Se la morte di due orsi, nel 2012, nella cisterna maledetta, nel versante sud di Monte Breccioso, in localita’ “Le fossette”, nel comune di Villavallelonga, nella Zona di Protezione Esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, poteva essere considerato un campanello d’allarme, la morte di altri tre orsi nella medesima cisterna, qualche giorno fa, rappresenta un atto d’accusa nei confronti di tutti coloro che avrebbero dovuto mettere riparo a quella situazione e che non lo hanno fatto. Si e’ trattato di un fallimento per tutti”. Lo afferma Angelo Michele Morisi, presidente della sezione Coppo dell’Orso del Club Alpino Italiano e aggiunge: “Riteniamo non piu’ tollerabile vanificare circa un secolo di lavoro e di lotte per la tutela di questa fondamentale specie di plantigrado, che costituisce il simbolo stesso dell’area protetta e dell’intero Abruzzo, con contemporanee disattenzioni, inefficienze e mancate risposte operative a criticita’ anche di non difficile soluzione”. Il CAI chiede che “si attivino immediatamente i tavoli di concertazione con enti competenti, associazioni che hanno come scopi statutari la difesa dell’ambiente e mondo scientifico per decidere linee di azione e d’intervento per l’effettiva tutela dell’orso bruno marsicano”. Sempre dal CAI: “Non e’ accettabile che cinque orsi (quasi il 10% del patrimonio di orsi del PNALM) muoiano in una vasca di raccolta dell’acqua perche’ questa non e’ stata messa in sicurezza con le soluzioni piu’ idonee e opportune, in una zona di immediata contiguita’ con il Parco. Potevano essere decine le soluzioni per risolvere il problema: dalla piu’ semplice come quella di dotare la vasca di una scala in ferro ancorata al cemento per consentire agli animali la risalita, a quella piu’ drastica del riempimento con pietre, passando per una recinzione elettrificata. Nessuna di queste soluzioni e’ stata adottata e le conseguenze sono state drammatiche per gli orsi del Parco. Tutti (Parco, regione, comuni, Ministero dell’ambiente, forze di polizia, magistratura) devono sentirsi responsabilmente chiamati ad agire per eliminare quelle situazioni di pericolo per la sopravvivenza dell’orso: cisterne, bracconaggio, epidemie, bocconi avvelenati. I responsabili dell’ultimo scempio devono essere individuati e perseguiti nei termini di legge”. La sezione del CAI “Coppo dell’Orso-Vallelonga” valutera’ l’ipotesi di costituirsi parte civile, in un eventuale procedimento giudiziario. Nel frattempo, il Direttivo della sezione ha deliberato di dare mandato ad un legale che segua gli aspetti giudiziari dell’inchiesta in corso. (ASIpress)