ROMA – Dall’Abruzzo veniva il padre, emigrato in Svizzera assieme alla moglie, di origini leccesi. Ora in Abruzzo Stefano Costantini, 24 anni, ci è tornato in manette: da ieri è in carcere a Teramo, arrestato con l’accusa di aver partecipato ad un’associazione terroristica di matrice islamica, combattendo con Jabhat Al Nusra, l’ala siriana di al Qaida, e diffondendo su Facebook video inneggianti allo Stato islamico. Da tempo nella lista dei foreign fighters, il giovane nato nel cantone svizzero di San Gallo ha anche cittadinanza italiana, come anche i suoi tre bambini, nati in Siria e destinati a rimanere in Turchia assieme alla moglie, tedesca di origini turche, e a una quarta figlia della donna, tutti messi in sicurezza nell’ambito di un’operazione che ha assunto anche rilevanza di carattere umanitario. Questo arresto, ha commentato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, “conferma l’efficace azione di prevenzione svolta dai nostri apparati di sicurezza e intelligence, anche grazie alla intensa e proficua collaborazione con gli altri Paesi”. Ora, in parallelo agli interrogatori con i pm della procura Distrettuale antimafia e antiterrorismo de L’Aquila, è previsto un percorso di deradicalizzazione per il sospetto terrorista che a nemmeno 18 anni, in Svizzera, si era convertito all’Islam, abbracciando in pochi mesi la dottrina jihadista. Sul suo profilo Facebook raccontava i progressi da pugile, mentre coltivava il nuovo fervore religioso sulle chat social di propaganda fondamentalista, dove fra l’altro ha conosciuto la moglie, sposata prima di partire per la Siria nel settembre 2014, imbarcandosi da Bari verso la Turchia. Intuita la strada intrapresa dal figlio, ancora minorenne, suo padre segnalò alle autorità svizzere la sua partenza. Così è nata l’indagine che in sei anni, spiega la dirigente della Digos di Pescara, Leila Di Giulio, ha “consentito di acquisire numerosi elementi probatori circa il suo reale sostegno alle fazioni terroristiche operanti in quei territori di guerra”. Raggiunto in Siria in un secondo momento dalla moglie, per gli inquirenti Costantini non ha combattuto direttamente per lo Stato islamico ma con Jabhat Al Nusra (attualmente denominata Jabhat Fatah al Sham), affrontando anche le truppe di Assad. E’ stato rintracciato grazie all’Aise nei pressi di Idlib, dove viveva con la famiglia, regione della Siria nord-occidentale, un tempo roccaforte di al Qaeda e dal 2018 “zona demilitarizzata”, che ha attirato molti miliziani dall’estero, come la prima foreign fighter italiana, Maria ‘Fatima’ Giulia Sergio, e gli altri (almeno due) al momento in mano alle autorità curde. Dall’ottobre 2017, sull’uomo di origini abruzzesi pendeva un’ordinanza di custodia cautelare, con mandato di arresto europeo per associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, arruolamento, apologia e istigazione al terrorismo. Successivamente l’operazione di polizia ha consentito anche di mettere in sicurezza la moglie e i quattro bambini (di 10, 5, 4 e 2 anni), trasferendoli in Turchia. Il foreign fighter è stato invece persuaso a consegnarsi alle autorità italiane: ieri mattina all’aeroporto di Hatay, i poliziotti turchi lo hanno consegnato ai colleghi italiani dell’Antiterrorismo, dell’Aise e della Digos, che con un volo di Stato lo hanno trasferito ieri sera a Pescara e poi in carcere – ANSA –

ROMA – Un 24enne foreign fighters italiano che ha combattuto con alcuni gruppi terroristici affiliati ad Al Quaeda in Siria e Iraq è stato arrestato dalla Polizia in Turchia al termine di un’indagine iniziata nel 2015 dall’Antiterrorismo e dalla Digos di Pescara.

Destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare emessa nel 2017, il 24enne è stato rintracciato nei pressi di Idlib, in Siria. Grazie alla collaborazione delle autorità turche e degli uomini dell’Aise, il giovane è stato trasferito ad Hatay dove è stato preso in  consegna dalle nostre autorità di polizia.

Le accuse nei suoi confronti sono associazione con finalità di terrorismo anche internazionale, arruolamento, apologia del terrorismo e istigazione a commettere crimini aventi tali finalità. L’indagine è stata coordinata dalla procura de L’Aquila: il giovane, che fin da poco dopo la nascita si è trasferito in Svizzera con la famiglia, si è convertito all’islam da minorenne e successivamente ha intrapreso un percorso di radicalizzazione.
Dopo aver spostato l’ideologia jihadista, il 24enne si è trasferito nel 2014 in medio oriente, aderendo a Jabat Fatah al Sham, una formazione di stampo qaedista, insieme alla moglie, una cittadina turca dalla quale ha avuto tre figlii. Le indagini degli uomini e delle donne dell’Antiterrorismo e della Digos hanno consentito di accertare che il giovane ha partecipato anche a dei combattimenti tra le fila dei gruppi terroristici affiliati ad Al Qaeda tra la Siria e l’Iraq e ha svolto attività di proselitismo.
Le informazioni ottenute in seguito ad una rogatoria internazionale e la collaborazione della Turchia hanno consentito agli investigatori di localizzarlo nell’area di Idlib, dove viveva con la famiglia: il giovane, una volta rintracciato, ha chiesto di potersi consegnare alle autorità
italiane. Gli uomini dell’Antiterrorismo, dell’Aise e della Digos di Pescara sono così andati ad Hatay, città nei pressi del confine siriano, per prendere in consegna il 24, che ora è già in carcere in Italia. La moglie e i tre figli, invece, sono rimasti in Turchia per volontà degli stessi coniugi – ANSA –