le quali presupponevano anche la presenza di un avvocato (in diversi l’hanno fatto: “è una formulazione standard” si giustifica Di Marcello), si stanno valutando le diverse posizioni caso per caso. “Alla fine penso che il numero da 300 calerà, viste le diverse giustificazioni arrivateci, forse a 200”. Comunque resterà un numero sempre sostanzioso. Sono stati esonerati coloro cui mancano solo fino a 12 crediti dei 60 in ballo (di cui 12 di materie deontologiche) per la fine del corso d’aggiornamento. Presentate anche alcune autocertificazioni da coloro che non potevano essere presenti ai corsi. “E’ una cosa spiacevole, anche per noi, ma è una normativa che esiste da sei anni e non si può dire che non si sapeva” allarga le braccia Di Marcello. “Quella dell’obbligo formativo – aggiunge – è una norma nazionale che gli Ordini territoriali e i Consigli Nazionali hanno, in un certo senso, subito. A livello locale abbiamo dato diverse possibilità, ai colleghi, di acquisire i crediti formativi necessari, e al triennio 2014/2016 ha fatto seguito anche un semestre ulteriore per regolarizzare eventuali mancanze. Oggi, a due anni dal termine per mettersi in regola, è dovere dell’Ordine attivare le procedure disciplinari. Abbiamo scelto di venire incontro il più possibile agli iscritti ma le norme sono fatte per essere rispettate e, purtroppo, molti colleghi conoscono bene i loro diritti, reali o presunti, ma ignorano i doveri deontologici che dovrebbero essere patrimonio genetico di un professionista”. Gli architetti ammoniti avrebbero avuto un anno e mezzo per “pentirsi” “ignorando pure la possibilità di presentare gli esoneri”. Una misura che va a pressare gli altri della seconda sfornata del triennio successivo per il quale già si ipotizzano inadempienze. Il motto finale è dunque “architetto avvisato, mezzo salvato”.

Maurizio Di Biagio