Illustri ospiti,
cari amici e amiche,

la Chiesa di Teramo-Atri vi accoglie con grande gioia e simpatia confidando molto nella Vostra disponibilità a camminare insieme per animare culturalmente le nostre comunità accademiche, scientifiche e sociali.
Il tema del II Forum internazionale del Gran Sasso, ”La prevenzione, via per un nuovo sviluppo”, ci interpella in un momento particolare della vita del nostro Paese, dell’Europa e dell’intera umanità.
Siamo nel cuore di quel passaggio indicato da papa Francesco al Parlamento europeo nel lontano 2014, cioè dall’epoca del cambiamento al cambiamento d’epoca.
Un passaggio da pochi compreso e bisognoso di ulteriori approfondimenti evitando di cadere nel solito ritornello del cambiamento.
Ogni epoca ha i suoi cambiamenti, più o meno intensi, ma noi siamo nel cambiamento di un’epoca, la cui novità è più profonda e coinvolge l’esistenza dell’uomo e dell’intera società.
La prevenzione può essere compresa come via per un nuovo sviluppo solo in riferimento alla novità della nostra epoca, che non ha eguali nella storia dell’umanità. La irrilevanza del tema della prevenzione è riferibile non alla nostra scarsa disponibilità a riflettere sul tema, ma alla impossibilità di coglierne il suo significato separata o a prescindere dalla nuova situazione storica.
A ciò si aggiunge la delusione dei tentativi di proposta interpretativa del ‘900. Tentativi che oggi spingono le nuove generazioni a non interrogarsi più sul tema della prevenzione e a scegliere la via del consumare tutto e subito!
Ma la proposta del consumare tutto e subito, dopo i fallimenti delle proposte del ‘900, conducono l’uomo fuori della storia. Di qui la presa di distanza dal tema della prevenzione: prevenire, perché? E, per chi?
La storia contemporanea non ha bisogno di uomini e donne che consumano tutto e subito, ma sollecita una prospettiva esistenziale completamente diversa e completamente nuova: quella di progettare la realtà storica non in astratto ma nel concreto storico, perché l’uomo è chiamato a costruire la storia e non a subirla.
Prevenire significa non subire la storia, ma accoglierla e orientarla, facendo esperienza della novità sempre ulteriore perché il desiderio dell’uomo è sempre oltre. Ma ciò non per vie utopistiche, sia pure di carattere religioso o sociale, ma vivendo la storicità della propria esistenza.
Chi consuma tutto e subito oggettiva se stesso e gli altri e non crea le condizioni per proseguire nel cammino di sviluppo. L’uomo che non possiede la cultura della prevenzione genera crescita ma non sviluppo. Tuttavia, la crescita nel cambiamento d’epoca è sinonimo di oggettivazione e non di partecipazione alla costruzione della realtà storica.
La crisi della società contemporanea può essere superata solo con la cultura della prevenzione che è conoscenza, capacità organizzativa e disponibilità alla verifica.
Prevenire significa essere pronti ad affrontare le sfide della storia, simbolicamente indicato dalla parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte del capitolo 25 nel Vangelo di Matteo.
Le vergini sagge si sono fatte trovare pronte all’appuntamento con lo Sposo che tardava a venire. Le vergini stolte, nell’attesa, si erano incamminate verso vie che le hanno distratte, consumando tutto e subito.
La storia ha bisogno della cultura della prevenzione perché le nuove generazioni non abbiano paura dei tempi del cambiamento d’epoca. Nella dinamicità della storia si può e si deve essere saggi perché le potenzialità della storia sono tante e per coglierle occorre imparare a camminare senza essere travolti dall’illusione che uscendo fuori della storia si vive meglio.
La presenza in mezzo a noi dei Rettori delle Università africane, che saluto con viva gratitudine, ci sollecita a compiere un passo ulteriore nel comprendere il ruolo che la cultura della prevenzione nel rilancio di una nuova cooperazione che sia davvero a servizio dello sviluppo dei popoli.
Noi siamo qui perché vogliamo accogliere la sfida del cambiamento d’epoca senza nostalgie o utopie, ma con la semplice saggezza di chi sa che prevenire è meglio che curare, perché per curare bisogna saper prevenire.
È la grande responsabilità che vogliamo condividere insieme per lo sviluppo di una società dove tutti gli uomini e tutte le donne possano sviluppare la propria esistenza come dono da non sciupare ma da offrire agli altri.
Buon lavoro a tutti.